TORINO - A Udine si lavora giorno dopo giorno con sacrificio, voglia e un po’ di sana leggerezza. Quella che era mancata nel finale della scorsa stagione, con i friulani obbligati a vincere contro il Frosinone per scongiurare la retrocessione in Serie B. Sono passati due anni, eppure Lovric non ha perso quella timida umiltà con la quale si era presentato ai tifosi dell’Udinese nel luglio del 2022. Oggi guida il centrocampo di una squadra rinata, capace di prendersi con prepotenza la vetta della Serie A.
L'intervista a Lovric
Lovric siete passati dalla salvezza centrata al fotofinish al primato in solitaria dopo le prime quattro giornate. La rosa - allenatore a parte - è rimasta sostanzialmente la stessa, eppure sembrate una squadra nuova, più forte…
«Nelle prime sedute della preparazione estiva abbiamo percepito subito un’energia diversa. Alla fine della stagione ci siamo guardati tutti in faccia con un po’ di spirito autocritico. Nessuno aveva intenzione di ripetere il percorso fatto l’anno scorso. Sapevamo di dover ripartire dando tutti di più a livello individuale per poter crescere come collettivo. L’ultimo campionato, per quanto difficile, è stata però un’esperienza formativa, che ci sta aiutando in queste prime partite. Abbiamo cambiato tante cose, a cominciare dalla mentalità. Stiamo facendo bene, ma siamo solo all’inizio, è presto per tirare le somme».
Thauvin qualche giorno fa ha parlato di una maggiore libertà mentale…
«Il capitano ha ragione e penso lo si veda da come ci esprimiamo in campo, abbiamo tutti più coraggio. È stato uno dei primi aspetti su cui ha insistito mister Runjaic: voleva liberarci dagli strascichi emotivi dell’ultima stagione, farci svuotare la testa per poterci esprimere al meglio».
Quando Runjaic è stato scelto dalla società c’era chi si chiedeva che impatto potesse avere in un campionato come la Serie A, in cui è difficile adattarsi, specie per gli allenatori stranieri. Di che tecnico stiamo parlando? Come lavora?
«È una persona positiva e carismatica. Ha molto a cuore l’approccio mentale dei suoi giocatori. Quando ti vede rilassato sa come tirarti fuori il fuoco, e viceversa quando rasserenarti. A livello tattico, ci chiede di essere aggressivi con e senza palla, specie nelle transizioni. Un gioco votato all’attacco…».
Più volte ha detto di ispirarsi al suo idolo, Luka Modric. In Serie A c’è un giocatore in particolare che da avversario l’ha colpita più degli altri?
«Nel mio ruolo c’è Barella che sta giocando a un livello indescrivibile. Quando lo affronto cerco sempre di rubargli qualcosa…».
Dopo quasi tre anni in Italia si sente un leader di quest’Udinese?
«Si, possiamo dire così, ma ce ne sono anche altri, a cominciare dal capitano, Thauvin. Flo fa parlare il campo. Siamo felici di poter contare su di lui, è un trascinatore. Per quel che mi riguarda cerco di dare l’esempio ai più giovani con il lavoro quotidiano e con la mia professionalità. Quando vedo che hanno bisogno mi faccio due chiacchiere con loro per cercare di aiutarli».
A proposito di giovani, il club ha riscattato il vostro miglior realizzatore della passata stagione, Lorenzo Lucca. Vista la sua abilità nel servire i compagni, vi siete già messi d’accordo su una ricompensa nel caso riuscisse a fornirgli un po’ di assist? Non so magari una cena…
«Una cena non basta, mi aspetto di più (ride ndr.). A parte gli scherzi, se posso aiutarlo a segnare sono il primo ad essere contento. Lui è un attaccante molto forte, ma può crescere ancora, come tutti noi del resto. L’importante è lavorare con tranquillità, piano piano».
Runjaic si è definito un self made man: è passato dal vendere assicurazioni a diventare il primo allenatore tedesco in testa alla classifica di Serie A. Sanchez, dopo un tour in Europa, è tornato nel club che lo ha reso grande e ha parlato di sogni, di ambizione. Gli ingredienti per la favola calcistica ci sono tutti, dunque le chiedo dove può arrivare questa Udinese e se è troppo presto per parlare di Europa.
«Ho tanti sogni, ma a volte è meglio proteggerli, tenerli per sé. Abbiamo voglia di fare un bel percorso, ma come dicevo siamo solo all’inizio. L’amore della gente di Udine ci aiuta: i tifosi sono fondamentali, senza di loro il calcio non ha senso. L’anno scorso hanno sofferto con noi, è nostro dovere lavorare ancor di più per provare a renderli felici».