Ilic mai decollato: è il simbolo dei limiti del Torino

Fortemente voluto da Juric, doveva rappresentare il punto forte della squadra granata in coppia con Ricci

Quando si rompe qualcosa fra società e allenatore spesso c’è di mezzo un giocatore. Un uomo che divide, il classico terzo incomodo che fa litigare una coppia già fragile. Al Toro è stato spesso così, almeno negli ultimi anni. A cominciare da M’Baye Niang, arrivato a vestire la maglia granata nell’estate 2017 con Sinisa Mihajlovic in prima fila a caldeggiare il suo approdo. L’epilogo se lo ricordano tutti. A Walter Mazzarri, invece, non è stato perdonato il trequartista: Simone Verdi non era la sua prima scelta, eppure quando le cose hanno iniziato a prendere una brutta piega l’approdo di una pedina di fantasia (per niente ottimizzata) gli è stata rinfacciata. Per non parlare di Marco Giampaolo, che quando ha capito che Lucas Torreira non sarebbe mai arrivato ha fatto di tutto per avere Karol Linetty. Peccato che a Cairo, la mezzala polacca dai polmoni d’acciaio, costò come un regista (7.5 milioni, ammortizzati poi dal “recupero” del capitale da parte di Juric).

Ilic, mister 16 milioni

Adesso è il turno di Ivan Ilic, mister 16 milioni. Una cifra esorbitante per la resa effettiva avuta finora sul campo. Stavolta tocca al serbo, dunque, diventare il pomo della discordia fra Cairo e Juric. Normale che sia così: il tecnico croato quindici mesi fa ha pregato il presidente pur di ottenere l’acquisto del suo pupillo ai tempi di Verona. Ma il matrimonio, una volta lasciata l’Arena per la Mole, ha preso quasi subito una brutta piega. Prima per via di una condizione fisica non ottimale, che non ha permesso a Ilic di dare subito il proprio contributo. Poi c’è stata una crescita, proseguita anche nelle primissime battute di questa stagione. Prima di una fase di lento e inesorabile declino tecnico-tattico: la difficoltà ad agire in coppia con Ricci, la mancanza di continuità all’interno delle partite e persino qualche atteggiamento indolente, soprattutto negli allenamenti, che Juric ha perdonato ma non ha dimenticato. Anche perché per Ilic ha messo la propria faccia. Adesso, però, come Icaro che con le proprie ali finì troppo vicino al sole, la credibilità del mister è sul punto di essersi sciolta del tutto.

Toro, l'effetto domino

Il pareggio contro il Frosinone - con l’ennesima prestazione incomprensibile di Ilic (impiegato per la prima volta dall’inizio dopo l’infortunio, la lesione al legamento mediale del ginocchio sinistro, che lo ha tenuto ai box per quasi due mesi) - presenta un conto salatissimo al Toro. Colpevole, nell’anno in cui in Europa rischiano persino di andarci le squadre della parte destra della classifica, di sfiorare un flop che sarebbe clamoroso. Inevitabilmente il nazionale serbo classe 2001, che l’anno scorso pur di ritrovare Juric ha persino deciso di rinunciare al Marsiglia, finisce sul banco degli imputati. Creando un effetto domino che coinvolge tutti: la proprietà, ma anche Davide Vagnati e l’allenatore. I colpi da 16 milioni rappresentano, infatti, un rischio che il Toro non potrà più correre, almeno fino a quando non troverà una dimensione europea vagamente simile ad Atalanta e Fiorentina, per esempio. In più, dal punto di vista tecnico, l’approdo di Ilic ha creato un danno collaterale: tarpare le ali a Ricci, la cui assenza contro il Frosinone si è sentita eccome, ma che quando gioca in coppia col serbo sparisce.

E pensare che, nei piani di Juric, dovevano diventare la coppia-champagne. I due alfieri di un centrocampo che invece - persino più dell’insipida fascia sinistra - è da considerare a tutti gli effetti l’anello debole del Toro, soprattutto in partite che vanno costruite da cima a fondo. Come quelle casalinghe contro le piccole: i cinque pareggi interni contro Frosinone, Cagliari, Salernitana, Verona e Udinese sono il vero peccato originale della stagione granata: vincendone anche solo due su cinque la classifica avrebbe tutto un altro sapore.

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