"Buongiorno è un giocatore cresciuto in maniera esponenziale. Non ha prezzo perché non è in vendita. Gli auguro il meglio per la competizione in Germania, poi vedremo. Spero sia con noi il prossimo anno per indossare la fascia di capitano". Chi l'ha detto? Urbano Cairo, presidente del Torino. Quando? Il 15 giugno scorso. A chi? Al sito del Corriere della Sera, uno dei suoi giornali, in occasione della Milano Football Week. Andate su Google, digitate le parole Cairo, Buongiorno, non, è, in, vendita, cliccate e leggete. Sono trascorsi diciotto giorni. Ha scritto stamane Marco Bonetto su Tuttosport: "L'intesa appare sempre più vicina tra Buongiorno e il Napoli: manca solo questo, ormai e pur questa fumata bianca appare dietro l'angolo, dopo quella tra il Torino e il club partenopeo. Che ha messo sul piatto un contratto di 5 anni con ingaggio a salire di stagione in stagione da 2,5 a oltre 3 milioni netti più bonus (più di tre volte di quanto guadagna Buongiorno nel Torino)".
Buongiorno vicino all'addio?
Di nuovo, i granata stanno per salutare un giocatore che sarebbe dovuto esserne la bandiera, Buongiorno che è entrato nel vivaio a 7 anni, che l'anno scorso rifiutò la proposta dell'Atalanta. Di nuovo, le enunciazioni di principio, i proclami di fedeltà, le concioni sull'attaccamento alla maglia passano in fanteria se si ripensa che un anno fa c'era chi, vicino al giocatore, sosteneva come egli avrebbe declinato persino una profferta della Premier League se gli fosse arrivata. Nel grande gioco delle parti a nome calciomercato ognuno ha il legittimo diritto di ricoprire il ruolo che gli pare e di fare le scelte che gli pare. L'importante è non dimenticare mai che sul web tutto resta, a futura, eterna memoria.