Alzi la mano chi avrebbe detto, la scorsa estate, che il Frosinone sarebbe andato in Serie A. Nessuno ci avrebbe puntato un euro e proprio qui sta il senso del...Grosso capolavoro che è stato fatto. Beninteso, il club ciociaro di Maurizio Stirpe ha dominato la B fin dall’autunno perché tutte le componenti hanno dato il meglio di sé: allenatore, squadra, società ma anche un pubblico che è presente allo Stirpe con numeri eccezionali, Frosinone conta 46mila abitanti e mediamente 11mila partecipano alle sfide interne con un rapporto tifosi/popolazione cittadina di circa 1 a 4, una passione unica, nessuno in Italia può vantare un attaccamento simile. Però, i meriti di quella che è un’autentica impresa, vanno dati in gran parte all’allenatore Fabio Grosso.
L'impresa di Fabio Grosso
L’eroe del Mondiale di Germania 2006, fino a qualche mese fa non godeva di particolare credito da tecnico. Su di lui pesavano i tre esoneri di fila (Verona, Brescia e Sion), rimediati prima di sbarcare a Frosinone nel marzo 2021, giusto per chiudere la stagione che aveva visto l’esaurirsi del ciclo durato un biennio con Alessandro Nesta. Una scelta fortemente voluta dal dg Angelozzi, che era stato già decisivo per la carriera da giocatore di Grosso. Però, con la scorsa annata chiusa dalla beff a dei playoff sfumati all’ultima giornata, quale società lo avrebbe confermato? Il Frosinone l’ha fatto, e ha avuto ragione. Eppure, il compito che gli era stato affidato, non era dei più semplici, visto che l’organico la scorsa estate è stato rivoltato come un calzino e la squadra, in ogni gara, ha giocato con 2, massimo 3 elementi della passata annata nell’undici titolare. E qui sta il capolavoro di Grosso: non aveva la squadra più forte ma ci ha messo poco a farla diventare tale, grazie alle sue scelte e al suo ottimo lavoro sul gruppo. Il Frosinone giocava a memoria fin dalla prima amichevole, quando magari si sarebbero messi in preventivo i classici problemi d’amalgama di quando si rifonda una rosa. Già dall’esordio in campionato (1-0 a Modena) si poteva intuire che a Frosinone c’era un’aria nuova, rispetto alla precedente annata. Anche quella prometteva bene, ma poi i giallazzurri si erano buttati via “regalando” una caterva di punti alle squadre più deboli della B. Stavolta no.
Frosinone, la svolta del campionato
Il Frosinone svolta definitivamente dopo una sconfitta, il 2-1 di Parma dell’1 ottobre. Quel giorno il Leone fa un partitone, anche il pari sarebbe stato stretto. Ma è lì che il gruppo capisce che nessuno è in grado di metterli sotto. L’autostima cresce di partita in partita e il Frosinone va in testa per meriti propri ma anche perché le grandi favorite dell’estate, Genoa, Cagliari e Parma, hanno i loro problemi, come tante altre da cui ci si poteva aspettare di più. La squadra di Grosso invece, è un’orchestra che non sbaglia una nota, la conferma arriva l’8 dicembre, quel giorno il Frosinone vince 3-0 in casa della Reggina, che fino a quel punto della stagione aveva stupito anche più dei ciociari mentre da quel ko i calabresi iniziano a ridimensionarsi. Nessuno tiene il passo del Frosinone che sbaglia la prima partita soltanto alla 30ª giornata, quando all’ultimo secondo viene beffata in casa dal Cosenza. Ma la A era già in tasca da mesi, con la terza in classifica tenuta sempre a debita distanza, anche perché nessuno ha mostrato il gioco e la solidità del Frosinone. Ma è stato anche bravo Grosso nell’utilizzare il più possibile tutta la rosa, qui sta la sua modernità. Nell’era dei 5 cambi, non devono quasi più esserci le riserve. Ma i titolari per 90’, per un’ora e quelli che giocano gli ultimi 20-30 minuti. Grosso ha fatto ancora di più. Indovinare l’undici iniziale per tutta la stagione è stato praticamente impossibile e non era mai uguale a quello precedente. Inoltre, i suoi cambi sono stati i più decisivi della B. Segno che Grosso ha padroneggiato al meglio l’organico e spalmando il minutaggio su tutta la rosa, la squadra non ha mai patito la fatica del campionato, mostrando la freschezza necessaria nel girone di ritorno, quando c’era da contrastare il prevedibile ritorno della avversarie, tenute però sempre a distanza di sicurezza per una A che una volta ottenuto il primo posto, nessuno è mai riuscito a mettere in discussione. Pure il Frosinone ha avuto, per certe gare, una lunga lista d’indisponibili, con assenze anche pesanti. Ma Grosso non l'ha mai usato come alibi, ha responsabilizzato al meglio i sostituti e quando sono rientrati i titolari, l’hanno fatto con calma, senza forzare mai i tempi. Col risultato che quando tornavano in campo erano più forti di prima.
Frosinone, i meriti del dg Angelozzi
Poi, grandi meriti vanno dati al dg Guido Angelozzi. Un anno fa, con la cessione di Gatti alla Juve, realizzava una plusvalenza monstre (comprato in C dalla Pro Patria per 150mila euro e rivenduto alla Juve per 10 milioni) che dava il cash giusto per questa stagione. La scorsa estate Angelozzi è stato bravo a farsi dare dal Genoa l’ala sinistra Giuseppe Caso, il più imprevedibile giocatore della B e che potrebbe incantare anche in A. Ma anche negli Under - Turati, Moro, Mulattieri... - sono state fatte le scelte giuste e chi ha i giovani migliori spesso sale in A (vedi la Cremonese di un anno fa). Ma mettiamoci anche altri affaroni importanti. Come Roberto Insigne, scambiato col Benevento per Ciano, autore di una stagione ad altissimi livelli (sarà molto interessante vederlo in A, ora). O gli arrivi dal Monza di elementi chiave come Sampirisi e Mazzitelli. Per non parlare di affidare a Lucioni la difesa, colmando al meglio la cessione di Gatti. Fino alla valorizzazione di un difensore come Ravanelli che a Cremona era stato chiuso dall’esplosione di Okoli e che in Ciociaria è rinato. E attenzione al gabonese Oyono: in A può stupire. Insomma, con questa formidabile annata, Maurizio Stirpe raccoglie quanto di buono seminato in questi vent’anni, a iniziare dallo stadio dedicato al padre che è un gioiellino nel panorama delle vetuste strutture italiane. Con l’atroce beff a di vivere il trionfo quattro giorni dopo la scomparsa del fratello Curzio, con cui condivideva la passione per la squadra. Questa terza promozione in A della sua storia col Frosinone potrebbe essere quella della consapevolezza. Nelle due precedenti apparizioni in massima serie, tutta la piazza si stava facendo ancora le ossa, mancava la consuetudine con la A. Stavolta potrebbe essere diverso. Il Frosinone ci arriva con le spalle più larghe e con una squadra che, per come gioca, meriterebbe di essere riproposta quasi in toto anche in A. In realtà, non sarà semplice riavere i tanti elementi in prestito. Come non sarà semplice avere ancora Grosso in panchina: è seguito anche da grandi club, va in scadenza e non s’è ancora incontrato con la società. Che probabilmente, di fronte a una chiamata importante lo lascerebbe partire (a malincuore). Ma il club di Stirpe ha la solidità giusta per provare a mettere le tende in A al di là di chi la guida in panchina. E stupire tutti, anche grazie alla passione genuina per il calcio che si respira a Frosinone.