Non c'è mai stato un momento migliore per iniziare a competere sui Pokèmon, parola dei campioni

Il vice presidente del Team Aqua ci ha raccontato lo stato di salute degli esports di Pokémon
Non c'è mai stato un momento migliore per iniziare a competere sui Pokèmon, parola dei campioni

I Campionati Internazionali Europei di Pokémon di quest’anno sono stati “il più grande torneo dal vivo che The Pokémon Company International abbia mai organizzato a livello globale”, come ci ha detto un rappresentante dell’azienda. Ben 4.500 concorrenti si sono disputati il titolo di campione d’Europa su Scarlatto e Violetto, il gioco di carte collezionabili, GO e Unite.

Ospitato all’Excel di Londra, questo campionato internazionale è stato un momento di svolta per l’intera scena competitiva. Questo, infatti, è stato il primo torneo dopo l’aumento sostanziale del montepremi che è passato, per il primo classificato della divisione masters dei videogiochi, da 5 a 15mila dollari, con un totale di 115mila dollari distribuiti tra le prime 32 posizioni.

Pokèmon esports, Pardini:

“Pokémon, con il triplicarsi del premio in denaro, è diventato molto più appetibile per molte realtà che hanno iniziato a cercare di accaparrarsi i migliori” ci ha spiegato Francesco Pardini, giocatore veterano e vice presidente del Team Aqua, la più grande organizzazione esportiva dedicata ai Pokémon del nostro Paese. “Io, da dirigente del team, posso dire che abbiamo quadruplicato gli sponsor e abbiamo messo sotto contratto un campione del mondo, Eduardo Cunha. Questo ha dato inizio a un circolo virtuoso perché è come se ora avessimo in squadra il Cristiano Ronaldo dei Pokèmon: il pubblico è più interessato, arrivano i numeri in termini di visualizzazioni e visibilità e così aumentano gli sponsor. Lo abbiamo persino portato sul palco della Game Week dove il nostro merchandise è andato tutto esaurito al debutto”.

Il maggiore investimento da parte di The Pokémon Company nell’evento londinese, poi, ha attirato ancora più pubblico non necessariamente appassionato al competitivo. “Gli internazionali europei sono diventati una sorta di ‘piccolo mondiale europeo’ – continua Pardini – “non solo per la location ma anche per gli allestimenti, le isole narrative e la presenza scenica”. Sparsi per i padiglioni dell’Excel, infatti, c’erano aree a tema con dei minigiochi, cacce al tesoro, rivenditori di carte e l’immancabile e sempre pienissimo Pokémon Center i cui accessi sono andati esauriti poche ore dopo l’annuncio. “L’internazionale americano, per esempio, non ha il Pokémon Center: questo evento è riuscito ad avere una forte attrattiva nei confronti dei non giocatori, molti dei quali devono essersi detti ‘vado a farmi un giro a Londra e mi godo una sorta di fiera dei Pokémon’”.

Pokèmon esports, Pardini:

Al centro di tutto, però, c’erano comunque le competizioni, distribuite su quattro grandi palchi, ognuna con i suoi caster e con la sua diretta. Mettere sotto lo stesso tetto le carte, i videogiochi, GO e, per la prima volta ad un internazionale, Unite (il MOBA) è stata un’ottima idea perché ha contribuito a consolidare la fanbase. C’erano team e giocatori da tutto il mondo per ciascuna disciplina e, nei momenti morti di ciascun torneo, ce n’era sempre un altro lì a fianco nel pieno dell’azione.

Nonostante la crescita in popolarità della scena di GO e di Unite, la stella dell’evento è stata il torneo dei videogiochi che, nonostante qualche aggiustamento sia ancora necessario, non sono mai stati così in forma dal punto di vista del competitivo. “Scarlatto e Violetto hanno uno dei metagame più sani che si ricordi e non è sono la mia opinione ma anche quella di moltissimi altri, più o meno il 60-70% dei più bravi. La teracristallizzazione, grazie all’open team sheet – ovvero la possibilità appena introdotta di vedere tutte le caratteristiche delle squadre avversarie a inizio torneo - costringe ad adattarsi in tempo reale, e garantisce un bilanciato livello di competizione”.

Il Team Aqua vuole cavalcare quest’onda non solo di popolarità ma soprattutto di investimenti, che sta arrivando verso il mondo degli esports di Pokémon. Se da un lato più organizzazioni si stanno interessando, più team stanno nascendo e più sponsor vogliono farsi vedere, dall’altro sarà possibile rendere il mestiere di giocatore professionista dei Pokémon più sostenibile. “Per ottimizzare, fare gruppo e incentivare i nostri ragazzi a girare e lottare, da un’idea del nostro presidente Angelo Peruzzi, a inizio anno prenotiamo appartamenti in tutte le location dei major, le chiamiamo TA House” ci ha spiegato Pardini. “Lì i giocatori hanno più della metà delle spese di alloggio coperte, così sono incentivati a fare i tornei e a farli in gruppo. Come giocatore paghi lo spostamento e pochissimo d’altro per stare in casa. A Gdansk in Polonia, dove il costo della vita è bassissimo, per esempio, hanno pagato 2,5 euro a testa per quattro notti”. Grazie all’aumento di interesse e di capitale in entrata, ci ha detto Pardini, il team si è dato come obiettivo per il 2025 quello di pagare tutte le spese di alloggio di un anno competitivo di tutti e 12 i giocatori.

L’industria esportiva ha bisogno di casi di crescita e successo come quello di Pokémon la cui community italiana non solo è in ottima salute ma è in crescita. Non ci sono mai state così tante persone da cui imparare, eventi a cui partecipare e opportunità ai vertici per chi vuole farne la propria professione. Per iniziare a competere bastano due ore di gioco su Scarlatto e Violetto per avere accesso ai team a nolo e provare le squadre dei campioni. Da lì potrete cominciare a farvi le ossa, e toccare con mano un ecosistema competitivo che ha ancora tantissimo da dire. Se volete sapere cosa hanno usato i campioni per vincere gli Europei di Londra, invece, vi basterà leggere il nostro reportage che analizza nel dettaglio il metagame, le combinazioni e le performance degli italiani migliori in gara.

-di Riccardo Lichene

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