TORINO - Si parte da un assunto, dovendo pesare l’apporto di Nikola Vlasic con la misura della resa per potenziale: la prima non è proporzionale al secondo. Sarà un problema tattico, sarà che la condizione migliore è lunga da trovare dopo un problema pubalgico, sarà che questo Toro involuto nelle intenzioni, timido nelle giocate e appesantito dalla classifica non aiuta l’espressione del singolo, sarà un po’ tutto questo messo assieme, resta il fatto che gli interrogativi, inesorabili, restano. Dov’è il vero Vlasic? Dove lo si colloca? Perché quasi mai è pericoloso?
Domande che albergano innanzitutto nella testa di Vanoli, tecnico che a partire dal suo insediamento sulla panchina granata aveva tessuto le lodi del giocatore. Fin qui, tuttavia, non ricevendo quanto Vlasic ha dato in taluni frangenti col Toro, spesso in Russia con lo Spartak Mosca, meno in Premier con il West Ham. Tappe di un percorso che gli è valso un ruolo di primo piano con la Croazia, numero 12 del ranking mondiale con cui ha ottenuto un terzo posto ai Mondiali e un secondo in Nations League. Una parabola internazionale da stella del calcio europeo. Quale teoricamente il ventisettenne di Spalato è. In pratica, da quando è rientrato dopo il lungo infortunio, non ha però quasi mai trovato né i colpi risolutori, né la giusta posizione in campo. E qui le sue responsabilità si intrecciano con quelle di Vanoli, al quale è demandato il compito di dire ai suoi giocatori cosa, come farlo, e partendo da dove. Nella posizione di mezzala, per entrare nel vivo della questione tattica, senza giri di parole Vlasic sta decisamente deludendo. E allora, visto che il punto con il Monza serve giusto a muovere la classifica, ma in definitiva ha presentato conti ben più in rosso che in attivo, nel Toro è arrivato il tempo di procedere con scelte anche coraggiose. Già contro il Napoli, per poi andar a giocarsela con il coltello tra i denti a Marassi col Genoa e al Castellani con l’Empoli. Sfidando da una parte la voglia di riscatto di Balotelli, dall’altra il desiderio di rivalsa di Pellegri (3 gol nelle ultime tre gare). Appuntamenti e singoli avversari da affrontare con la dose di sfrontatezza ultimamente mancata. Per paura di crollare dopo aver goduto la vetta, ma anche per qualche scelta di campo.
Torino, le possibili mosse di Vanoli
I quattro punti nelle ultime otto partite tuttavia non soltanto autorizzano, ma anche impongono di stravolgere qualche gerarchia. Palese ad esempio ci sia un Sanabria che gioca e segna in Sudamerica, e uno che sì gioca, ma non la butta dentro in Italia. In rosa c’è invece Njie che cavalcando l’entusiasmo è in questo momento un valore aggiunto. E allora Vanoli li sottoponga almeno al ballottaggio, per stimolare un moto d’orgoglio in Sanabria e continuare a far sentire importante come merita lo svedese. Con Adams in posizione più centrale e Njie a sinistra, Vlasic potrebbe tornare alla redditizia posizione di ala d’attacco. Una soluzione proponibile anche con Sanabria, che potrebbe partire più largo sempre con lo scozzese al centro e Vlasic largo. Un’ulteriore soluzione, che sempre parte da tre difensori centrali, due mezzeali e due esterni di centrocampo, potrebbe portare a un attacco con Sanabria e Vlasic trequartisti alle spalle di Adams, o con Vlasic dieci metri più avanti di dove gioca adesso, quindi finalmente a ridosso delle punte. I tre potrebbero alternarsi nel dare una mano in ripiegamento, e mantenere allo stesso modo una posizione più prossima all’area. Dalla quale troppo spesso il croato è molto lontano. Tanto che fin qui è arrivato un solo gol in 8 partite (2 gli assist), come poche erano state anche le reti della passata stagione, appena 3 in 33 presenze (2 passaggi vincenti). Ampia la distanza rispetto ai dati del primo anno, quando in 34 gare Vlasic aveva segnato 5 gol e fornito 6 assist.