
Ogni volta che il Cittadella fa un’impresa, ogni buon calciofilo dovrebbe festeggiare. Perché è la vittoria del calcio pane e salame, fatto di idee e rigore nei conti, non di baracconate e budget milionari. Di un club che è già leggenda, espressione di un borgo di 20mila abitanti che dà lezione di calcio da più di vent’anni, con un club nato nel 1973 dalla fusione delle due squadre di Cittadella, quella dei comunisti con quella dei democristiani. E fondendo Peppone a Don Camillo si è realizzata una delle storie più belle del calcio tricolore. Sabato pomeriggio, l’ultima puntata, la vittoria in casa del Pisa vice capolista. Successo, va detto, anche fortunato perché ai nerazzurri di Filippo Inzaghi è girato tutto storto e ai granata veneti tutto liscio.
Ma che bellezza il gol partita di Luca Pandolfi, 26 anni, il sesto in questo campionato, uno che se trovasse un minimo di continuità in più, sarebbe una punta da Serie A, vedere il suo strepitoso gol con cui il Cittadella il 3 novembre scorso castigò al 90’ il Palermo al Barbera. Con questa vittoria il Citta sale a quota 30 e “vede” la salvezza, mancano 13 turni e un anno fa si manteneva la categoria a quota 42. Adesso insomma, si può respirare, ma a un certo punto della stagione, che brutti brividi per i granata. L’11 ottobre scorso, con la squadra terz’ultima, addirittura si esonerava l’allenatore nel corso della stagione, qualcosa che a Cittadella non succedeva dal 1996, passando da Edoardo Gorini ad Alessandro Dal Canto. Ma non è stato semplice per il successore raddrizzare la stagione. Il 10 dicembre, il dg Stefano Marchetti, autentico deus ex machina del Citta, coi granata ultimi in classifica, dava le dimissioni. Che la società subito rifiutava. E da lì, è iniziata a cambiare l’aria.
Fino ai 30 punti di oggi, a -3 dalla zona playoff e alla stessa distanza da quella playout, una rincorsa ottenuta anche grazie a 6 vittorie esterne, che mettono, per dirne una, il Cittadella due punti davanti alla Sampdoria che finora ha speso milioni come noccioline. Si dirà: però il Cittadella nei tempi d’oro faceva i playoff (5 qualificazioni di fila dal 2017 al 2021 con due finali perse da Verona e Venezia). Ma quella era un’altra B, molto più livellata, dove Davide poteva irridere Golia con più facilità perché i budget delle squadre erano più simili anche se il club granata era già allora il più sparagnino. La vera utopia del Cittadella va in scena in questi ultimi anni, fatti di sofferte ma gagliarde salvezze. Lunga vita al Citta!