TORINO - Forse, a Benevento e Spal, sarebbe bastato avere un po’ di pazienza per evitare la retrocessione in Serie C. La pazienza che ci sarebbe voluta a inizio stagione, quando entrambe facevano fuori, probabilmente con troppa fretta, il primo allenatore stagionale: Caserta al Benevento, Venturato alla Spal. Certo, erano in difficoltà, ma non erano partiti malissimo e tutti i loro successori di fatto hanno solo peggiorato la situazione e si sono “bruciati” pure i nomi pesanti di Cannavaro per i campani e di De Rossi per i ferraresi: anche se nel giorno della retrocessione non sono stati loro a metterci la faccia, ai due Campioni del Mondo 2006, essendo stati quelli più a lungo sulle panchine dei due club, vanno attribuite le maggiori responsabilità della caduta in Lega Pro di Benevento e Spal che tornano in quella C che avevo lasciato entrambe nel 2016. Cannavaro peraltro, dopo il ko di Como, all’inizio della sua disavventura per la Strega, aveva anche dato le dimissioni: chissà, a non averle respinte, anche lì poteva essere un’altra svolta mancata. Di certo, l’ex difensore azzurro non è riuscito a dare un’anima alla squadra e ha pagato la sua inesperienza nella categoria, stesso discorso per De Rossi, debuttante assoluto su una panchina, e s’è visto. In generale, entrambi erano stati scelti per creare entusiasmo intorno alla squadra, con una strizzata d’occhio al marketing: scelte che pagano sull’immediato ma che alla lunga si sono rivelate fallimentari, affidarsi a un allenatore di categoria ma senza particolare appeal, magari avrebbe pagato di più. Resta il fatto che la Spal esonera Roberto Venturato con la squadra al 14° posto che aveva raccolto 9 punti in 8 partite: magari non ci si salvava lo stesso, ma certi suoi risultati (2-2 in rimonta a Bari, vittorie su Cagliari e Venezia), meritavano di essere tenuti più in considerazione. Discorso analogo per Fabio Caserta che aveva
messo insieme 7 punti nelle prime 6 partite ma pareggiando a Marassi col Genoa e battendo in casa il Frosinone, cioè 4 punti con le future dominatrici della B. Però i cambi di panchina non bastano a spiegare il flop di Benevento e Spal. Entrambe non avevano fatto un brutto mercato anzi, a inizio stagione per tutte e due si pronosticava un campionato da protagoniste, magari un po’ meno per la Spal che era reduce da una salvezza conquistata alla penultima giornata. Però a Benevento, già alla fine della scorsa stagione, non tirava una buona aria. La stagione s’era chiusa in semifinale playoff ma Caserta era nel mirino dei tifosi. E critiche da una frangia della tifoseria campana riguardavano anche patron Vigorito che, seccato per la poca riconoscenza, a giugno minacciava di non iscrivere la squadra. La cosa rientrò dopo pochi giorni quando la piazza si schierò compatta dalla parte del presidente, ma non era un bel segnale per il futuro, qualcosa s’era incrinato anche se apparentemente poi veniva allestita una squadra competitiva, dove chi se n’era andato veniva sostituito da un elemento teoricamente della stessa caratura. Ma quel che probabilmente rovina tutto, è la Serie A. Quando la raggiungi, poi la piazza fatica ad apprezzare un campionato di B seppur fatto ad alti livelli perché non ti basta più, la massima serie “droga” tutto. Questo è successo a Benevento con la squadra troppo spesso lasciata sola dai suoi tifosi, con gran parte degli abbonati che neanche andavano allo stadio ben prima che la situazione fosse compromessa. Per la Spal invece, è stato un lento declino, con la C che arriva dopo tre stagioni di B, seguite alla caduta dalla A del 2020. L’avvento di Tacopina avrebbe dovuto dare nuovo entusiasmo ai ferraresi e prospettive interessanti, invece è stato il finale di una china che iniziava a preoccupare già prima di lui. E nel tracollo, mettiamoci anche una certa sottovalutazione della situazione da parte dell’avvocato statunitense. Un esempio su tutti: quando a gennaio venne ingaggiato Nainggolan, Tacopina parlava di Spal che avrebbe conquistato i playoff. Ma la situazione era già piuttosto difficile, forse sarebbe stato più utile prenderne atto invece che inseguire qualcosa d’impossibile. E ora nubi fosche si addensano sul futuro di entrambi i club. Vigorito ha messo un punto interrogativo sul suo futuro al Benevento di cui ha scritto la storia calcistica con le uniche due partecipazioni alla A nella storia della Strega. Ma potrebbe essere stanco, anche di venir criticato, pur non avendo mai lesinato sforzi per fare grande il Benevento. E dubbi ci saranno anche sulla gestione di Tacopina alla Spal: se intendesse farsi da parte, con la retrocessione in C non rientrerebbe dell’investimento fatto, oggi il club vale molto meno, lui nel frattempo s’è preso una pausa per riflettere anche se dice che la C non lo spaventa, avendola già vinta (con Pippo Inzaghi al Venezia). Ma per entrambe non sarà semplice riemergere dall’inferno della Lega Pro.