"Inutile nasconderlo Il Toro non è più Toro"

Ezio Rossi interviene sul difficile momento granata e sulla contestazione: "I tifosi sono amareggiati da troppi anni. Se Cairo non vende avrà degli interessi. Vanoli non ha colpe"
"Inutile nasconderlo Il Toro non è più Toro"© Manuela Viganti/Agenzia Aldo Liverani sas

Ezio Rossi del Toro è stato prima calciatore e poi allenatore. Ha vissuto periodi dorati e zone grigie. E adesso, in un momento nero sul piano dei risultati e con una contestazione in atto nei confronti del presidente Cairo, guarda con un velo di sconforto le vicende granata. Avanzando alcune riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro.

Ezio Rossi, il Toro ha appena superato il 118° compleanno e adesso guarda verso nuovi orizzonti. Ma che idea si è fatto di questa fase? Dal campo alla società, non c’è nulla al proprio posto.
«Il Toro è stato anche in Serie B, per cui ci sono stati compleanni più tristi se ripensiamo ai risultati. Ma comunque non è stata una ricorrenza felice, la situazione attuale non è bella. Cairo viene contestato, ma soprattutto il Toro non è più il Toro. Perché, ricordiamolo, il Toro non è fatto di risultati, che a volte ti fanno chiudere gli occhi sulla realtà. Non c’è nessuno che oggi possa insegnare il Toro in società ed è un peccato, perché se la storia di questo club è sopravvissuta nella stessa città della Juventus vuol dire che c’è un’anima diversa. Penso al granatismo, alla tradizione del settore giovanile e a valori che non esistono più perché nessuno ha più seminato bene».

La contestazione a Cairo ha risvegliato una tifoseria che sembrava intorpidita.
«Sotto la brace il fuoco c’è ancora. Nonostante quasi 20 anni mediocri, la voglia di vivere qualcosa di diverso c’è. E adesso la contestazione ha preso una strada netta, non vive più di picchi. È inutile raccontarci bugie: da quasi dieci anni l’insoddisfazione è palese. A volte i risultati l’hanno mascherata, ma un tifoso del Toro mi pare normale che non sia felice».

Eppure Cairo fa spallucce, in un periodo in cui si rincorrono le voci di un addio.
«Ho vissuto contestazioni a Torino, ma anche a Trieste. Le crisi mi facevano vivere male, non volevo uscire di casa. Poi magari il tempo mi ha dato ragione, ma stavo male lo stesso. La contestazione pesa, ma Cairo è un "eroe" in questo senso: sopporta tutti, ha una scorza incredibile. Resiste da una vita, io non ce la farei mai. Una cosa di questo tipo perdura da tempo, eppure lui va avanti. Nessuno l’ha obbligato a fare il presidente: se resiste, vuol dire che ha degli interessi. Ci sarà sempre chi dirà che ha una società sana, ma al tifoso non frega nulla se pensa all'anima granata che ormai si è spenta»

I primi segnali di stanchezza, però, Cairo li sta mostrando anche pubblicamente. Pensa che siano maturi i tempi per un cambiamento di proprietà? Ma, soprattutto, cosa direbbe a una nuova proprietà per riuscire a riconquistare il Toro nella sua essenza?
«Rispolverare il Toro degli anni ’80 sarebbe impossibile nel calcio di oggi, bisogna essere realisti. Se viene un fondo o un colosso internazionale, il primo focus sarà sui risultati, poi sulle strutture e sul settore giovanile. Da quanti anni, per esempio, parliamo del Robaldo? E poi sarebbe bello vincere qualche derby, riportando alcuni uomini granata competenti in società, visto che i vari Benedetti, Comi, Longo, Ferri, Asta, Menghini e Mezzano non ci sono più. Di sicuro una nuova proprietà non deve sbagliare i dirigenti. Il Milan con Maldini è andato bene, l’Inter continua la propria tradizione con Zanetti e anche con Riccardo Ferri, perché al Toro mancano queste figure?»

Tornando al campo, quanto sarà importante per la stagione del Toro la trasferta di sabato in casa del Genoa?
«Penso che Vanoli sappia di essere in discussione: questo è il calcio. Ma ritengo sia un’ottima persona, che credo abbia poche responsabilità sul momento del Toro: mi sembra l’unico in grado di superare questa crisi. La. verità è che le scommesse fatte sul mercato in estate finora non sono state vinte».

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