TORINO - Tanto è lontano il tempo del miglior Vlasic, che si è era meritato da Ivan Juric il lusinghiero appellativo di Pitbull, da far sì che la memoria faccia fatica a tornare sia a quando così il croato fu battezzato, sia in virtù di quali giocate ciò sia successo. Perché adesso del fu Pitbull restano dribbling abbozzati e abortiti, scialbi tiri in porta, un senso di sconfitta nell’incedere. Tanto che ci si stanca di aspettare qualità che viene il dubbio non ci siano, o che almeno Vlasic per qualche arcano motivo nel Toro non riesce (più) a mettere in campo. A Torino si era presentato - fortemente voluto da Juric che come l’eclettico attaccante è di Spalato - un ragazzo motivato dalla stagione in ombra nel West Ham. E che covava il forte desiderio di andare al Mondiale. La sintesi fu la miglior versione di Vlasic vista in granata. Era l’inizio del 2022: arrivati al 5 settembre aveva già segnato 3 reti in 5 partite di A. In pratica al primo mese di Toro è arrivato il 33% dei gol messi a segno in totale. Nei due anni successivi le reti sono state appena 6. Altre due alla prima stagione, tre la seconda e una in questa. Numeri che non hanno minimamente rispettato l’avvio. Eccezionale e fuori norma, ma che non avrebbe certo fatto pensare a un seguito così avaro di lampi. Lo spartiacque è stato il Mondiale del Qatar, per ragioni climatiche disputatosi in inverno. Dopo quella rassegna, alla quale Vlasic era arrivato col turbo e dalla quale è tornato con una nota di catalessi che non l’ha mai abbandonato, non si è più rivista quella versione là, di Nikola.
Vlasic, la fiducia di Vanoli
E dire che Vanoli - come già il suo mentore - crede nel giocatore, accordandogli doti superiori alla media. Restano però inespresse: Juric lo ha atteso per un anno e mezzo, l’attuale tecnico del Torino da quando è guarito dalla pubalgia. Vlasic è guarito, però non ha saputo ritrovare una brillantezza tale da dargli successo nella giocata complessa. Se c’è da saltare l’uomo, da avere forza nelle gambe per scartare di lato e tirare in porta, è un non pervenuto. Dopo aver perso le prime cinque giornate, è rientrato per due spezzoni contro Lazio e Inter (mezzora e dieci minuti): dopo ci si sarebbe attesi la rifioritura del calciatore, oltremodo utile per la concomitante uscita di Zapata. E invece niente, partito Buongiorno, partito pure Bellanova, e infortunatosi Zapata non è stato il croato l’uomo capace di occupare la casella della leadership rimasta vuota. E così sommando le cessioni agli infortuni, le difficoltà a imporsi dei vecchi come Vlasic o Linetty, e dei nuovi quali Coco e Adams, alle crescenti paure collettive, si arriva al dato delle otto sconfitte nelle ultime dieci partite: l’eccezione sono il fortunoso 1-0 sul Como e il pareggio interno con il Monza (ricevuto quando era ultimo della classe). Risultati che non lasciano spazio ad appelli: Vanoli e il suo Toro si giocano tutto in due trasferte. A Marassi contro un Genoa reduce da 8 punti in 4 partite, e al Castellani con un Empoli che in classifica è avanti un punto rispetto ai granata. Per allontanare la B serve un colpo di coda, quello che solitamente si realizza con gli elementi di categoria superiore: Vlasic è tale. Si stanchi di questa versione di sé e torni a determinare.