Toro, l'errore pesante è stato commesso a gennaio

Quando alla fine del campionato mancano cinque giornate, la squadra di Juric si ritrova decima, a tre punti da quell’ottavo posto che può valere l’Europa: l'analisi

TORINO - Abbiamo celebrato, sottolineato, evidenziato in ogni modo i diciassette clean sheet del Torino: com’è giusto, visto che su un reparto forte ma anche martoriato dagli infortuni Juric ha svolto un lavoro formidabile, rendendo la fase difensiva l’aspetto migliore delle sue tre stagioni in granata. E però, quando alla fine del campionato mancano cinque giornate, il Toro si ritrova decimo, a tre punti da quell’ottavo posto che può valere l’Europa: e decimo significa lo stesso piazzamento delle due precedenti stagioni di Juric. Molto rumore per nulla? No, il dato resta, ma amplifica la pochezza offensiva, sulla quale l’allenatore non è riuscito a intervenire malgrado il contributo prezioso (e per certi versi sorprendente: ricordate cosa si diceva di lui quando il Toro l’ha acquistato?) di Zapata, come dimostrano le poche e ripetitive soluzioni in attacco, i modesti tentativi nelle conclusioni a rete dei centrocampisti e l’incapacità di sfruttare le palle inattive. Ma qui si aggiunge un’altra riflessione, che chiama in causa le mosse della società a gennaio.

Toro, attacco troppo sterile

Non è arrivato l’esterno che Juric chiedeva (però con Masina e l’avanzamento di Rodriguez si è trovata una soluzione efficace: peccato non sia stata ripetuta nelle ultime quattro partite, nelle quali il Torino ha vinto solo una volta, su rigore contro il Monza), però ancor di più è pesata la mancanza di un’alternativa in attacco, soprattutto perché, quando si è aperto il mercato, Zapata aveva segnato quattro gol, Sanabria due e Pellegri zero. Limitare il potenziale rinforzo a Okereke (due reti in Serie B prima di arrivare al Toro) - a fronte delle sacrosante partenze di Radonjic, Karamoh e Seck - è stato un errore: la crescita del colombiano, infatti, è stata accompagnata dall’involuzione (non prevedibile ma ipotizzabile per mille ragioni) di Sanabria, dall’ennesima serie di problemi fisici di Pellegri e dall’impalpabilità di Okereke, il cui utilizzo ha finito per incidere anche sull’autostima del paraguaiano, già minata a inizio stagione quando Juric lo lasciava fuori per insistere sul modulo a una sola punta. In un campionato nel quale, escluse l’Inter e la rivelazione Bologna, non corre nessuno, il rimpianto è davvero enorme.

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