Vanoli si fa in quattro per trovare rimedio al mal di gol del Toro

Il tecnico prova la difesa a quattro per assicurare maggiore spinta sulle fasce e tanti cross per le punte: «Dobbiamo creare più occasioni»

Appena quattro gol segnati nelle ultime sette partite giocate: non serve certo essere grandi conoscitori di calcio per accorgersi che in casa Torino c’è un evidente problema con la fase offensiva. Problema che, unito a quello di una difesa tutt’altro che impermeabile, sta facendo scivolare sempre più in basso in classifica la squadra granata. Vanoli da settimane è al lavoro per cercare una cura al mal di gol che affligge la sua squadra. «Il problema delle poche reti segnate si risolve aumentando il numero di occasioni create», aveva spiegato in conferenza stampa dopo la partita contro il Napoli. Per far lievitare il numero di palle-gol costruite a partita, in attesa di ricevere i rinforzi che gli sono stati promessi da Cairo e Vagnati nel mercato di gennaio, una delle soluzioni a cui sta lavorando è il cambio di modulo.

Si riparte dalla difesa a 4

Fino a questo momento Vanoli nelle scelte iniziali è sempre rimasto fedele al suo 3-5-2 ma, a gara in corso, ha più volte variato sistema: contro il Monza, dopo aver incassato la rete del pareggio di Djuric, è passato al 3-4-3, contro il Napoli nel finale ha invece optato per il 4-2-4, con Vlasic e Karamoh esterni d’attacco, mentre Njie e Adams agivano al centro. Se non proprio dai quattro attaccanti schierati insieme dal primo minuto, il tecnico potrebbe ora ripartire dai quattro difensori: da tempo Vanoli, come lui stesso ha spiegato, sta valutando un cambio di modulo che preveda di abbandonare la difesa a tre. Il fatto che a variare sia prima di tutto il numero dei calciatori difensivi in campo non deve far pensare che questa sia esclusivamente un’idea per incassare meno reti. Al contrario, il passaggio a un modulo che preveda l’impiego di quattro difensori in linea davanti a Milinkovic-Savic, nei pensieri di Vanoli, dovrebbe servire a trovare nuove soluzioni offensive, a facilitare appunto la creazione di quelle occasioni nitide che l'allenatore ha indicato come la medicina giusta per guarire dal mal di gol.

Vanoli, i moduli a disposizione

Con i calciatori che ha disposizione sono diversi i moduli che potrebbe utilizzare, dal 4-3-1-2 con Vlasic alle spalle delle due punte al 4-3-3, passando anche per un più classico 4-4-2, con un terzino come Lazaro sulla linea dei centrocampisti, in modo da avere più equilibrio rispetto al quarto d'ora finale della partita contro il Napoli dove, con i quattro attaccanti, la squadra era inevitabilmente sbilanciata in avanti per cercare di raggiungere il gol del pareggio. A inizio campionato il tecnico non aveva probabilmente immaginato di dover lavorare per trovare soluzioni ai problemi in fase offensiva, il Torino delle prime giornate era una squadra che ballava un po’ troppo in fase difensiva ma in avanti riuscire a trovare il modo bucare le retroguardie avversarie senza troppe difficoltà. Basti pensare che nelle sette partite iniziali le reti messe a segno erano state dodici, addirittura il quadruplo rispetto a quelle siglate nelle sette gare successive.

Lo spartiacque della stagione

Appare del tutto evidente che il grave infortunio al ginocchio occorso a Zapata, proprio alla settima giornata di campionato, sia stato uno spartiacque della stagione granata. E non soltanto per i gol che il colombiano garantiva. L’impressione è che il ko del centravanti non sia stato del tutto assorbito, che la squadra abbia perso quelle certezze che il numero 91 quando era in campo riusciva a dare anche nei momenti di difficoltà. Con Zapata al suo fianco anche Adams riusciva a esprimersi meglio, lo dimostra anche il fatto che lo scozzese sia fermo al gol contro la Lazio dello scorso 29 settembre. Non ha certo fatto molto meglio Sanabria, che aveva segnato a Cagliari nella prima partita senza il colombiano ma poi si è fermato. L’unico altro gol di un attaccante da dopo quella maledetta partita contro l’Inter è stato quello di Njie, che ha regalato tre punti preziosissimi contro il Como: non si può però certo chiedere al giovane svedese, alla sua prima stagione tra i professionisti, di farsi carico del peso dell’attacco e risolvere da solo il problema del gol del Torino. Serve un contributo maggiore da parte dei giocatori più esperti ma serve soprattutto che la squadra ritrovi quelle certezze che sembra aver smarrito da quando Zapata ha lasciato in lacrime il terreno di San Siro.

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