Borat: seguito di film, la recensione

Il sequel del film del 2006 arriva dal 23 ottobre su Amazon Prime Video e vede Sacha Baron Cohen tornare nei panni del reporter kazako.
Borat: seguito di film, la recensione

A 14 anni da Borat, arriva Borat: seguito di film, il seguito del film con protagonista Sacha Baron Cohen nei panni del repoerter kazako.

All’inzio del film troviamo Borat in un lager, mentre è condannato ai lavori forzati per aver gettato la vergogna sul suo paese, il Kazakistan (inteso come stato generico geograficamente incollocabile da parte dell’americano medio). Convocato dal ministro della propaganda, gli viene assegnata la missione di ingraziarsi il favore e il rispetto di Trump, e quindi del mondo, con un regalo. Prima viene scelta una scimmia, poi, a seguito di problemi logistici, Borat decide di offrire la sua figlia quindicenne, interpretata da Maria Bakalova (anche qui troviamo finalmente una spiegazione ad un’altra infiltrazione di Baron Cohen, questa volta alla CPAC, travestito da Trump).

L’intuizione di Borat: seguito di film è quella di giocare sullo stesso territorio dell’assurdo dell’obbiettivo della sua satira. Certo, con un pubblico vigile e attento, che riconosce Borat per strada, è difficile valutare, ora, quanto sia stato documentato e quanto sceneggiato, resta però notevole la maniera in cui Sacha Baron Cohen cammina sulla linea tra umorismo becero e acuta satira politica.

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