Sì a Cairo, anzi no. Sartori aveva capito tutto già nel 2006

Dopo due mesi da ds in pectore del Torino, cambiò idea e rinunciò. Poi è diventato il mago dell’Atalanta
Sì a Cairo, anzi no. Sartori aveva capito tutto già nel 2006© Simone Arveda/Pegaso Newsport

TORINO - E dire che, sulla carta, Giovanni Sartori aveva avuto a che fare con il miglior Cairo della storia. Quello più idolatrato, creduto, stimato. Anno Domini 2006: papa Urbano. Cairo aveva già il vizietto, però: prendere la rincorsa sotto terra, di nascosto, trattando con più professionisti in concorrenza tra loro. Ancor meglio quando i cunicoli appartengono pure alla categoria delle scorciatoie. D’altra parte Cairo non poteva perdere tempo se voleva arrivare (nel 2021, cioè oggi) con 15 allenatori e 9 ds assunti in 16 anni. Anzi, 10 ds. Perché dobbiamo considerare anche Sartori. Il mago della Dea dal 2014, dopo la meravigliosa favola del Chievo con il presidente Campedelli, 22 anni insieme (con addirittura i preliminari di Champions e 2 ingressi in Uefa, un mare di talenti scovati dal nulla e un oceano di plusvalenze). Di quel Sartori lì si era invaghito Cairo.

"Sì a Cairo, anzi no"

E dopo prolungati e non facili corteggiamenti il 23 febbraio 2006 riuscì a fargli firmare un contratto di 5 anni (il massimo), con inizio dell’incarico dal 1° luglio. Ma neanche 2 mesi dopo Sartori aveva già cambiato clamorosamente idea: un po’ per la mozione d’affetti scatenata da tutto il mondo clivense (di cui era stato anche giocatore e vice-allenatore, prima di diventare ds), ma soprattutto perché Campedelli gli aveva ben chiarito come potesse continuare a lavorare da re nel Chievo, se fosse rimasto. Sartori, intanto, aveva già cominciato a toccare con mano i principi fondamentali del cairismo. In quel mese abbondante da ds in pectore del Torino Fc mise meglio a fuoco dove sarebbe finito. Nella pancia della balena di un presidente terribilmente accentratore, in contemplazione di se stesso (l’egotismo è un brutto difetto), mai criticabile, molto volubile e perennemente sotto scacco di un magnete impossibile: avere tutto, subito e pure al minor prezzo. Così, tra fine marzo e inizio aprile, Sartori disse a Cairo no grazie: mi spiace, ma ho cambiato idea.

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