Lapo Elkann: "Nonno un supereroe, per me era Superman"

«Lo vedevo lanciarsi dall’elicottero, tuffarsi in acqua come Tarzan, andare da qui a là in un attimo, sempre in viaggio, non si fermava mai. Era proprio Superman»
Lapo Elkann: "Nonno un supereroe, per me era Superman"

Ecco un estratto dell’intervista contenuta nello speciale di Tuttosport dedicato a Gianni Agnelli:

I primi ricordi da bambino?
«Lo vedevo lanciarsi in volo dall’elicottero, tuffarsi in acqua come Tarzan, andare da qui a là in un amen, era sempre in viaggio, non si fermava mai, lavorava, si occupava di giocatori e piloti; un attimo era in un posto, poi in un battibaleno era altrove. Sì, per me era proprio Superman».

Si parla dell’icona Agnelli. C’era da imparare?
«Aveva una qualità unica, sapeva mettere a proprio agio ogni interlocutore. Che fosse un cameriere o il Presidente della Repubblica. Portava rispetto e trattava con rispetto. Ascoltava con rispetto. Mi diceva sempre: sai, Lapo, la gente ti chiama e tu devi richiamarla entro la giornata, anche se magari è una rottura di scatole, anche se magari è una questione che ti annoia. Senso del dovere, del rispetto appunto, e pure del divertimento di colloquiare. Dall’arte al calcio, dalle barche alle macchine e via discorrendo, la sua curiosità era senza confini, a tutto tondo».

Nel 1999 l’approdo in F1 a Montecarlo, ai box con l’Avvocato e John. E’ stato come entrare in società, no?
«Erano tempi meravigliosi. Nonno amava la Juve e la Ferrari. E ha sempre saputo scegliere la gente giusta al momento giusto a Maranello e quasi sempre nel club bianconero. Quando mio fratello ed io andavamo a vedere la Vecchia Signora o la Rossa erano attimi di immensa gioia. Non parlo di mia sorella Ginevra perché lei era più interessata all’arte che al calcio, quindi non veniva con noi».

Il pallone non smetteva di rotolare, comunque...
«Suo padre Edoardo gli trasmise la passione per il calcio e per la Juventus. Lo ha stimolato come nonno ha stimolato me. Quando andavamo a vedere gli allenamenti e parlavamo con Zidane, Davids, Del Piero o Baggio, con Lippi, con il Trap, era come finire dentro un sogno. Così quando mi portava in F1 all’epoca di Schumacher. L’epoca di Prost non l’ho vissuta allo stesso modo, perché ero tifoso di Ayrton Senna pur essendo ferrariano fino al midollo...».

Trattasi di fenomeni, tutti. A proposito, cosa penserebbe l’Avvocato di Cristiano Ronaldo?
«Lo avrebbe adorato, incontrato con ammirazione: la disciplina del campione portoghese, la volontà che lo spinge a dare il massimo, le qualità di CR7 sarebbero state apprezzate da nonno. Hanno pure delle cose in comune: puntano a fare più degli altri, a non mollare mai, a combattere sino alla fine, a dare sempre il massimo per primeggiare e costruire il meglio. Sarebbe stato entusiasta di Cristiano in maglia Juve. Se lo sarebbe goduto fino in fondo, con i suoi gol pazzeschi, pure quelli che purtroppo ha fatto alla Juve, come la bicicletta con il Real allo Stadium con la gente in piedi ad applaudire. Nonno sì voleva vincere, ma sapeva apprezzare il bel calcio a prescindere».

L’Avvocato cosa penserebbe di Lapo, ora?
«Che Lapo ha fatto cose buone e cose sbagliate. L’Avvocato penserebbe che Lapo ha preso percorsi giusti e altri sbagliati. L’Avvocato, oggi, credo e spero sarebbe orgoglioso di suo nipote Lapo perché si rende conto che suo nipote Lapo sta diventando, giorno dopo giorno, con umiltà e determinazione, la miglior versione del Lapo che Lapo vuole essere. E dato che l’obiettivo di ogni nonno è vedere il proprio nipote felice, oggi sarebbe orgoglioso di me. Oggi».

Di cosa si occuperà?
«Ho messo a disposizione i locali di Garage Italia a Milano per la vaccinazione della popolazione. In un momento come questo servono atti di generosità verso il Paese e i suoi cittadini. Chi come me può farlo, deve farlo. Di cuore. Ho la fortuna di avere collaboratori di qualità, gente con la quale mi confronto. Guardo le prospettive che possiamo avere. Lavoreremo anche in Brasile con Laps e Independent/ Ideas Publicis Groupe, per combattere e aiutare, per sostenere le persone in un momento difficile. Proviamo a migliorare la realtà, umanizzandola. La pandemia ci ha fatto capire che la diversità è una forza, dobbiamo rispettarci di più».

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