Come far esultare i tifosi anche in un giorno senza partite e senza poter quindi fare gol? Chiedere a Ivan Ilic per avere la risposta. L’occasione è stata la presentazione della terza divisa da gioco al JD Store del centro commerciale Le Gru, di fronte a centinaia di tifosi. L’assist perfetto è stata la domanda: «Cosa metti per primo in valigia prima di partire per un viaggio e cosa non metteresti mai?». Prima la risposta ironica: «Metto mutande e calze». Risate. Poi: «Non metterei mai la maglia della Juve». Ovazione da parte dei presenti che non potevano sperare di sentire una risposta migliore.
L'ottimo avvio di stagione
Di applausi quest’anno il centrocampista serbo ne ha ricevuti già diversi, merito delle sue prestazioni di un livello certamente superiore rispetto a quello a cui aveva abituato nell’ultimo anno e mezzo. Ha anche già fatto esultare per un gol, quello del momentaneo pareggio contro l’Atalanta (partita poi vinta 2-1), e un’altra rete spera di segnarla presto, magari su calcio di punizione, fondamentale su cui sta lavorando molto al Filadelfia. «Spero di riuscirci, lo vorrei, ma segnare direttamente su punizione non è facile come sembra visto che la palla è ferma. Bisogna calciarla perfettamente, con la forza giusta, con una precisione chirurgica e riuscire a piazzarla nell’angolino dove il portiere non può arrivare», ha spiegato sempre Ilic. E chissà che la conclusione perfetta su punizione non arrivi proprio sabato contro l’Inter, in uno degli stadi più affascinanti d’Italia come lo è quello di San Siro: sarebbe l’idea per interrompere quel lungo digiuno di reti su punizione che dura dal 2017, da quando Adem Ljajic trovò la traiettoria giusta contro il Genoa (escludendo una punizione di Simone Verdi senza troppe velleità che, nel 2020, il portiere del Bologna Da Costa deviò alle proprie spalle). «Magari, sarebbe bello», ha proseguito il centrocampista.
La rete da piazzato sarebbe anche la prosecuzione perfetta del percorso di crescita che il numero 8 sta vivendo in questo avvio di stagione: «Se questo è l’anno della mia consacrazione? Può essere. Io provo fare meglio ogni giorno, cercando di crescere sempre, sia in campo che fuori. Sto cercando di migliorare anche rispetto all’anno scorso, ma non sempre è facile».
La crescita
La crescita, ha spiegato Ilic, fa parte di un processo di cambiamento che sta affrontando l’intera squadra: «Non sono cambiato solo io rispetto a un anno fa ma siamo cambiati tutti, l’intera squadra. Questo perché è diversa la mentalità che abbiamo, nient’altro. Il segreto di questo inizio di stagione è solo la mentalità diversa. Poi lavorando tutti i giorni insieme, da tanto tempo, è normale che si vedano anche i progressi». Oltre che un cambio di mentalità, Paolo Vanoli ha portato anche idee diverse in campo e c’è stata una variazione della posizione dello stesso Ilic, che ha ora la possibilità di agire più vicino alla porta avversaria. «Non ho problemi a giocare in un centrocampo a due, ma agendo da mezzala ho la possibilità di avvicinarmi di più alla porta e questo mi piace. Io sono un giocatore a cui piace essere al centro dell’azione, andare verso il pallone e toccarlo, ho sempre fatto così fin da bambino. Con Vanoli mi trovo bene perché è un allenatore a cui piace far giocare molto con la palla». In estate c’era stata però la possibilità che Ilic non lavorasse con Vanoli ma che la sua strada e quella del Torino si separassero: lo Zenit San Pietroburgo aveva presentato un’offerta molto importante per acquistare il centrocampista (circa 25 milioni) ma la trattativa si è poi arenata. «Se oggi sono qua, al Torino, è perché ho scelto io di restare. È stata una mia decisione quella di non andare via. In Russia non c’è neanche la possibilità di qualificarsi per le coppe europee, qua invece sì. Per quello ho deciso di rimanere», ha infine concluso Ilic. Da possibile partente è ora diventato uno dei pilastri del Torino, un giocatore importantissimo per Vanoli, come le prime partite di questa stagione hanno dimostrato.