TORINO - Quanto fin qui dato da Duvan Zapata, al Toro, non è ancora stato messo in campo da Nikola Vlasic: per il croato è tuttavia maturo il tempo per rimediare. E con il 10 sulle spalle, per accompagnare giocate tornate a disposizione dei compagni dal secondo tempo contro la Lazio. Cioè in un frangente complesso, per una squadra che ha perso con lo stesso passivo contro i biancocelesti e poi a Milano contro l’Inter. Nei due confronti prima Vlasic ha servito Adams per il gol che ha temporaneamente offerto la speranza di recuperare la squadra di Baroni, quindi a San Siro ha fissato il finale sul 3-2. Squarci di luce importanti e attesi, per un giocatore che si era fermato il 3 maggio contro il Bologna. Uno stop arrivato in coda a mesi di sofferenza perché trascorsi convivendo con una fastidiosa e invalidante pubalgia. Il presente, come detto, è fatto di un ritorno all’attività agonistica con due subentri. Ora la sosta, ideale per dare seguito al percorso di riatletizzazione che facilmente lo porterà a essere titolare alla ripresa contro il Cagliari.
Toro, è l'ora di Vlasic
In Sardegna il contributo di Vlasic avrà un peso specifico notevole, per le sorti dei granata. Perso Zapata, è infatti il croato l’uomo con le qualità per colpire o far colpire i compagni. In un anno e poco più di Toro il colombiano ha dato più di quanto non abbia offerto Vlasic, il quale ora è chiamato a compiere quello scatto che possa aumentarne la leadership. Già alta, ma non ancora piena. Un discorso simile riguarda Ricci, come pure Milinkovic Savic che tecnicamente si sta dimostrando sempre più autorevole. Questo per dire che l’uscita forzata di Zapata potrà portarsi appresso la crescita di un gruppo di giocatori vicini a diventare riferimenti assoluti, proprio come il sudamericano lo è stato e non soltanto nel Torino. Tra questi c’è appunto Vlasic, che resta alla rincorsa della miglior versione di sé mostrata in granata: si torna a prima del Mondiale qatariota, a quando ancora la pubalgia non era insorta e il croato spingeva per lo più dalla corsia, evidenziando però anche doti da trequartista alle spalle delle punte. Il ruolo del numero 10, del calciatore che ha fantasia, piede e visione di gioco per determinare occasioni da rete. Ebbene, con Zapata ai box sono tutte variabili che Vlasic - ora fisicamente guarito e con davanti a sé due settimane per carburare - è chiamato a esprimere. L’altro sudamericano dell’attacco granata, Tonny Sanabria, non ha la potenza né il senso del gol posseduti da Duvan, ma toccherà a lui comporre il tandem offensivo di un reparto che alle loro spalle potrà contare unicamente su Karamoh. Bene si capisce perché il contributo debba arrivare anche da Vlasic, come da Ricci che sempre più si sta avvicinando alla porta avversaria (si pensi al tiro potente che ha impegnato Sommer contro l’Inter), ma che ancora sotto porta è un po’ timido, o anche di Ilic per sostenere una squadra che perde in un colpo solo capitano e stoccatore.
Vlasic, il jolly a disposizione del Torino di Vanoli
"Vlasic per noi è un giocatore che potrà risultare decisivo, e anche per questo lo stiamo recuperando con calma", diceva Vanoli evidenziando grande considerazione per il jolly in grado di ballare tra centrocampo e attacco. La posizione naturale di Vlasic in questo Toro è da mezzala, certo con licenza di entrare in verticale. In tal modo, e stante l’insostituibilità di Ricci, il ballottaggio per completare il reparto centrale ideale dei granata sarebbe tra Ilic e Linetty. Con Tameze e Gineitis pronti a inserirsi. Insomma a centrocampo le soluzioni sono tante. Già, dopo l’infortunio di Zapata a differenza del reparto offensivo. Nel quale le alternative a Sanabria e Adams sono ora unicamente Karamoh e, quando sarà rientrato a sua volta dall’infortunio, Njie.