Ferrari, per Leclerc acqua e beffe. Il giallo Perez e i tempi biblici FIA

Il monegasco paga a caro prezzo una partenza mediocre, i giudici poi confermano la vittoria del messicano comminandogli una pena lieve
Ferrari, per Leclerc acqua e beffe. Il giallo Perez e i tempi biblici FIA© Getty Images,

TORINO - Checo Perez, alla perenne ricerca di un cono di luce nel pianeta Verstappen, ha vinto il GP di Singapore. Questo al netto di un finale convulso, molto dopo la bandiera a scacchi. È infatti accaduto che durante una precedente Safety Car (a Singapore non mancano mai) il messicano abbia infranto la regola che obbliga il pilota di testa a non lasciare più di dieci auto tra sé e l’auto di sicurezza. Il pilota mesoamericano (Perez è messicano, di Guadajara) per ben due volte ha violato la regola, nell’intento di prendersi spazio sufficiente a scaldare le gomme. Vantaggio minimo, più che altro una questione di concitazione agonistica. Sta di fatto che i giudici di gara lo hanno sanzionato (però mettendoci ore) ma gli hanno riconosciuto le attenuanti, dovute alle pista bagnata a scivolosa. Morale: 5 secondi di penalità che riducono a 2 il suo vantaggio su Leclerc, sufficiente per mantenere una vittoria conquistata in gara. C’era il rischio di un “drive trough”, sanzione che a corsa finita si sarebbe potuta tradurre in 20” di penalità. Ma è andata così, punto e basta.

Detto questo (e sembra strano dirlo nella Formula 1 che ha riscoperto i sorpassi e lo spettacolo) la gara - benché lunga - s’è decisa la via. Charles Leclerc, in pole, non ha avuto un buon avvio: bene lo scatto iniziale, poi s’è perso tra pattinamenti e poco grip. In testa c’è passato così Perez, che ha tenuto il comando della corsa sia nella parte (alquanto sonnacchiosa) che s’è trascinata giro dopo giro sino a metà corsa, sia nella parte scintillante e divertente che s’è disputata da quando è entrata la Safety Car (per l’uscita di pista di Yuki Tsunoda). La Ferrari aveva anticipato tutti mettendo le gomme slick, ma la Safety Car ha di fatto azzerato gli eventuali vantaggi tattici. In precedenza c’erà già stata una Safety Car (ma all’inizio) e due Virtual Safety Car (quel meccanismo cervellotico di parziale neutralizzazione che in futuro si vorrebbe abolire). Bisogna dire che la corsa non s’è disputata sulla lunghezza dei 61 giri previsti. Infatti un acquazzone di quelli che spesso spazzano Singapore si è abbattuto sulla città (e sulla pista di Marina Bay) poco prima del via, costringendo a ritardare la partenza di oltre un’ora. Così, per stare nella durata massima prevista dalla regole attuali (massimo tre ore), si è dovuto correre tagliando i giri (alla fine 59).

Leclerc: "Ci ho provato fino alla fine. Penalità Perez? Non commento"

La corsa è vissuta in gran parte nell’attesa che l’asfalto si asciugasse. Ovvero: tutti, piloti e tecnici, si chiedevano quale fosse il momento giusto per abbandonare le gomme da bagnato intermedio per passare a quelle da asciutto. C’è chi ci ha provato prima (Russell con la Mercedes, ad esempio) e ha pagato la sua scelta a caro prezzo. Ma nonostante tutto questo, la corsa s’è decisa alla partenza. Perché Perez ha potuto gestire il vantaggio fin dall’inizio e perché Leclerc, nel momento in cui ha cercato di portare l’attacco decisivo - pur disponendo di un’auto probabilmente migliore e più veloce - ha stressato troppo le gomme e nel finale ha dovuto “mollare” (pena il rischio di finire contro il muro). Singapore è una pista sulla quale non si sorpassa, nemmeno con le auto di quest’anno. Il bello sta esclusivamente nel contorno e nelle luci della gara in notturna. Detto questo, non è che siano mancati i duelli e neanche le “sportellate” (a volte punite dalla direzione gara, a volte no).

Binotto: "Perez merita due penalità da 5 secondi"

Detto di Perez (che si è tolto una soddisfazione) bisogna dire degli altri. Non benissimo Carlos Sainz, che non s’è trovato a proprio agio in qualifica e ha confermato queste difficoltà in gara. Comunque ha portato a casa il podio ed è meglio di niente. È mancato invece Verstappen. Nel suo caso tutto si è deciso al sabato, quando la squadra ha sbagliato i calcoli della benzina nel momento chiave della qualifica, condannandolo a partire dalla retrovie. Lui ci ha provato, commettendo anche un erroraccio da matita rossa. Ma il suo Mondiale non è discussione. Per Leclerc, inutile negarlo, il secondo posto ha il sapore di una beffa, perché ieri il potenziale per vincere (a parte le penalità a Perez) c’era davvero tutto.

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