I segreti dietro l'evento di Montpellier

Su Esportsmag l'intervista esclusiva a Sarah Joynt Borger, Head of Media di Riot Games
I segreti dietro l'evento di Montpellier

Sarah Joynt Borger è la Head of Media di Riot Games nella regione Emea e si occupa principalmente della buona riuscita degli eventi, sia online che fisici, coordinando decine di persone. Ma esattamente di cosa si occupa un Head of Media? “Mi occupo dei contenuti, della produzione e delle trasmissioni in diretta che riguardano gli esports in Emea. Il mio è il team che si occupa delle trasmissioni che vedete ogni settimana in diretta, quindi ad esempio l’Lec, di cui gestiamo anche lo studio di Berlino”.

Quello gestito dalla Borger appare un sistema molto più complesso di quanto possa apparire. “Va aggiunto anche il nostro team di produzione, che comprende tutte le attività di ingegneria, biglietteria, merchandising e tutto il resto. E poi il nostro team di contenuti: coloro che realizzano le interviste ai giocatori, i filmati e i video promozionali. Insomma, sostengo questi team in tutto il lavoro che svolgono durante l'anno”. Quindi, di fatto, tre team che Borger cerca di coordinare e di mettere in connessione tra loro.

Fila sempre tutto liscio?

Come in qualsiasi evento che si rispetti, è davvero raro che l’organizzazione fili perfettamente liscia, soprattutto quando si parla di una gestione annuale. Per Montpellier quali sono le difficoltà nel creare un evento internazionale come questo? “Considerate che abbiamo probabilmente dai dodici ai quindici capi reparto solo per mettere insieme un evento del genere. Senza contare tutte le persone che, all'interno di questi dipartimenti, devono lavorare insieme, collaborare, parlare e collaborare per far sì che tutte queste cose vadano avanti. Credo che una delle cose che noi e chiunque faccia un evento dal vivo vi dirà è che la cosa più difficile è mantenere la comunicazione e la trasparenza tra tutti questi diversi dipartimenti. Che hanno tutti interessi in competizione e anche programmi in conflitto e altre cose a cui prestare attenzione. Oltre all’assicurarsi che queste conversazioni avvengano in modo che tutto si muova nella giusta direzione al momento giusto”.

Le similitudini con lo sport

Un’altra curiosità che abbiamo voluto approfondire è tentare di capire quanto siano distanti gli eventi sportivi tradizionali da quelli esports. “Per me sono sempre più le similitudini che le differenze. Perché il fulcro di tutto ciò che facciamo è fare un servizio alla community, creare una voce autentica per un gruppo di persone. Quindi, che si tratti di uno sport tradizionale o di un esport, di un videogioco o di un film, ciò che stiamo facendo alla fine è creare una storia che le persone vogliono vivere con noi. E che si tratti di Fnatic contro G2 o del più recente film della Marvel, la gente viene per quella storia, no?”

Una differenza oggettiva, però, c’è. “Ovviamente, dal punto di vista specifico del mondo degli esport, siamo più coinvolti nell'aspetto dello streaming e dell'online. Siamo intrinsecamente più dipendenti dalla tecnologia perché siamo qui per competere su un videogioco, giusto? Il calcio può giocare su un campo e, finché c'è un campo, la partita può continuare. Se i computer e il videogioco non funzionano, siamo limitati nelle nostre azioni quando parliamo di un evento di League of Legends. Non possiamo certo ricreare il gioco dal vivo. Credo poi che lo spazio in cui prosperiamo davvero, e che è molto simile a come gli sport tradizionali si stanno approcciando ultimamente, sia quello dell'innovazione. Sia che si tratti di uno streaming, sia che si tratti di una televisione tradizionale, ovunque la si veda, l’obiettivo è assicurarsi che i fan abbiano la migliore esperienza possibile”. E, se tutto va male, suggerisce Cecilia Ciocchetti, “basta mettere in loop una canzone per quattro ore e creare la leggenda di Silver Scrapes”.

Cosplayer, esports e Lec XPO

In occasione delle Lec Finals Riot Games ha anche festeggiato i dieci anni di Jinx, uno dei campioni più iconici di League of Legends. Ma è anche qualcosa di più. “Penso che Jinx sia ovviamente amata. È un personaggio importante per noi e molti fan si identificano con lei. E certamente ha visto una buona dose di Cosplay con lei protagonista, sia come Jinx originale che in un milione di varianti di Jinx. Penso che sia stata parte integrante della creazione della comunità Cosplay, insieme a molti altri campioni. Credo che Jinx, grazie al suo passato e alla sua storia e a tutto ciò che ha nel gioco, parli davvero a molte persone della nostra comunità, il che è fantastico”.

Come mai c’è questa forte connessione tra esports e cosplay? “Penso che gli Esports offrano uno spazio per il Cosplay. Penso che stiamo assistendo a un altro palcoscenico, un altro luogo in cui possiamo integrarci e interagire con la comunità Cosplay. Gli esports offrono un luogo in cui tutti si riuniscono già, dove possiamo portare il Cosplay e celebrarlo”. Questa è quindi un’altra differenza con gli sport tradizionali dove questo aspetto ancora non si è palesato. Forse. “Per gli esports è senza dubbio un valore aggiunto ma a essere onesti penso anche che negli sport tradizionali ci siano i cosplayer. Noi lo chiamiamo semplicemente indossare le maglie. Se si indossa una maglia di Gretzky e si va a una partita di hockey, in un certo senso si sta impersonando Wayne Gretzky. Giusto?"

2024: road to Monaco

La stagione europea di League of Legends è terminata: il prossimo appuntamento sarà a gennaio con l’inizio delle competizioni dell’Lec e delle Erl. Intanto Riot Games ha già annunciato che le Lec Finals 2024 si sposteranno in Germania: sarà Monaco di Baviera a ospitare l’evento conclusivo. E poi? Cos’altro possiamo aspettarci? “Per il 2024 siamo davvero entusiasti di alcune opportunità di streaming. Quest'anno abbiamo fatto alcuni test di co-streaming. Sono stati accolti molto bene dai fan e dal nostro pubblico. Quindi, credo che non vediamo l'ora di capire come possiamo indagare e migliorare un po' la situazione”.

L'intervista integrale è disponibile su Esportsmag.it

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