Ciammaglichella: "Sogno il debutto al Grande Torino. Modello? Ibra"

"Sono un tuttocampista come Zanetti, ma mi ispiro alla personalità di Zlatan. Orgoglioso di quanto ho dimostrato finora", le parole del giovane granata

Difficile da pronunciare ma facile da ricordare, soprattutto per le sue giocate in mezzo al campo. Aaron Ciammaglichella è torinese di nascita, di mamma italiana e papà metà etiope e metà giamaicano. Il centrocampista classe 2005 del Torino è nato calcisticamente in granata ed è figlio d'arte, considerando il passato tra Serie D e futsal di papà Mattia, oggi procuratore sportivo. «Sono cresciuto nel quartiere di Santa Rita, vicino allo stadio del Torino. E ho cominciato a dare i primi calci proprio con la maglia granata a quattro anni e mezzo - racconta Aaron dal ritiro dell'Under 19 azzurra -. Con la Georgia ci serve un punto per la qualificazione alla fase finale dell'Europeo, ma giocheremo per vincere».

Centrocampista, trequartista o attaccante, qual è il ruolo che preferisce?
«Al Toro ho giocato anche dietro le punte e come esterno, ma mi sento più centrocampista. Cerco di fare entrambe le fasi, difensiva e offensiva, con la stessa intensità. Mi piace molto attaccare lo spazio verso la porta».

A chi si ispira?
«Il mio idolo è Javier Zanetti. Tatticamente mi rivedo nel suo modo di intendere il ruolo come tuttocampista. Ammiro Zlatan Ibrahimovic per la personalità, oltre che per le straordinarie doti fisiche e tecniche».

La sua capigliatura fa subito pensare a Zirkzee. Quante volte le è stato detto?
«Tantissime, abbiamo qualche movenza simile ma lui è più attaccante rispetto a me. Le somiglianze poi dipendono anche dal momento storico, oltre che dalle caratteristiche. Oggi mi dicono Zirkzee, qualche anno fa mi dicevano Marcelo, Witsel o Fellaini...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

"Orgoglio Italia, sogno l'esordio col Toro"

Cosa si prova a indossare la maglia azzurra?
«Non mi sarei mai aspettato di poter rappresentare un giorno la mia nazione, spero di poterlo fare anche in futuro. Sono grato di vestire questa maglia, è un orgoglio per me e per la mia famiglia».

La descrivono come una mezzala con estro e freddezza. Cosa le manca?
«Forse un po' di sicurezza e intraprendenza palla al piede. Mi affido spesso al compagno in fase offensiva, ma potrei cercare di più la porta».

Cosa dice papà Mattia della sua carriera?
«È molto contento del percorso che sto facendo. Lui è il mio primo allenatore. Ha giocato per anni ed è rimasto nel mondo del calcio come procuratore».

Quali consigli le dà in particolare Corradi?
«Mi dice spesso di restare tranquillo, si lavora parecchio su questo aspetto assieme a tutto il gruppo. Tecnicamente ho ricevuto importanti consigli sul controllo orientato e su come posizionarmi per avere una visione più periferica».

Dove si immagina tra cinque anni?
«Sicuramente nel calcio, lavoro tutti i giorni per crescere e migliorare. Fuori dal campo studio al liceo scientifico sportivo di Torino e mi piacerebbe fare scienze motorie all’università. Per ora il sogno è esordire in prima squadra col Toro».

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Difficile da pronunciare ma facile da ricordare, soprattutto per le sue giocate in mezzo al campo. Aaron Ciammaglichella è torinese di nascita, di mamma italiana e papà metà etiope e metà giamaicano. Il centrocampista classe 2005 del Torino è nato calcisticamente in granata ed è figlio d'arte, considerando il passato tra Serie D e futsal di papà Mattia, oggi procuratore sportivo. «Sono cresciuto nel quartiere di Santa Rita, vicino allo stadio del Torino. E ho cominciato a dare i primi calci proprio con la maglia granata a quattro anni e mezzo - racconta Aaron dal ritiro dell'Under 19 azzurra -. Con la Georgia ci serve un punto per la qualificazione alla fase finale dell'Europeo, ma giocheremo per vincere».

Centrocampista, trequartista o attaccante, qual è il ruolo che preferisce?
«Al Toro ho giocato anche dietro le punte e come esterno, ma mi sento più centrocampista. Cerco di fare entrambe le fasi, difensiva e offensiva, con la stessa intensità. Mi piace molto attaccare lo spazio verso la porta».

A chi si ispira?
«Il mio idolo è Javier Zanetti. Tatticamente mi rivedo nel suo modo di intendere il ruolo come tuttocampista. Ammiro Zlatan Ibrahimovic per la personalità, oltre che per le straordinarie doti fisiche e tecniche».

La sua capigliatura fa subito pensare a Zirkzee. Quante volte le è stato detto?
«Tantissime, abbiamo qualche movenza simile ma lui è più attaccante rispetto a me. Le somiglianze poi dipendono anche dal momento storico, oltre che dalle caratteristiche. Oggi mi dicono Zirkzee, qualche anno fa mi dicevano Marcelo, Witsel o Fellaini...».

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