Gianni Agnelli, le parole che ha detto

Passano gli anni e non invecchiano le interviste dell’Avvocato, carismatico comunicatore e spettacolare cesellatore di aforismi che vengono citati ancora oggi
Gianni Agnelli, le parole che ha detto

Tratto dallo speciale di Tuttosport in edicola oggi dedicato a Gianni Agnelli

Passano gli anni e non invecchiano le interviste dell’Avvocato, carismatico comunicatore e spettacolare cesellatore di aforismi che vengono citati ancora oggi. Eccone una piccola antologia tratta, fra le altre, da tre storiche interviste: a Gianni Minoli (Mixer, 1983); a Omar Sivori (Domenica Sportiva, 1986); a Enzo Biagi (Spot, 1986).

IL POTERE «Non sono un assetato di potere. Sarebbe grave avere responsabilità senza potere, mi piace avere quel tanto di potere per assolvere i lavori che devo compiere. La cosa che mi piace di meno del potere è l’immagine che dà chi lo vuole e lo ama».

I PATRIMONI «I patrimoni si ottengono solo per speculazione, accumulazione o successione, nel mio caso è stata una successione. Ma il problema è cosa se ne fa dei patrimoni: si possono gestire con responsabilità o senza responsabilità. Io di mio ci ho messo sempre la responsabilità. Non so se sarei diventato ricco e potente senza ereditare quel patrimonio, molto probabilmente no. A chi si è fatto da solo forse invidio il fatto di aver avuto una vita certamente più avventurosa e di maggiori rischi. Ma mi faccia pensare a cosa non invidio, cioè chi si è disfatto da solo... e ce ne sono, ce ne sono tantissimi».

LAMA E ORSI «Secondo Lama il più grande giocatore della Juventus è stato Mumo Orsi. Lama ha la mia età, quindi si ricorda Orsi dal ’30 al ’35. Era la squadra di mio padre, che vinse 5 scudetti seguiti e diede cinque giocatori alla Nazionale campione del mondo del 1934. Orsi era bravissimo e mi aveva raccontato una cosa. Nella stagione ’34-35, in una gara di fine campionato a Palermo, c’era un terzino che continuava a picchiarlo. All’ennesimo fallo gli chiese: “Senti, ma quando guadagni?”. Il terzino rispose: “Seicento lire”. Orsi ne guadagnava novemila e disse: “Senti, queste seicento lire te le do io, ma tu non rompermi più le scatole”. Ecco, forse questo a Lama potrebbe non piacere».

I PIÙ GRANDI CALCIATORI «I più grandi giocatori che ho visto nella Juventus sono Carlo Parola e Giampiero Boniperti. Platini? No, viene da un periodo di grande successo, non voglio parlarne bene, se no si monta la testa».

BONIPERTI «Boniperti ha giocato e quindi il suo parere sul calcio vale più del mio. Senza dubbio ne capisce più di me. Ma di sciocchezze ne ha fatte eccome! Lo dico sempre, anche perché voglio confortare i presidenti delle altre squadre come Viola o Pontello perché credano che anche Boniperti ogni tanto sbaglia. La sciocchezza più clamorosa? Forse risale ai campionati del mondo in Argentina. Lo chiamo e gli dico: “Mi hanno segnalato un giocatore, si chiama Maradona”. Lui disse: “Per carità, con quel nome che sembra una bestemmia”. Lo incalzai: “Guardi che deve essere qualcuno”. E lui: “Se fosse qualcuno lo saprei”. Ecco, diciamo che si era sbagliato».

BONIEK «Non è vero che ce l’ho con Boniek. È un fortissimo giocatore e ha le caratteristiche del suo Paese. Vede, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale solo i finlandesi e i polacchi caricavano i tank tedeschi con la cavalleria. La differenza è che i polacchi pensavano di vincere».

LE DONNE E L’AMORE «Ci sono uomini che parlano di donne. E uomini che parlano con le donne. Ecco, io preferisco non parlare di donne. Io innamorato? Lo ero difficilmente a vent’anni, si figuri se posso esserlo adesso. La più bella che abbia conosciuto? Forse Hedy Lamarr».

IL FUTURO È DELLE DONNE «Il futuro è delle donne. Nel futuro c’è bisogno di una maggiore ottimizzazione delle risorse umane. E in una ottimizzazione di questo genere nel futuro ci saranno, senza ombra di dubbio, maggiori posti di responsabilità per i giovani e per le donne»

MIO NONNO E CHURCHILL «L’uomo più importante della mia vita è stato mio nonno. Quello che mi ha colpito di più è Winston Churchill».

STRANIERI LIBERI «Tre stranieri per me sono pochi, per me ci vuole la liberalizzazione totale. E poi in quello scenario mi piacerebbe che gli italiani siano talmente forti che uno sceglie loro».

NUMERI DIECI «Platini è stato il migliore dieci della Juventus. Giocava meglio di te (rivolto a Sivori che lo intervistava, ndr). Naturalmente se fosse qui Platini, direi che giocavi meglio tu».

LE JUVENTUS PIÙ FORTI «La Juventus più forte era quella con Boniperti ragazzino, Praest e Hansen, nei primi Anni 50. Poi è stata fortissima quella del 1983 con i campioni del mondo azzurri, Boniek e Platini, curiosamente in quella stagione non guadagnò nessuno trofeo».

IL DUCA E MUNERATI «Torino-Roma si faceva sul vagone letto e c’erano tutte le persone importanti. Un giorno accompagnai mio padre, alla stazione c’era il Duca d’Aosta e anche un giocatore della Juventus, non famosissimo, ma molto simpatico: Munerati. E io invece di andare a salutare il Duca d’Aosta mi buttai da Munerati. E mio padre disse: questo è troppo!».

NASCITA DI UNO JUVENTINO «Fin da quando ero bambino, ero abituato ad andare a vedere gli allenamenti della Juventus. Poi mi abituai a vederla vincere, sempre accanto a mio padre, dal 1930 al 1935. Quando morì mio padre, entrai nel consiglio di amministrazione accanto a Mazzonis, Combi, Bigatto e altri illustri personaggi del nostro mondo juventino. Nel Dopo Guerra mi fu chiesto di diventare presidente e, in quel periodo, vincemmo due scudetti, il che significa che investimmo bene il nostro denaro. La differenza fra gli incassi e il costo di gestione della squadra deve in parte essere sopperito da finanza particolare. Ma io non mi considero un mecenate, non mi piace la parola, mi definirei un supporter della Juventus che ha avuto la possibilità di aiutarla. Ma credo che nell’avvenire, dato il tipo di società in cui andiamo a vivere e il tipo di fiscalità che affrontiamo, la possibilità dell’esistenza di mecenati si stia sempre di più affievolendo».

JUVE E AFFARI «Quando mi parlano della Juventus in ambiente di affari mi disturba moltissimo. Primo perché non sono lì per parlare di quello. Secondo perché la gente che arriva e parla di calcio crede di avere una certa intimità per la passione in comune per cui fanno delle richieste in affari. No, di calcio mi piace parlarne nel tempo libero».

BUSCETTA Enzo Biagi gli disse: «Sa che il pentito di Mafia, Tommaso Buscetta, mi ha detto di essere un grande tifoso juventino». Lui rispose: «Se lo reincontra, gli dica che è l’unica cosa di cui non deve mai pentirsi».

I CALCIATORI E I SOLDI «I calciatori cattivi guadagnano sempre troppo, quelli buoni non guadagnano mai abbastanza».

L’ULTIMO TRAGUARDO «Il traguardo che mi pongo è lasciare la Fiat nella posizione più forte e competitiva possibile e nelle mani degli uomini più forti e capaci possibili. Il mio obiettivo è di arrivare, se Dio me lo concede, almeno a 75 anni».

L’ITALIA E IL FUTURO «Se penso all’Italia di fine Guerra, di quando avevo 24-25 anni, era molto più scassata rispetto a quella di oggi, però gli ideali erano molto superiori a quelli che ci sono oggi. E anche la fiducia nell’avvenire. Noi avevamo il piano Marshall, la generazione di oggi deve fare tutto da sola. Sono in grado di farlo, se non ce la faranno sarà colpa loro, non di quello che abbiamo lasciato loro».

Leggi ora tutte le notizie su Gianni Agnelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...