Il Verona è vicino a diventare il sesto club di Serie A a stelle e strisce. È entrata nel vivo, infatti, la trattativa con il fondo statunitense che vuole rilevare da mesi la società gialloblù. Un affare svelato nei suoi contorni da Tuttosport lo scorso 27 settembre, allorquando gli emissari che stavano portando avanti l’operazione avevano imbastito i primi contatti ufficiali e individuato entro Natale la deadline per chiudere l’operazione. Detto, fatto. Nella giornata di domani è previsto un nuovo aggiornamento tra le parti per provare ad arrivare al signing, da completare nelle prossime settimane. La regia dell’advisor Deutsche Bank - ovvero l’istituto di credito al quale il presidente Maurizio Setti ha dato mandato per verificare la consistenza dei gruppi interessati a rilevare le quote societarie - sta aiutando le parti ad avvicinarsi all’intesa definitiva. Si procede in maniera spedita.
La prima offerta
La prima offerta da 100 milioni presentata a fine settembre era stata respinta al mittente, con Setti che aveva cercato di mantenere pieni poteri. Il modello a cui l’imprenditore carpigiano ammiccava era quello strutturato dai Percassi col fondo Bain Capital (guidato da Steven Pagliuca) all’Atalanta. Il che gli permetterebbe di restare all’interno della nuova compagine sociale con un ruolo di spicco e soprattutto mantenendo una certa operatività. Da parte del fondo americano (con investitori anglosassoni al loro interno) la risposta è stata tiepida. Quello della Dea rappresenta un unicum sul mercato. Parliamoci chiamo: chi coopterebbe un modello in cui bisogna investire capitali freschi ed ingenti senza poi aver l’ultima parola quando si devono prendere delle decisioni? (Quasi) nessuno.