Krause esclusivo: "A Parma per 100 anni come Agnelli"

Il magnate americano, proprietario del club gialloblù, ci ha aperto le porte del suo sogno italiano: "Buffon, la città e un Golden Boy"
Krause esclusivo: "A Parma per 100 anni come Agnelli"© ANSA

PARMA - Il riscaldamento è stato sul prato del Tardini e all’interno del museo, tra coppe e maglie storiche. La partita, 92 minuti di chiacchiere a ruota libera, in uno sky box a strapiombo sul campo con tanto di tempi supplementari a tavola, in un ristorante a due passi dallo stadio tra branzino, ricciola e un buon Sauvignon. Kyle Krause, il magnate americano proprietario del Parma, ha aperto le porte del suo sogno italiano a Tuttosport (con la presenza dell’amministratore delegato Federico Vincenzoni e del direttore Xavier Jacobelli). «Sono deluso e frustrato dai risultati del momento come tutti i nostri tifosi (meno 11 punti dai playoff, più 6 dai playout), ma non sono affatto dispiaciuto. Anzi... Essere il patron di un club storico come il Parma, conosciuto nel mondo, resta un sogno per me che ho origini italiane e sono innamorato di questo Paese. Non cambierei mai il Parma per nessun altro club europeo».

Nemmeno per un club della ricca Premier League?

«Mai! Sono contento del mio investimento e di come i tifosi mi hanno accolto. Vogliamo e dobbiamo crescere, insieme. Un passo alla volta riporteremo il Parma dove merita. Il sogno a breve termine è il ritorno in Serie A e poi tra qualche anno punteremo all’Europa. Abbiamo un progetto chiaro».

Dopo aver riportato Buffon al Parma, sogna di acquistare un’altra leggenda?

«Quella di Gigi è stata un’occasione unica. L’ho conosciuto all’Allianz Stadium l’anno scorso a margine della partita contro la Juventus e ho detto lui: “Torni a giocare con noi?”. Buffon ha sorriso ed è lì che è cominciato tutto. Ci divertiamo ogni giorno: oltre ad essere un campione, è un grande leader. I giocatori hanno alti e bassi, mentre Gigi ogni giorno fa tutto al top. È come una Ferrari. Però... Però Buffon è stata un’opportunità unica. Siamo un’azienda giovane che deve crescere anche attraverso il lancio dei talenti del vivaio».

L’Ajax è il suo modello?

«E’ un sistema meraviglioso, ma è costruito attorno a circostanze uniche. Cercare di diventare l’Ajax al di fuori del loro ambiente specifico sarebbe impossibile. Ci sono cose che possiamo imparare da un modello come l’Ajax, ma dobbiamo sviluppare una struttura che sia unica per il Parma e anche sostenibile».

Tra le sue priorità c’è il nuovo stadio: si ispirerà a quello della Juventus?

«Non ci ispiriamo a nessun impianto specifico nel nostro progetto. Il nuovo stadio sarà quello in grado di offrire l’esperienza contemporanea ai fan per i prossimi vent’anni. Non può essere un luogo che si vive solo per 20 giorni all’anno, ha bisogno di intrecciarsi nel tessuto della comunità per compleanni, eventi, convegni e tante altre iniziative. E deve riflettere ciò in cui crediamo come società: sostenibilità, uguaglianza, inclusione e creazione di opportunità per le persone».

L’anno scorso ha incontrato Andrea Agnelli a Torino: cosa vorrebbe avere del presidente della Juventus?

«Gli Agnelli guidano la Juventus da cento anni. Io sono al Parma da diciotto mesi, ma spero che la mia famiglia gestisca questo club per almeno altri 98 anni».

Consiglia mai qualche giocatore da schierare a Iachini?

«Mi sento fortunato perché dirigo un’azienda abbastanza grande, ma non mi ritengo così intelligente da poter fare anche l’allenatore. Ognuno di noi ha le proprie opinioni. Ma il mio lavoro non è dare suggerimenti tattici. Cerco di fare in modo che il tecnico possa lavorare al meglio, fornendogli il supporto e le risorse necessarie per il successo».

In cosa si sente italiano?

«Io, un po’ per i miei antenati e un po’ per l’amore che provo per questa terra, mi sono sempre sentito italiano anche in America. Ho sempre mangiato cibo italiano e bevuto vini di qui. Idem per l’abbigliamento. Mi sono fidanzato con mia moglie a Palermo e ci siamo sposati a Positano. E uno dei miei figli si è sposato nelle Langhe».

Nelle Langhe ha lasciato anche lei il cuore, tanto da investire in un resort di lusso : “Casa di Langa”...

«Amo il popolo italiano, potrei raccontare tante storie sulla cordialità e il calore che ho ricevuto. Per me, ciò che rende speciali le Langhe è il vino eccezionale».

Lo juventino De Ligt e la sua compagna AnneKee sembrano innamorati come lei delle Langhe: ha mai pensato di assumerli come testimonial per il suo resort?

«Mi piacerebbe che venissero a “Casa di Langa”. Abbiamo lavorato duramente per costruire un resort che permetta alle persone di vivere autenticamente tutto ciò che la Langa offre».

Quali vini sarebbero Buffon, Simy e l’ex gioiello del Manchester City Bernabé?

«Gigi un bel Barolo Cru, Simy un Barbera Riserva. Bernabé? Un’Alta Langa con le bollicine. Siamo molto contenti di questo ragazzo spagnolo, innanzitutto perché ha superato i problemi di salute: è tornato in maniera brillante. Ma non è l’unico: penso anche a Franco Vazquez».

Rinuncerebbe a bere il suo vino per 4 mesi pur di vedere subito il Parma in Serie A?

«In Italia vengono prodotti così tanti buoni vini che non sarebbe un problema rinunciare al mio. Terrei le mie bottiglie per la festa della promozione, che sogno di celebrare in piazza con i nostri tifosi. Dove posso firmare? (risata)».

Vista la sua passione per il Piemonte, non ha mai pensato di provare ad acquistare il Torino?

«Bisogna capire anche se un club è in vendita e quale è meglio per chi compra. Il Parma è perfetto per la mia famiglia e poi in due ore sono nelle Langhe».

Nei club italiani sono sempre più numerose le proprietà statunitensi, l’ultimo esempio è la partecipazione americana nelle azioni dell’Atalanta dei Percassi: perché questa moda?

«Non posso parlare per tutti. Sicuramente c’è chi investe qui perché è affettivamente legato all’Italia e perché vede l’opportunità di far crescere l’investimento. Il calcio italiano è un bene di cui il mondo intero si è innamorato in passato».

Se avesse una bacchetta magica, cosa cambierebbe del calcio italiano?

«Ogni Lega e ogni club ha un piano su come diventare più popolare. Ma se potessimo lavorare insieme per esportare un ottimo prodotto all’estero potremmo davvero avere un grande impatto».

Nel Parma ha già investito 175 milioni per rafforzare la squadra: chiederebbe aiuto a Buffon per tentare anche Cristiano Ronaldo in futuro?

«A Gigi, nel caso, preferirei chiedere aiuto per portare a Parma un vincitore del Golden Boy o a crearne uno in casa. Detto questo, ho conosciuto Chiellini e lo stimo molto: grande giocatore e persona straordinaria».

Chi è il suo giocatore preferito nel Parma?

«Ho 5 figli e, come dico sempre, il preferito è quello che è con me in quel momento. Questo vale anche per i giocatori. Quindi ora dico Martin Turk, portiere del 2003, che l’altro giorno contro il Pisa non ha subito gol. Buffon gli ha predetto un bel futuro».

Ha più volte sottolineato i pregi degli italiani, ma c’è un nostro difetto che fatica a sopportare?

«Gli italiani seguono le regole a volte e a volte meno. Ed è difficile prevedere quale situazione richieda determinate risposte. Ma a parte questo, il difetto principale lo noto durante le riunioni. In America, quando è in corso un meeting, tutti si isolano per rimanere concentrati. Mentre qui squillano i cellulari e la gente dice: “Scusa, rispondo solo un attimo” (risata)».

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