TORINO - Nato pronto? Predestinato? Assolutamente no. Ma Alieu Njie ha due caratteristiche che lo rendono un ragazzo fuori dal comune: l'ambizione feroce e la capacità di saltare l'uomo. Peculiarità che lo accompagnano da sempre, sin da quando il Toro ha scelto di puntare con decisione sul talentuoso classe 2005. Al capo del vivaio Ruggero Ludergnani venne fatta una segnalazione nell'estate 2021, poche settimane dopo il suo passaggio dalla Spal al Toro. Njie aveva 16 anni, era un giocatore del Forssa Bk, piccola compagine svedese che prestò il proprio tesserato per qualche giorno all'Aik Stoccolma, desideroso di vederlo all'opera in alcuni provini. I granata, però, bruciarono tutti sul tempo e consegnarono l'attaccante all'Under 17. Alieu non atterrò a Caselle con chissà quali aspettative: il Toro sapeva di doverlo educare ad una realtà professionista, per cui si prese tutto il tempo possibile per svezzarlo. Non mancarono i passaggi a vuoto di Njie, qualche tirata d'orecchie e alcuni consigli che nel tempo lo svedese incamerò. Sentiva la responsabilità di arrivare in alto per la propria famiglia: è legatissimo alla mamma, che segue passo dopo passo la sua crescita. Una maturazione che sfociò con il salto in Primavera, habitat ideale per un prospetto che per Scurto, ai tempi suo allenatore, era ancora un diamante grezzo. Njie lavorò duramente, si fece apprezzare dai compagni per la sua bontà d'animo e sfoderò prestazioni che attirarono anche l'attenzione di Juric. Non ha numeri da goleador (finora 6 reti e 7 assist in Primavera 1 in 61 partite), ma crea superiorità numerica e fa cambiare passo alla squadra.
Njie, il progetto del Toro e il ruolo
Per informazioni chiedere a Paolo Vanoli, che non a caso non l’ha lasciato libero di giocare con la Primavera domenica scorsa contro il Cagliari. Ciammaglichella è sceso a dare una mano ai compagni, ma Njie no, perché il tecnico immaginava di dargli minuti preziosi in Coppa Italia. Uno spazio che Alieu ha sfruttato come meglio non avrebbe potuto: lasciando al palo più volte De Sciglio, non proprio uno sbarbatello a certi livelli, ma soprattutto creando tanti presupposti per far male all’Empoli. L’occasione infiocchettata per Zapata, poi fallita dal colombiano a pochi passi da Seghetti, grida ancora vendetta. Il Toro in estate ha trattenuto Njie con un progetto molto chiaro: renderlo a tutti gli effetti un elemento della prima squadra, che di tanto in tanto possa dare una mano alla Primavera di Tufano. Ma la musica d’ora in avanti verosimilmente cambierà: Vanoli è rimasto molto colpito dall’applicazione di Njie e ora intende arricchire così il parco attaccanti. Voleva già farlo esordire in Serie A a San Siro contro il Milan nel recupero, poi il gol di Okafor ha stravolto tutti i piani. Alieu al Bentegodi si è goduto il battesimo nel massimo campionato e contro l’Empoli ha fatto vedere di essere un giocatore pronto. Ma non era arrivato così a Torino, nel 2021. Il club granata lo ha forgiato, rendendolo prima di tutto un professionista. Il suo ruolo? Non è una prima punta, non è ancora una seconda punta, probabilmente è un ottimo esterno sinistro offensivo per 3-4-3, come quello del secondo tempo contro l’Empoli, oppure per il 4-2-3-1. Quello che conta, però, è che Vanoli creda ferocemente nel ragazzo: un ruolo, nel Toro di oggi o in quello di domani, glielo ritaglierà lui.