TORINO - «Stiamo lavorando per togliere le ipoteche dallo stadio Grande Torino», ha annunciato Stefano Lo Russo, ieri, rispondendo in radio alle domande dei cittadini come ogni martedì mattina (per la cronaca: su Radio Gtt, ToRadio e Zipnews). E tra le parole del sindaco di Torino si può intravedere una possibile svolta non soltanto per i destini dell’impianto, ma anche della società granata, pur se Cairo ha più volte smentito di voler vendere il club e di avere trattative in corso con la Red Bull o con altri potenziali acquirenti.
Resta il fatto che: 1) da una ventina di anni sullo stadio gravano due pesanti ipoteche, all’epoca da 38 milioni di euro complessivi, frutto del fallimento del Torino di Cimminelli; 2) lo stadio è di proprietà del Comune e il 30 giugno scadrà la concessione decennale statuita nel 2015: l’impianto venne dato in affitto al Torino a fronte di un canone annuale di 500 mila euro; 3) così com’è, lo stadio rappresenta solo un gravame per il Comune: non a caso nei piani della giunta vi è la speranza/volontà di cedere l’impianto; 4) per invogliare un acquirente (chiunque esso sia) ad acquistare lo stadio, è fondamentale che le ipoteche siano levate; 5) già un mese fa, l’assessore allo Sport Mimmo Carretta aveva risposto a un’interpellanza lasciando aperta ogni strada: «L’interlocuzione con il Torino è eccellente e costante. La scadenza del 30 giugno? Potremmo anche replicare una concessione in affitto (ma, nel caso, con un canone più alto; ndr). Però se nel frattempo dovessero arrivare offerte di partenariato o di acquisto, le valuteremmo scrupolosamente».
Spazio a Red Bull
Le parole di ieri del sindaco vanno dunque lette in questo filone, però con un ulteriore salto in avanti proprio perché Lo Russo ha rivelato per la prima volta che il Comune sta cercando di eliminare le ipoteche. Per affittare lo stadio non è necessario cancellarle, ma per venderlo è praticamente indispensabile: e, questo, sia se l’acquirente dovesse essere il Torino stesso, sia se invece fosse una multinazionale, poi però obbligata contrattualmente a garantire al club granata (e non certo gratis!) la disputa delle partite interne; e se invece dovesse entrare ufficialmente in campo una multinazionale determinata ad acquistare nei prossimi mesi sia lo stadio (da riqualificare per esigenze di business) sia il Torino? In quest’ultimo scenario è fin scontato evocare subito la Red Bull, già entrata nel Torino con una piccola sponsorizzazione e da mesi oggetto di indiscrezioni e voci più o meno confermate.
Togliamo le ipoteche
«Le ipoteche sono un ostacolo, già dieci anni fa dicevo che andavano tolte - ha detto Lo Russo -. Non è però il sindaco che toglie le ipoteche, ma l’Agenzia delle Entrate. Il lavoro che stiamo facendo... appunto per togliere le ipoteche... non è banale per ragioni anche giuridiche. Il tema è anche economico: conservare le ipoteche limita l’operatività del Comune rispetto al futuro dello stadio. Una soluzione riusciremo a trovarla, la questione l’abbiamo anche inserita nel programma: il nostro obiettivo è dare corpo alla Cittadella del Toro, che vede lo stadio come corpo centrale, ma di cui faranno parte anche il Filadelfia e il Robaldo. Sugli stadi non è facile togliere le ipoteche: avere le ipoteche significa che in caso di vendita dell’impianto il primo creditore non è il Comune, ma lo Stato. Vi tranquillizzo... il lavoro è molto intenso. Poi però devo ripetere che, ahimè, non decido io». Non sarebbe interesse anche della Città che Cairo vendesse il Torino?, gli è stato poi chiesto, richiamando pure la contestazione in corso da mesi. «Davanti a questi argomenti il Comune deve stare un passo indietro, sono questioni legate alle dinamiche tra il presidente e i tifosi. Io mi devo occupare della gestione operativa degli immobili del Comune, di dare al Torino un presente e un futuro che possa poggiare su basi solide. Queste vicende non riguardano il sindaco, sarebbe improprio se mi esprimessi sulla questione della cessione... La Città si relaziona con la dirigenza granata del momento ed è giusto che sia così: questo ruolo è a garanzia di tutti».
Torino al Robaldo e Fondazione Filadelfia
Il sindaco ha poi parlato anche dei ritardi continui con cui vanno avanti i lavori del Torino al Robaldo, futuro centro sportivo per il vivaio (la concessione originaria al club, trentennale, risale al 2016): «Quello è un cantiere complesso. Ci sono stati piccoli intoppi (piccoli?; ndr), ma non ho evidenze di ritardi strutturali. Il cantiere lo sta gestendo il Torino e viene monitorato: gli impegni non sono stati cancellati». Infine, le parole sul cda della Fondazione Filadelfia (di cui fa parte anche il Comune), scaduto da un anno (e da allora non sono stati mossi passi in avanti per la conclusione dei lavori al Fila con la nascita del Museo): «Chi è esperto di Toro sa quanto sia stata complicata la questione della governance della Fondazione, di quanto sia complessa la vicenda degli oneri finanziari connessi alla ristrutturazione... La situazione è monitorata, la sta seguendo l’assessorato allo Sport. Non è solo una questione di governance, ma anche di tante partite che derivano dal fallimento di Cimminelli... trascinamenti su cespiti immobiliari... Posso però tranquillizzare i tifosi: c’è la massima determinazione a risolvere i problemi e a andare avanti anche sul Fila, che rappresenta un valore per tutta la Città».