Toro, tra Vecino e Izzo spunta Nainggolan

Il belga piace in Cina e continua a essere monitorato dal Cagliari, ma Vagnati con la giusta strategia fi nanziaria può prenderlo. Scambio con l’Inter: avanti
Toro, tra Vecino e Izzo spunta Nainggolan© Inter via Getty Images

TORINO - Il tema resta portante, e se la convincente gara contro il Genoa poteva risultare fondamentale per riconoscerlo e poi risolverlo, quella scialba messa in campo domenica contro il Crotone lo ha riproposto in tutta la sua dimensione: questo Toro che per valori tecnici è da mezza classifica, per attitudine mentale è da retrocessione. E la classifica ne è fedele fotografia: dopo 7 partite i granata sono al terz’ultimo posto. Cinque i punti conquistati, frutto di una vittoria, due pareggi e quattro sconfitte. Rimane il rimpianto per il recupero subito dal Sassuolo e per la vittoria assurda strappata dalla Lazio, ma anche gli esiti delle prove contro neroverdi e biancocelesti hanno una loro chiara spiegazione, se interpretati nell’ottica di una squadra che ha paura di vincere.

L'attitudine

È ancora di Giampaolo la frase che meglio sbatte sul piatto, cruda, l’immagine di questo Toro: «Sarebbe bene che non entrassimo in campo come se già l’avessimo persa». Già, l’attitudine alle gare, e con rare eccezioni (leggasi la trasferta di Genova) lo svolgimento delle medesime, sta impedendo alla squadra di trovare quell’autostima tale da offrire una resa prestazionale in linea alle qualità che si possiedono, se non meglio come avvenne al Torino del secondo Mazzarri. Lo stesso ds Vagnati, attraverso l’allestimento al Grande Torino di frasi motivazionali e gigantografie a riproporre i successi dei granata, sta provando a dare il suo contributo, in tal senso. E pure Giampaolo, che per primo ha la responsabilità di muoversi anche nelle vesti di psicologo, al Filadelfia ma pure attraverso dichiarazioni pubbliche sta lavorando per tirare fuori il carattere dai suoi giocatori. Il problema è che i calciatori ricettivi sono pochi, e come l’emblema della tenuta mentale capitan Belotti comunque in grado di stimolarsi autonomamente. Il resto dei granata, dei quali Verdi è un esempio eloquente, magari provano anche a darsi un tono, ma inesorabilmente finiscono per rimanere vittima delle ragnatele che loro stessi hanno filato. In teoria all’inizio di ogni stagione tutto si azzera, in pratica almeno nel Torino le scorie tra una annata e l’altra sono una pesante eredità (anche Sirigu e Nkoulou ne sono stati vittime, in fasi diverse). [...]

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