Genoa, monumento per Gilardino: la Serie A è sua

Promosso a dicembre dalla Primavera, si è dimostrato l’allenatore giusto per rinascere: il suo lavoro ha fatto dimenticare i tanti errori della 777 Partners, a iniziare dal ritardato esonero di Blessin

Scherzando ma non troppo, bisognerebbe fare un monumento equestre ad Alberto Gilardino (magari al posto di quello di piazza Corvetto a Genova, dove a cavallo c’è Vittorio Emanuele II), allenatore promosso alla guida del Genoa che ha raddrizzato la stagione del Grifone in maniera strepitosa, nascondendo come la cenere sotto il tappeto certi errori societari della 777 Partners, la holding americana che, pur dando al Grifone un futuro tendente al radioso, qualche peccatuccio l’ha commesso. Già perché un anno fa, subito dopo la retrocessione, la proprietà statunitense aveva coniato uno slogan, “only one year” solo un anno (di Serie B). Inoltre, più volte la dirigenza affermava: noi la squadra per vincere il campionato l’abbiamo fatta, ora sta ai giocatori essere all’altezza dello sforzo fatto. Ma se il Genoa ha dominato la B solo dopo l’arrivo di Gilardino, è perché prima i 777 qualche errore di troppo l’avevano fatto. Il primo e più importante, quello di aver tergiversato troppo sulla sostituzione di Blessin. Non era sbagliato confermarlo dopo la retrocessione, un anno fa tutti parlavano bene del tecnico tedesco anche se di norma, dopo una caduta di categoria, il primo che si cambia è l’allenatore. Ma a novembre, mentre la stagione rischiava di andare a ramengo, il Genoa aspettava un mese di troppo per sostituirlo. Gli estremi c’erano già dopo la partitaccia di Marassi col Como che cadeva a pennello, prima della sosta per le Nazionali, avrebbe dato il tempo al sostituto di lavorare con tutta la calma necessaria. Si fosse puntato già da allora sul Gila, prima che la situazione degenerasse, il Genoa avrebbe avuto tutto il tempo per dominare il campionato, come da pronostico, invece di arrivare alla A alla penultima giornata dietro il Frosinone.

Genoa, gli errori Caso, Aramu e Candela e l'intuizione Martinez

Poi, errore riconosciuto da chiunque se ne capisca un minimo di B, che sbaglio cedere Caso al Frosinone. Sarebbe errato dire che i ciociari sono saliti in A grazie alle sue magie. Ma, per intendersi, il contributo di Caso alla causa ciociara è paragonabile a quello di Gudmundsson per il Genoa. Invece la società lo cedette per 1.1 milioni coi quali, grossomodo, ci si paga l’ingaggio (annuo e lordo) del suo sostituto, Aramu, l’unico giocatore che Gilardino non è riuscito a rivitalizzare (anche per problemi fisici). Caso era del Genoa, più giovane di Aramu, aveva un ingaggio normale (che non guastava) ma era già promettente (l’aveva già chiamato Mancini per uno stage in Nazionale). Chissà cosa diceva l’algoritmo su di lui... E il fallimento dell’operazione Aramu potrebbe essere completato in futuro dalla cessione del giovane Candela al Venezia in contropartita, coi lagunari risaliti in classifica anche grazie ai suoi gol e assist, nel ruolo di esterno poi, dove il Genoa, per i tanti infortuni, qualche problema l’ha avuto. E fra gli errori societari mettiamoci anche il -1 in classifi ca per un pasticcio nei pagamenti, ma qui è stata brava la società a dimostrare la propria buona fede e a limitare i danni a un punto e non due. Per carità, ogni buon genoano è grato alla 777 Partners, i 20239 abbonati testimoniano quanta fi ducia ci sia negli americani. Ma in vista della ben più impegnativa Serie A, che chiederà decisioni in tempo reale, forse non sarebbe male rivedere qualcosa nella catena di comando. Non si discute la competenza del gm Spors. Ha portato, già nel gennaio 2022, diversi giocatori che in B sono stati fondamentali e che costituiscono un patrimonio per la società. In più, la scorsa estate, è stata una grande intuizione Martinez, nonostante lo scetticismo che c’era sul portiere spagnolo, poi uno dei protagonisti della promozione e probabilmente il miglior portiere del campionato. Ma è difficile per Spors avere sempre l’ultima parola sulle scelte del Genoa senza essere a Genova, senza avere il polso di una piazza e di una tifoseria a cui conviene dare spesso credito, dovendo poi occuparsi anche di tutte le altre società del gruppo per le quali ha lo stesso ruolo apicale.

Genoa, i meriti di Gilardino

Non è stato un bello spettacolo ostinarsi a confermare Blessin dopo che aveva dato dei dilettanti ai giocatori (accadde dopo il ko di Perugia), lì si è rischiato che la stagione deragliasse perdendo tempo prezioso e non era scritto da nessuna parte che chiunque fosse subentrato avrebbe così brillantemente risolto tutto. Gilardino poi, è stato tenuto ad interim per un mese. Riconoscenza avrebbe voluto che lo si insediasse a tutti gli effetti quando il Genoa, alla sua terza uscita, batteva il Frosinone che a dicembre non aveva rivali, invece che aspettare fino alla sosta natalizia: avrebbe ancor più caricato l’ambiente e si sarebbero riconosciuti i meriti del Gila che erano evidenti già dalla prima uscita, in cui piegava il Sudtirol, che scendeva a Marassi con una serie positiva di 12 gare, in un Ferraris dove Blessin, nelle precedenti uscite aveva battuto solo il Modena. Questa è stata la vera forza di Gilardino: sapere che cosa vuol dire indossare la maglia del Genoa (era già molto amato da bomber del Grifone) e trasmetterlo ai giocatori che solo con lui hanno capito che alla B bisognava approcciarsi con molta umiltà. Quella che mancava nelle scelte precedenti. Solo un anno di B, si affermava con un po’ di supponenza. Ma bisogna tornare al 2019 per ritrovare una squadra capace di tornare subito in A (ci riuscì il Verona attraverso soff erti playoff ). E nella storia delle retrocessioni del Genoa, il Vecchio Balordo (come l’aveva perfettamente battezzato Gianni Brera) mai era riuscito a riconquistare subito la A.

Genoa, Zangrillo, la scelta di Gilardino, Coda e l'effetto Marassi

Poi, con la forza dei risultati, il Gila ha convinto la dirigenza che ha già fatto filtrare la notizia che sarà confermato anche per la A. Perché fare scelte funzionali invece che cercare il nome ad effetto, potrebbe rendere di più (vedi la scelta sciagurata di affidare la squadra in A a Shevchenko) e costare di meno, anche perché il Genoa è tenuto a galla dalla 777 Partners sulla montagna di debiti ereditata da Preziosi (ma anche dopo il loro arrivo, parecchi soldi non sono stati spesi al meglio). E pensando a quel che sarà la A, non sarebbe male dare più peso nelle decisioni al presidente (e tifoso genoano doc) Alberto Zangrillo: nella burrasca di novembre, è lui che è riuscito, fra infinite discussioni, a imporre Gilardino che in cuor suo, coltivava già dall’estate, quando s’era speso per averlo alla guida della Primavera, dove già lì, il Gila dimostrava di avere ottimo manico. Il resto l’ha fatto un organico che non era sbagliato definire una corazzata. Coda a qualcuno ha fatto storcere il naso ma alla fine è andato in doppia cifra, è stato decisivo negli assist e non ha senso discuterlo (ma a gennaio, qualche rischio che se ne andasse, s’è corso). E mettiamoci l’effetto Marassi, la carica superiore che sa dare il Ferraris tinto di rossoblù. E anche lì, grazie Gila che ha spiegato ai giocatori che cosa vuol dire giocare per il Grifone. Perché chi tifa Genoa, come i loro fratelli che supportano il Toro, non impazzisce per una squadra. Ma per una sorta di ente morale.

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