
Un po’ come quando il sacerdote chiede: "Rinunciate a Satana" e i fedeli rispondono: "Rinuncio", la Figc pretendeva, entro il 4 giugno, che per iscriversi al campionato 2024-25, le società rinunciassero alla Superlega, ovvero il Satana del calcio (del popolo) europeo. E lo dovevano fare per iscritto (o tramite Pec), non bastava ripetere "rinuncio" come in Chiesa. Pretendeva fino a ieri, perché con il comunicato 224/A, la Figc ha annunciato la decisione di "sospendere temporaneamente, nelle more dell’espletamento dei richiamati approfondimenti, l’efficacia delle disposizioni". Cioè, la Superlega non è più illegale agli occhi della Federcalcio e non bisogna più rinnegarla per iscriversi al prossimo campionato.
Tutto questo perché a essere illegale, in questa storia, c’era solo la regola appena sospesa, così ridicolmente in contrasto con le leggi europee e così clamorosamente in contrasto con la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 21 dicembre 2023, che il suo mantenimento nelle Noif (le regole federali) poteva perfino essere pericoloso. Era spuntata là in mezzo nel maggio del 2021, a un mese dal fallito tentativo di fondare la Superlega, omaggio premuroso all’amico Aleksander Ceferin, fresco del trionfo contro il golpe di aprile e nel pieno della sua caccia alle streghe superleghiste. E lì, in mezzo alle altre norme, l’articolo contro la Supelega si era acquattato in attesa, appunto, del 4 giugno 2024 quando sarebbe stato determinante per l’iscrizione al campionato. Ma, lo scorso 21 dicembre, si è pronunciata la Corte di Giustizia Europea, le cui sentenze, inappellabili, diventano immediatamente legge per i Paesi dell’Unione.
Superlega, Figc sospende sanzioni per i club che vogliono aderire: il comunicato
La sentenza della Corte di Giustizia Europea
E ha detto che non è possibile limitare la concorrenza, introducendo norme o minacciando sanzioni a chi volesse organizzare e/o partecipare a tornei alternativi a quelli dell’Uefa, nel rispetto degli articoli 101 e 102 dei Trattati sul funzionamento dell’Unione. E, dopo un attenta riflessione, la Figc ha deciso di "sospendere" la norma, per una semplice ragione: qualsiasi club poteva andare in un tribunale italiano che avrebbe dovuto applicare la sentenza della Corte Europea e dichiarare illegittima quella norma che violava i principi di libera concorrenza, sacri in Europa.
E il comunicato lo spiega in modo esplicito quando dice: "Ritenuto opportuno analizzare la formulazione delle suddette norme alla luce della sentenza C-333/21 della Corte Giustizia dell’Unione Europea del 21 dicembre 2023". E, in fondo, la Figc ha seguito il consiglio di Margrethe Vestager, Vicepresidente Esecutivo della Commissione europea, che si era espressa in questo modo: "È responsabilità della FIGC, come delle altre federazioni nazionali degli Stati membri, valutare i propri statuti, regolamenti e le azioni specifiche adottate in materia di governo dello sport secondo i criteri stabiliti nella sentenza". Ma aveva anche sottolineato che l’autorità italiana di concorrenza nazionale e i tribunali nazionali italiani sono competenti anche nell’applicare gli articoli 101 e 102 del TFUE.
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