Corsi esclusivo: "Il mio Empoli di qualità"

Intervista al presidente dei toscani, appena tornati in Serie A: "Dionisi? Mi impressionò quando lo affrontai al Venezia"
Corsi esclusivo: "Il mio Empoli di qualità"© www.imagephotoagency.it

EMPOLI - Buongiorno presidente Fabrizio Corsi e complimenti. Quanto ci sperava nella promozione in Serie A del suo Empoli a inizio campionato e qual è stato il segreto per il risultato finale? «Io sinceramente alla squadra davo un valore adeguato sin dalla prima giornata. L’anno scorso con 15 di questi ragazzi si è fatto nel girone di ritorno qualcosa come il secondo-terzo posto a livello di punti. Poi rendendomi conto del lavoro che quest’anno il tecnico Dionisi portava avanti quotidianamente insieme al suo staff devo dire che ci speravo. D’estate tutti noi dirigenti siamo convinti di avere allestito un’ottima squadra ma alla fine esultano in pochi. Il segreto è molto semplice, squadra forte con giovani bravi, tant’è che abbiamo la rosa più giovane del torneo, aspetto di cui siamo orgogliosi. Va poi detto che Dionisi ha gestito in maniera esemplare il gruppo con i cuoi collaboratori che si sono integrati al meglio con i nostri. Il problema è che all’Empoli dal 2013 in qua si è alzata la conoscenza di quelli che sono i contenuti di uno staff di lavoro, per cui siamo abituati “male”, ce ne accorgiamo subito se c’è qualcosa che non va. Se lo staff che scegliamo non rende rispetto alle nostre aspettative si va in paranoia ma siamo capitati bene anche stavolta con l’allenatore».

Come nasce la scelta dell’allenatore Dionisi: ha portato tanti punti ma anche un bel gioco. Ricorda il primo colloquio con lui, cosa la colpi?
«La scelta? Molto semplice, l’anno scorso da avversari del suo Venezia, sia all’andata che al ritorno ci siamo subito resi conto del valore del gioco che aveva dato alla squadra. Ci erano piaciuti tantissimo lui e Italiano della Spezia. Poi abbiamo parlato soltanto con Dionisi e abbiamo avuto conferma che fosse l’allenatore che serviva a noi».

L’altra colonna di questa promozione è il direttore sportivo Pietro Accardi che tra l’altro è in scadenza. Cosa ci dobbiamo aspettare e qual è la sua qualità migliore?
«Sicuramente è una figura fondamentale, che si è formato qui. Noi vogliamo proseguire con lui anche in futuro, il fatto che non abbia ora il contratto non mi sembra così importante, se ce l’avesse e arrivasse un club di livello credo che non sarebbe una garanzia assoluta. Spero di non avere questo problema da affrontare, comunque nel giro di un paio di giorni ci vedremo e approfondirò l’argomento per poter “togliere la prognosi”».

Si riaprirà il grande libro della Serie A che per voi non è certo una novità. Come pensa di orientarsi sul mercato, con quale filosofia approccerete questa fase strategica?
«L’idea è quella di confermare questo gruppo. Già tre anni fa si fece l’errore di stravolgere una rosa che aveva stravinto. Facciamo tesoro di quella esperienza. Ora appena finirà la stagione analizzeremo tutti i numeri e in base a questi si appronterà un programma».

Arrivate in A e avete rischiato di non trovarci Juventus, Milan e Inter. Che idea s’è fatto di questo caos Superleague?

«E’ stata una cosa che mi ha fatto preoccupare. Voleva dire la fine della Coppa dei Campioni, dei meriti sportivi e quindi squadre che arrivavano terze o quarte non finivano in Champions League. Non mi aspettavo questa rivolta popolare così forte, un vero e proprio rigetto da parte della gente. C’è stato un segnale netto e di conseguenza la politica, che è eletta dai territori, si è messa di traverso per cui la Superleague è naufragata. Almeno per il momento».

In società può contare anche sull’apporto di sua figlia Rebecca che è vicepresidente. Come e quanto incide?
«Lei è una presenza costante e raccoglie delle sfumature che diversamente io non intercetterei: tra sede, settore giovanili e le donne. Si tratta di un supporto importante che mi fa sentire maggiormente tutelato. Io in tutti questi anni per l’Empoli ci ho dedicato la vita in questi 30 anni e i miei figli ci sono cresciuti dentro per cui ora l‘Empoli è quasi più loro che mio. Io forse potrei farne a meno, loro invece no!».

Quanto e come ha inciso in questa stagione la pandemia a livello tecnico e societario?
«A livello economico ha impattato per un costo di circa due milioni e mezzo di euro, che per una società come la nostra è un cifra importante. Noi abbiamo monitorato tutti i ragazzi del settore giovanile, anche quelli più piccoli, cercando di farli allenare quando i decreti lo consentivano. Abbiamo speso un milione di euro in tamponi sierologici e molecolari tanto per essere chiari. Ora costano un po’ meno ma è stato un impatto mica da poco. Vediamo cosa si dovrà fare la prossima stagione ma in generale posso dire di essere soddisfatto per come si è gestito il tutto. Abbiamo avuto 4 giocatori positivi nel girone d’andata e ora ultimamente undici tutti insieme, si è sospesa l’attività, ma ci si è ripresi in fretta. Dopo aver recuperato non erano al top, hanno raschiato il barile, ma è stato comunque sufficiente».

Lo stadio Castellani era chiuso ovviamente per coronavirus. Il progetto per quello nuovo a che punto è?
«Diciamo che c’è stata una sorta di riavvio perché l’amministrazione ha deciso di passare dalla concessione alla vendita dell’impianto. Per cui ora lo stanno valutando per poi fare un bando a cui noi saremo interessati ma i tempi per l’assegnazione dello stesso si stanno dilatando. Spero che basti un anno. Leggo che si cerca di velocizzare la burocrazia ma io segnali in questo senso non ne vedo».

Qual è stato l’avversario che l’ha colpita e le è piaciuto di più?
«Abbiamo avuto partite in cui siamo andati in difficoltà. La squadra che contro di noi ha giocato bene anche se in generale non mi ha convinto è stata il Monza. Ma anche il Cittadella ha espresso un ottimo calcio, per mezzora ci diede dei grattacapi. Noi comunque avremmo meritato di centrare anche un po’ prima l’obiettivo ma non ci lamentiamo».

Dopo questa promozione del suo Empoli, il prossimo azzurro che si spera diventi protagonista nel prossimo mese sarà quello della Nazionale con l’Europeo. Cosa pensa dell’Italia di Mancini?
«Io credo che il valore aggiunto della Nazionale sia proprio il ct e il suo staff. Il gruppo è buono ma Mancini sta portando avanti un grande lavoro. Spero che all’Europeo arrivino conferme rispetto a ciò che ha fatto in questi anni. Abbiamo scalato meritatamente il ranking Fifa. Credo che il merito sia davvero da attribuire al commissario tecnico e alle persone che ha individuato come ideali per accompagnarlo in questo suo percorso».

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