TORINO - «Non ho soldi». Ieri mattina, Vagnati si trovava ancora a far la questua, suo malgrado. Cercando di convincere il Lugano a cedere in prestito con obbligo condizionato la stellina dei ticinesi Hajdari, da 2 mesi prima scelta del Torino come braccetto di sinistra di piede mancino. Se il dt avesse miracolosamente impietosito gli svizzeri, a quel punto forse Cairo gli avrebbe detto sì, procedi. Forse. Ecco, nel ventre di questo retroscena c’è tutto, ma c’è anche il contrario di tutto del mercato made in Cairo. La fotografia della realtà, le trattative a zig-zag del Torino Fc, le solite promesse non mantenute. Falle aperte, giustificazioni risibili, strategie perdenti, incompiutezze strutturali, miopie programmatiche, improvvisazioni, compromessi al ribasso.
Le promesse di Cairo
«Buongiorno? Me lo tengo stretto». E naturalmente: «Vogliamo alzare l’asticella»: di Cairo si ricordano queste due frasi, tra giugno e luglio. Di Vagnati una: «Bellanova non è in vendita, è giusto che resti». «Non tengo più i giocatori che vogliono andare via», avrebbe poi detto Cairo ad agosto per tentare di spiegare a posteriori la cessione lampo di Bellanova, non solo dai tifosi vissuta come una pugnalata alle spalle. Basti ricordare che cosa aveva replicato Vanoli a stretto giro di posta: «Cessione decisa a mia insaputa... non sono d’accordo... nessuna avvisaglia... mai Bellanova aveva manifestato con noi la voglia di andare via...». E una settimana dopo: «La società sa fin dal primo minuto cosa serve, cosa ho chiesto, cosa mi aspetto. C’è ancora un po’ di tempo, paziento». L’altro ieri, parlando del buco in difesa sul centrosinistra: «Se arrivasse un braccetto di piede mancino sarebbe meglio, altrimenti mi troverei costretto ad adattare un destro». E dire che era solo dalla fine del 2023 che i vertici del Torino avevano cominciato a metabolizzare l’addio di Rodriguez in scadenza: da quando gli avevano offerto il rinnovo con dimezzamento dello stipendio. Che Buongiorno sarebbe stato venduto lo avevano compreso anche i sassi, più di 8 mesi fa: restava solo da capire a chi. Si sapeva già che anche il plurinfortunato Djidji sarebbe partito a parametro zero. E, più avanti, che Lovato sarebbe stato restituito alla Salernitana (diciamo da aprile?). E che Sazonov non era pronto per la A. E pure che Schuurs non sarebbe tornato prima della fine del 2024 (diciamo da maggio/giugno?).
Gli acquisti di Cairo
Davanti a cotanto scenario, la risposta del Torino Fc è stata: Coco subito, Maripan ufficializzato l’altro ieri sera e Walukiewicz ieri mattina. E nessun braccetto di sinistra: c’è solo Masina, come a inizio ritiro. Gli obiettivi primari, oltre ad Hajdari? Perduti: e citiamo per esempio Hranac e Vitik. E Gosens? Corteggiato per settimane e settimane, per poi scoprire che aveva dei dubbi e ripiegare su Sosa, fuori rosa all’Ajax. E il sostituto di Bellanova, trovato in fretta e furia per poter dare via subito Raoul? Pedersen, uno scarto del Feyenoord, retrocesso col Sassuolo dopo una stagione da rincalzo. In compenso Cairo chiude il mercato a +41,5 milioni tra acquisti e cessioni, senza nemmeno contare i bonus (+38, se scatterà l’obbligo di acquisto condizionato di Pedersen, a fine stagione). Cairo ha cambiato molte volte idea da un giorno all’altro, in due mesi: come sempre in 19 anni. Vagnati è di nuovo rimasto in gran parte stritolato dal cairismo (e quindi in parte anche da se stesso), ma può orgogliosamente, meritevolmente esibire come biglietto da visita Adams a parametro e il sempre più sorprendente Coco. Tutt’attorno, però: tanti, troppi rimpianti. Lungimiranza? Piani di rafforzamento? Coerenza? Investimenti per giovani di chiara qualità? Tempistiche e strategie di crescita? Originalità e coraggio nella ricerca di talenti? Rispetto per il lavoro dell’allenatore e per i sentimenti dei tifosi? Garanzie per il presente e semina per il futuro? Condivisione delle scelte? Una sola risposta a queste domande: Torino Fc made in Cairo.