Giustizia Sportiva, finisce un'era! Dupont: "Altra vittoria della Superlega"

L’avvocato belga celebra un altro storico trionfo dopo quella della sentenza Bosman 1995: “Questo ha una portata dieci volte superiore”. Ecco cosa ha deciso la Corte

L’avvocato Jean-Louis Dupont si è ritagliato un capitolo nella storia del calcio senza aver mai segnato un gol. Non è da tutti, infatti, cambiare per due volte le regole che fanno funzionare il sistema, rivoluzionandolo. Il 15 dicembre 1995 la sentenza Bosman capovolse il calciomercato, invertendo i rapporti di forza fra giocatori e club, così da innescare una serie di conseguenze che hanno fortemente condizionato il pallone europeo. Il 21 dicembre 2023, ventotto anni dopo, la sentenza sulla Superlega spalanca un nuovo scenario, aprendo un vastissimo orizzonte per il futuro del calcio, mai così libero di riorganizzarsi e di ripensare le sue competizioni. Non esattamente amato dall’Uefa, che ha nuovamente sconfitto, questa volta in modo quasi esiziale per l’organismo europeo, il cinquantottenne Dupont ieri si è goduto il trionfo che lo riconsegna ai momenti storici dello sport.

Buongiorno avvocato, se dovesse spiegare la sentenza della Superlega a una persona per strada, cosa direbbe?
«Gli spiegherei, molto semplicemente, che fino a ieri, la Uefa godeva di una posizione di monopolio, attraverso la quale impediva o rendeva molto difficile la vita di chi voleva costruire qualcosa di alternativo a loro. Oggi quel tipo di discriminazione non può più essere applicato e si uò più facilmente avere accesso a un tribunale. La Corte di Giustizia Europea ha messo una camicia di forza giuridica all’Uefa, per impedirle di fare ulteriori danni».

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Per esempio?
«Vieta all’Uefa di... vietare. Vietare il diritto a organizzarsi liberamente».

Qual è, secondo lei, l’elemento più dirompente della sentenza?
«Delle sentenze. Perché non vorrei che ci si soffermasse solo sulla sentenza Superlega, mentre la Corte di Giustizia Europea si è espressa con tre sentenze che vanno considerate nel loro complesso, perché - de facto - mettono mano all’organizzazione dello sport europeo, ognuna con diverse sfumature, ma tutte con lo stesso concetto di fondo riguardante il monopolio. Esiste anche quella dell’Anversa, che riguarda ancora l’Uefa e i suoi regolamenti, ma anche quella della Federazione Internazionale del pattinaggio. Trovo importante quest’ultima perché scardina una volta per tutte l’impossibilità di ricorrere ai tribunali ordinari per risolvere le questioni. Nella sentenza sul pattinaggio questo viene espresso in modo esplicito, mentre è solo accennato in quella della Superlega».

Qual è il concetto?
«Nella sentenza sul pattinaggio, la Corte chiarisce che il Tas di Losanna non rispetta il principio dell’UE della tutela giudiziaria effettiva. In definitiva, i club ora possono avere sempre avere accesso ad una vera giurisdizione statale di uno Stato Membro. E indovinate un po’: secondo queste “regole di autorizzazione” dell’Uefa, il Tas è l’unica sede per appellarsi al rifiuto di Uefa, Ora ci sarà l’opportunità di rivolgersi a un tribunale ordinario, ammesso ovviamente che il tema riguardi un interesse pubblico».

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Cioè non si può andare in tribunale per contestare un cartellino rosso o una squalifica per ammonizione in diffida?
«No, esattamente. L’accesso ai tribunali ordinari è per tutelare situazioni che riguardino cause di interesse civile o amministrativo».

L’Uefa sostiene che la sentenza non è una sconfitta e che riguarda alcuni «dettagli tecnici sulle regole di autorizzazione della nascita di altre competizioni», che loro avrebbero già sistemato. Cosa risponde?
«Le regole di autorizzazione che la Uefa ha adottato in maniera affrettata pochi giorni prima dell’udienza di luglio 2022 davanti alla Corte di Giustizia Europea violano le sentenze emesse ieri in modo palese e in quasi tutti gli aspetti, come il discorso sul Tas fatto prima, oppure altro esempio: nella sentenza Superlega, la Corte afferma che i concorrenti devono essere messi sullo stesso piano della Uefa. Allo stesso tempo, queste “regole di autorizzazione” della Uefa stabiliscono che i concorrenti non possono far partecipare nessun club che si qualifica per la Uefa Champions League».

Cosa significa a livello personale aver cambiato ancora una volta la storia del calcio?
«Sono membro di una squadra, anzi di un vero dream team. La sensazione è quella di aver vinto insieme a un dream team nel quale ho dato il mio contributo come tutti gli altri. I meriti vanno divisi, i professionisti di Clifford Chance di Madrid hanno fatto un lavoro straordinario».

Ha detto che questa sentenza ha una portata dieci volte superiore a quella Bosman. Perché?
«Perché la sentenza Bosman del 1995 cambiava “solo” il calciomercato, che è un elemento fondamentale del sistema calcio, ma è un elemento. Questa sentenza va a cambiare il mercato della produzione delle competizioni, che è l’essenza del sistema calcio stesso. Ecco perché credo che l’impatto della sentenza sarà di dieci volte superiore».

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L’avvocato Jean-Louis Dupont si è ritagliato un capitolo nella storia del calcio senza aver mai segnato un gol. Non è da tutti, infatti, cambiare per due volte le regole che fanno funzionare il sistema, rivoluzionandolo. Il 15 dicembre 1995 la sentenza Bosman capovolse il calciomercato, invertendo i rapporti di forza fra giocatori e club, così da innescare una serie di conseguenze che hanno fortemente condizionato il pallone europeo. Il 21 dicembre 2023, ventotto anni dopo, la sentenza sulla Superlega spalanca un nuovo scenario, aprendo un vastissimo orizzonte per il futuro del calcio, mai così libero di riorganizzarsi e di ripensare le sue competizioni. Non esattamente amato dall’Uefa, che ha nuovamente sconfitto, questa volta in modo quasi esiziale per l’organismo europeo, il cinquantottenne Dupont ieri si è goduto il trionfo che lo riconsegna ai momenti storici dello sport.

Buongiorno avvocato, se dovesse spiegare la sentenza della Superlega a una persona per strada, cosa direbbe?
«Gli spiegherei, molto semplicemente, che fino a ieri, la Uefa godeva di una posizione di monopolio, attraverso la quale impediva o rendeva molto difficile la vita di chi voleva costruire qualcosa di alternativo a loro. Oggi quel tipo di discriminazione non può più essere applicato e si uò più facilmente avere accesso a un tribunale. La Corte di Giustizia Europea ha messo una camicia di forza giuridica all’Uefa, per impedirle di fare ulteriori danni».

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