Verona, Juric non si pone limiti: Europa obiettivo vero

I gialloblù hanno ripreso la Serie A come l'avevano interrotta: coniugando gioco e risultati. La scelta di puntare sul tecnico croato sta dando ragione al patron Setti e al ds D'Amico
Verona, Juric non si pone limiti: Europa obiettivo vero© LAPRESSE

VERONA - I primi 35 minuti di Verona-Cagliari sono serviti a far capire al calcio italiano che i 104 giorni di stop per il contenimento della diffusione del coronavirus erano svaniti nel nulla, che il Verona di Ivan Juric era esattamente quello che aveva incantato e raccolto consensi fino al blocco del campionato, partita con la Sampdoria compresa visto che quella sconfitta maturò più per demeriti dei gialloblù che per i meriti dei liguri. Pressing, verticalizzazioni, palla che gira a velocità sostenuta, inserimenti perfetti e un attaccante, Di Carmine, che prima segna di testa e poi si inventa pure un gol da antologia. Nemmeno la “topica” dell’arbitro Manganiello sull’espulsione (dopo consultazione del Var) di Borini, è riuscita a mettere i bastoni tra le ruote all’Hellas. Un gol subito, qualche leggero sbandamento, e poi… più nulla. Una ripresa di sostanza, all’insegna del “tutti per uno, uno per tutti” che tanto piace a Juric: difesa di squadra, capacità di uscire palla al piede per far respirare il reparto arretrato, lucidità nella gestione della palla e nei movimenti. E alla fine, i tre punti che proiettano la squadra veronese in piena zona Europa League, settima in classifica con un solo punto di distacco dal Napoli, prossimo avversario (domani sera al Bentegodi) dei gialloblù.

L’obiettivo stagionale resta la salvezza (ormai a un paio di punti di distanza) ma sognare non è vietato. "Il nostro obiettivo – dice Juric – è restare in Serie A ma è normale che daremo il massimo fino alla fine. Arriveremo dove arriveremo ma sicuramente senza regalare niente a nessuno". E in queste parole c’è l’essenza del pensiero di calcio di Juric, quel pensiero che spinse, l’estate scorsa, il presidente Maurizio Setti e il direttore sportivo Tony D’Amico a scegliere il tecnico croato ancor prima di saper che Alfredo Aglietti sarebbe poi riuscito nell’impresa di portare il Verona in A attraverso i playoff (con relativi mugugni della piazza al momento dell’annuncio del divorzio con il tecnico che – subentrato a Fabio Grosso – era riuscito a centrare una promozione che a tutti sembrava impossibile).

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