"Sono una streamer per chi è alla ricerca di empatia" KuroLily ci racconta la sua storia

"Molti nel pubblico sono alla ricerca di empatia nei gameplay che guardano e questo è esattamente il mio approccio, voglio far rivivere le emozioni che provo a chi mi guarda"
"Sono una streamer per chi è alla ricerca di empatia" KuroLily ci racconta la sua storia

Sara "Kurolily" Stefanizzi è una streamer che non ha bisogno di presentazioni. Prima in Italia ad avere la partnership su Twitch e content creator tra le più popolari del nostro Paese, Kurolily ci ha raccontato i suoi inizi, la sua decisione di diventare una streamer a tempo pieno e tutti i modi in cui ha combattuto il sessismo e il pregiudizio maschilista nel corso dei suoi quasi 10 anni di carriera.

Qual è stato il tuo primo impatto con il mondo dello streaming?

"La mia scoperta del mondo dello streaming è stata assolutamente casuale. All’epoca giocavo tantissimo a League of Legends e frequentavo i forum online magari per trovare una gilda per i miei MMO. Un bel giorno qualcuno ha linktato un video di un ragazzo che giocava e mi sono detta ‘wow figo che si possono mostrare i gameplay in diretta, sai che ci provo anche io?’"

Come hai trasformato il tuo hobby per lo streaming in una professione?

Io ho iniziato a fare la streamer nel 2013 quando Twitch non si chiamava ancora Twitch, si chiamava Justin.tv. Ho iniziato come hobby quando tornavo dal lavoro nel mio tempo libero e al tempo non c'erano spettatori italiani. Ho fatto i primi 4 anni a streammare in inglese, Twitch sarebbe esploso nel nostro Paese solo molto dopo. All'epoca per l'Italia non esistevo, non facevo eventi italiani e non ero proprio presente sul nostro mercato. Sono stata per tanti anni una streamer internazionale anche perché ho capito fin da subito che sarebbe potuta diventare una carriera. La mia community si è formata abbastanza in fretta; nel giro di un anno (2014) sono arrivata ad avere la partnership con Twitch e sono stata la prima in Italia. Nonostante il primato restavo una streamer internazionale e il mio pubblico veniva da tutto il mondo. Poi col fatto che facevo i turni al lavoro streammavo a orari improbabili per noi ma molto comodi per gli americani. 5 anni fa la mia community iniziava a essere un bello zoccolo duro nonostante tutta la fatica che ho fatto nel passaggio alla lingua italiana. Ho perso quasi tutti i miei spettatori internazionali (me ne sono rimasti un paio che usano le mie stream per imparare l’italiano) ma ho ricostruito la mia fanbase in Italia in poco tempo. Nonostante lo shock della transizione i guadagni iniziavano a farsi vedere, il mio stipendietto ce l’avevo, e piano piano ha iniziato a superare quello del mio lavoro part time. Dopo mesi di dubbi mi sono detta ‘sai che c’è, ci provo’ e ho iniziato a farlo a tempo pieno. Non ho avuto particolare appoggio dalle persone che mi stavano intorno perché comunque il part time era un indeterminato. Mi dicevano che ero pazza e io rispondevo loro che nel negozio dove lavoravo le mie ambizioni si sarebbero arenate, lo streaming era un’opportunità dove potevo crescere.

Quali sono i tuoi titoli preferiti da giocare in diretta e per divertirti nel tuo tempo libero?

Io sono una streamer variety, questo vuol dire che non sono legata a un titolo specifico come fanno in molti. Io non ho fatto questo discorso perché streammarre è nato come un hobby per me e ho sempre streammato quello che mi divertiva. Questo mi permette di portare quello che mi va e questa cosa vedo che piace molto alla mia community. Io ho giocato indie e AAA, RPG e avventure punta e clicca: proprio in questi giorni sto facendo vivere ai miei follower la saga di Monkey Island, uno dei miei videogiochi preferiti e con cui sono cresciuta; lo ammetto, ho iniziato dal terzo. Certo ci sono giochi che fanno più visualizzazioni di altri, ma non è una cosa che vado a guardare più di tanto proprio perché al mio pubblico interessa il mio modo di raccontare e condividere le cose che mi piacciono. Una saga che è sempre nel mio cuore è quella dei Souls (Dark Souls,  Bloodborne, Elden Ring) perché sono stati i primi giochi che ho streammato mentre Dragon Age  Origins è stato il mio primo RPG che mi ha fatto innamorare del genere.  Off stream gioco tanto a Genshin Impact, ci gioco pure in stream eh, perché è un gioco che mi rilassa tantissimo, adoro la musica, l’ambientazione e le waifu (ride).

Qual è il tuo rapporto con gli eSport? Ti piace competere? Dove hai gareggiato?

Io ho un passato da player competitiva di giochi di carte, in particolare ho giocato diversi anni a Heartstone e ho partecipato anche a diversi tornei italiani, al secondo, se non sbaglio, sono arrivata quarta. Considerando che ho la discalculia non mi è andata così male dai! Ho giocato anche a Pokémon e Magic dove ho ottenuto i risultati migliori. In un torneo a cui ho partecipato il mio mazzo Gruul (verde/rosso) ha sbaragliato tutti i mono-blu controllo e sono arrivata prima tra gli italiani e 73° a livello mondiale. Mi è piaciuta l’esperienza del mondo competitivo ma capisco che sia una professione diversa dalla mia, devi dedicartici al 100% e non puoi giocare ad altro praticamente. Questa esclusività è riduttiva per me, per questo mi sono allontanata dal competitivo puro nel 2018. Ultimamente sono passata dall’altro lato e mi occupo del lato entertainment legato ai videogiochi competitivi. Ho condotto House of Esports e mi sono occupata di interviste e chiacchierate, mi piace e mi diverte e continuerò a farlo assolutamente. L’unico eSport che seguo da fan è quello di Magic che non ha mai smesso di intrigarmi.

Il maschilismo e il sessismo sono rampanti nel mondo del gaming: hai mai avuto problemi per colpa del pregiudizio?

Quello del sessismo è un problema grosso del mondo del gaming e ha radici che sono prettamente culturali. Per anni nell’immaginario collettivo il gaming è stato una cosa da maschi, quindi, non c’era l’idea che una ragazza potesse giocare ai videogiochi.  Io non mi sono mai fatta questi problemi, sono la più grande di 6 fratelli e abbiamo sempre giocato a tutto, tutti insieme. Ci scambiavamo le cartucce del Game Boy e ci divertivamo, nella mia testa non è mai esistito il concetto del fatto che i videogiochi sono per i maschi. I miei genitori poi hanno sempre giocato con noi, io e mia mamma ci siamo divertite tantissimo con Bomberman. Io è con questo spirito che sono arrivata su internet dove, quando le persone sentivano che una ragazza era nella chat vocale era un delirio e sembravo sempre la pecora nera. Io ho sempre risposto ‘e quindi? Sono una ragazza ma posso fare le stesse cose che puoi fare tu’ e le ho sempre fatte. Su Twitch inizialmente ho dovuto superare diversi scogli, gente che diceva ‘voi ragazze volete solo farvi vedere’ o ‘non sei un vero appassionato’, l’elitarismo solito dei gamer insomma, che secondo me è la rovina del gaming. Inizialmente ero spiazzata, non ho fatto male a nessuno e mi stupivo del fatto che non potessi condividere la mia passione con tutti solo perché ero una ragazza. Questa cosa nel tempo, però, è cambiata, non so se per il lavoro che ho fatto sul mio canale o se per il fatto che il gaming è, passatemi il termine, “di moda” ma se prima eravamo 4 sfigati ora le persone si sono accorte che ci sono tante ragazze che videogiocano e le supportano. Molti nel pubblico sono alla ricerca di empatia nei gameplay che guardano e questo è esattamente il mio approccio, voglio far rivivere le emozioni che provo a chi mi guarda.

Anche in un contesto prettamente di intrattenimento videoludico, c’è posto per parlare di femminismo e di parità di diritti?

Più che parlare di femminismo quello che bisogna fare è giocare; mi spiego. A volte si rischia di stancare le persone con questi discorsi e capisco che, visto il periodo in cui viviamo, si possa dire ‘non è mai abbastanza’ ma il fatto è che molti hanno un rigetto quando si parla di femminismo, razzismo e tematiche forti proprio perché se ne sta parlando tanto. Dal mio punto di vista la cosa migliore che posso fare per sensibilizzare le persone è continuare a giocare e streammare i miei contenuti a modo mio. Vedere una persona che cerca di non mettersi troppo in mostra in quanto creator femminile ma allo stesso tempo streamma dei contenuti che sono adatti a tutti secondo me è già di per sé educativo. Il sessismo c’è ed è innegabile, io lo combatto in questo modo, streammando e facendo il mio lavoro.

Che consigli hai per chi volesse intraprendere questa carriera?

Adesso è molto difficile crescere su Twitch perché è una piattaforma davvero satura. Dopo la quarantena in tantissimi hanno iniziato a streammare e questo ha portato la piattaforma ad avere quasi più streamer che spettatori. Se c’è determinazione e voglia di fare, però, i consigli che io do sono sempre gli stessi: cercate di iniziare come hobby per capire se questa è la strada per voi e non abbiate paura di cavalcare l’onda di un videogioco di successo come ha fatto Pow3r. L’importante è che siate sicuri che sia una cosa che vi piace, non guardate i numeri all’inizio perché potrebbero rovinarvi il mood. Datevi il tempo di uscire dal guscio (io all’inizio ero molto più timida) e capirete se potrete investire tempo e fatica in questa carriera. Serve pazienza e determinazione, non date peso a chi vi critica, non ce l’hanno con voi, ce l’hanno con il mondo, lasciateli correre e andate avanti anche se all’inizio sembra difficile. Se c’è la passione il pubblico arriva, magari non le masse e magari non subito ma c’è sempre la possibilità di cogliere l’opportunità giusta al momento giusto. Ricordatevi di innovare, Twitch non premia la stagnazione, ma se c’è la passione, la determinazione e un pizzico di pazienza non serve altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...