Luca Guadagnino, con Hammer e Chalamet, presentano Chiamami col tuo nome

Il regista palermitano, insieme ai suoi due protagonisti, ha parlato con i giornalisti romani del suo film candidato agli Oscar.

All'indomani dell'annuncio delle nomination agli Oscar 2018, Luca Guadagnino, con Armie Hammer e Timothée Chalamet, ha partecipato alla conferenza stampa di Chiamami col tuo nome, film dal 25 Gennaio nelle nostre sale e molto acclamato all'estero (tanto da arrivare all'attenzione dell'Academy Awards, appunto).

“Sono felice e orgoglioso” commenta sorridendo Luca Guadagnino le nomination a gli Oscar nelle categorie Miglior Film, Miglior Sceneggiatura Non Originale (di James Ivory), Miglior Attore Protagonista (Timothée Chalamet) e Miglior Canzone (“Mistery of Love” di Sufjan Stevens): “Voglio condividere queste nomination con la mia troupe e tutti gli attori. Quello di Chiamami con il tuo nome” è stato un percorso pacato, minimale e che ci insegna di come la passione e l’inaspettato corrano insieme. Ma all’Oscar non ci penso, sono già contento così. Anzi, una volta a 20 anni ci ho pensato: era sul bus 64 tornando a casa con una mia amica, quando le disse ‘Non potrei mai diventare Papa, ma forse una nomination all’Oscar sì!”

“La cosa che mi ha attirato di più di questo progetto era il desiderio di lavorare con Luca. Alla mia giovane età questi tipo di ruoli sono veramente rari e trovare un ruolo del genere con un regista come Luca è ancora più raro ed è stato davvero ispirante.” commenta Timothée Chalamet, che nel film interpreta Elio, giovane ragazzo alla scoperta dei suoi sentimenti e della sessualità, “Parlavo con un regista raccontando di quanto fosse stato importante per me il monologo del padre alla fine, perché in quella scena in particolare per me, si capisce che il film sia come una guida su come affrontare l’amore e come dobbiamo rapportarci con il nostro istinto ad amare e istinto verso la sessualità.

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Ma questo regista mi ha detto che secondo lui invece la scena trattava del dolore e come affrontarlo. E non l’avevo mai pensata da quel punto di vista e l’ho trovato interessantissimo. È la mia parte preferita del film e la mia parte preferita del libro. Pensate che la scorsa settimana ho ritrovato la mia copia originale del libro, quella che comprai 5 anni fa all’inizio di questo progetto e quel monologo era tutto sottolineato, perché per me quella è la parte più potente della storia e quella da cui possiamo imparare qualcosa. Questa idea che quando stiamo soffrendo nella vita, che abbiamo il cuore spezzato o stiamo malissimo, stiamo facendo tutto nel modo giusto.”

Armie Hammer ricorda con grande entusiasmo l’esperienza sul set, esaltando soprattutto la libertà che aveva come attore: “Luca è dotato di una grande capacità di equilibrio. A volte è difficile lavorare con registi ingombranti che dicono spostati un po’ più a sinistra o vai più a destra, mentre invece con lui si può lavorare in straordinaria libertà. Aggiungo anche che la scelta di lavorare con un unico obbiettivo da 35mm e con una cinepresa, ci ha permesso di muoverci liberamente nello spazio. Era possibile per noi esprimerci nel modo in cui noi pensavamo più giusto in quel momento, toccare o prendere in mano oggetti, muoverci nello spazio della stanza.

Se questo equilibrio veniva raggiunto e funzionava nell’ambito dei tempi del regista e se era credibile come azione, allora si andava avanti senza interruzioni, altrimenti Luca interveniva ma sempre con un tocco leggero, con domande che miravano proprio a riportarti in questa realtà e a farti ritrovare il giusto senso dell’equilibrio. Chiedeva cose che raramente un attore si sente chiedere come ‘In questo momento, dove ti trovi? Dove stai con la tua testa?’, ecco questo per me indica una qualità rara e come attore, quando arrivano indicazioni del genere, era chiarissimo il suo intento.”

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