Siamo in pieno braccio di ferro tra Torino ed Everton: da vedere, da capire ora quanto durerà, per quanto si prolungherà. Ad analizzare le cifre in ballo e anche le altre distanze sul tavolo (i paletti per un prestito oneroso con riscatto obbligatorio a cifre e condizioni prefissate), viene però da pensare che non sarà una lotta tanto breve, anzi. Poi, certo, d’ora in poi il Torino ha tuttavia in mano un grande atout, ovvero la disponibilità di Beto a trasferirsi subito in granata. Sull’onda del blitz del centravanti (pizzicato domenica in partenza dall’aeroporto di Manchester dopo la partita del giorno prima dell’Everton a Bournemouth , con le voci di un approdo in Italia e più precisamente a Torino subito dilatatesi su social e media inglesi), possiamo adesso mettere un nuovo punto fermo: l’ultimo weekend ha infatti partorito un faccia a faccia tra Beto, il suo agente e il dt granata Vagnati, con riflessi anche sulla giornata di ieri. Dal canto suo, Vanoli ha intanto garantito all’attaccante portoghese, ma nazionale della Guinea-Bissau (4 presenze e un gol), un ruolo di primo piano, da sicuro protagonista nel Torino di qui a maggio. Come sostituto di Zapata, il 26enne centravanti, alto un metro e 94, è ritenuto dal tecnico e da Vagnati il pivot ideale, date le caratteristiche fisiche e tattiche non troppo dissimili (e che Beto fosse uno dei obiettivi privilegiati del Torino per gennaio lo si scrive su queste colonne già da metà novembre). Stiamo parlando di un classico pivot in grado di accompagnarsi al più mobile e tecnico Adams (o a Sanabria, alla bisogna), tanto con il nuovo modulo promosso da Vanoli (il 4-2-3-1 visto nella ripresa di Udine e poi col Parma) quanto con il 3-5-2 di partenza.
Beto ha le idee chiare
Beto, che in Italia aveva già giocato nell’Udinese per due stagioni, segnando 11 reti in 28 gare nel suo primo campionato (2021-’22) e 10 in 33 partite nel secondo anno prima di volare a Liverpool, sponda Everton, ha tutto ben chiaro in testa, adesso. Conosce a menadito le intenzioni di Vanoli, conosce le strutture sportive del Torino e conosce pure i dettagli chiave delle trattativa in corso tra i club. Ha dato la sua disponibilità al club granata con entusiasmo, spera di tornare a giocare in Italia e di rilanciarsi visto che in Inghilterra sta mangiando pane duro. Dopo il modesto rendimento nella scorsa Premier (3 reti in 30 incontri), in questa stagione è diventato una riserva fissa quasi ai margini della rosa. In questa Premier appena 12 presenze in 20 giornate, scendendo in campo da titolare soltanto una volta (uno solo anche il gol segnato) e raccogliendo in tutto la miseria di 221 minuti giocati (più 2 presenze e una rete in Efl Cup ). Complessivamente, in questa stagione è stato in campo per 463 minuti in 5 mesi da agosto: grossomodo, significa la miseria di 90 minuti disputati ogni 30 giorni. Ha chiesto di andarsene, infatti. E ha già detto sì al Torino: il summit e le trattative con Vagnati (ovviamente sotto la supervisione di Cairo) hanno infatti dato esito positivo.
Quanto costa Beto?
Il problema, adesso, sono le pretese dell’Everton, giudicate letteralmente esagerate, fin irrealistiche. Una questione ben chiara a tutti, anche a Beto stesso che difatti eserciterà pressioni nel tentativo di far abbassare le richieste del suo club (e possibilmente non a fine mercato, un must temporale di Cairo...). Il Torino si sta muovendo per ingaggiarlo in prestito (necessariamente oneroso: offerti 3 milioni, ma la richiesta è di almeno 5 da versarsi subito), con obbligo di acquisto a fine stagione al verificarsi di condizioni prefissate. Il tutto, per un’eventuale spesa complessiva di 14 milioni, compreso cioè il costo del prestito. Ma qui è già venuta a galla la grande distanza dalle richieste dell’Everton: 25 milioni, nonostante Beto sia una riserva conclamata, voglia andarsene e sia stato pagato 29 milioni (bonus compresi) nell’estate del 2023 (il centravanti ha firmato un contratto fino al ‘27, per cui a luglio l’Everton avrà già ammortizzato 14,5 milioni: se questa fosse la cifra finale di un accordo, non emergerebbero minusvalenze per gli inglesi).
Beto, i possibili scenari
E le condizioni perché scatti l’obbligo di riscatto a fine campionato? Il Torino vuole inserire tre paletti contestuali: 1) il raggiungimento della salvezza; 2) almeno 12 presenze da titolare; 3) almeno 8 gol segnati (ma potrebbero scendere anche a 5 o 6). L’Everton, tuttavia, ha risposto picche. In specie sul numero di gol segnati, condizione decisamente non gradita agli inglesi. E poi anche sul numero di presenze da titolare: al massimo 5. Di qui il braccio di ferro in corso. Ma con Beto che ora eserciterà pressioni per favorire le strategie del Torino: questo l’asso più importante finito nelle maniche di Cairo e Vagnati, mentre sempre dall’Inghilterra emergono sondaggi anche per Patson Daka, 26 anni, punta centrale di un metro e 83, in scadenza già nel ‘26, nazionale zambiano (35 gare e 12 gol), riserva del Leicester (210 minuti giocati in Premier, spalmati in 8 presenze di cui una sola da titolare, con una rete segnata): è chiaramente e soltanto un’alternativa.