Binotto via? Caos Ferrari. La Scuderia smentisce ma l’atmosfera è rovente

Il Team Principal della Rossa è in bilico e potrebbe lasciare a breve. La smentita complica le cose: adesso ogni mossa è sotto la lente d’ingrandimento
Binotto via? Caos Ferrari. La Scuderia smentisce ma l’atmosfera è rovente© /Ag. Aldo Liverani Sas

Mattia Binotto fuori, dentro Frederic Vasseur. Questa la voce che mette in subbuglio la Ferrari, i ferraristi, i tifosi del Cavallino. La Ferrari spiega che “non commenta le voci”, poi si affida a una smentita ufficiale: «In relazione alle speculazioni apparse su alcuni organi di stampa relative alla posizione del Team Principal della Scuderia, Mattia Binotto, Ferrari comunica che si tratta di voci totalmente prive di fondamento». L’impressione è che a Maranello sia scoppiato il caos, cosa che non è mai un bel segnale. C’è ancora una gara da correre con un obiettivo che vale molti soldi (in tempi di tagli non si parla di noccioline, ma di una decina di milioni) e soprattutto c’è da portare a compimento il varo dell’auto 2023, già quasi pronta per il Mondiale che verrà. Nessuno sa dire (o prevedere) se con la permanenza di Mattia Binotto al vertice si andrà incontro, finalmente all’anno del tanto agognato mondiale. Ma non è difficile scommettere che l’eventuale siluramento di Binotto (brutto termine, ma almeno chiaro) renderebbe più complicata la strada verso il vertice. Red Bull e Mercedes hanno nella stabilità nei ruoli chiave la ricetta vincente, più la Red Bull che la Mercedes. Dove, comunque, è chiaro chi comanda (da anni, essendo team principale e anche proprietario, cioè Toto Wolff).

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I due temi sui quali le critiche, forse, possono avere un fondamento

Cosa viene rimproverato a Mattia Binotto dalla proprietà, ossia da John Elkann in persona? Non una sola colpa, probabilmente tante mancanze, in concorso tra loro. Ma certo non si può pensare che il team principal disegni o progetti l’auto, diriga la squadra ai box, pensi e attui le strategie di gara, firmi i contratti commerciali e curi i rapporti con i piloti. Quello accadeva un tempo, in un mondo molto diverso da quello attuale. Caso mai, a Binotto - essendo il capo della struttura - si può rimproverare di non aver cercato figure specifiche per quei ruoli e quelle aree che si sono rivelate deboli: strategia di gara (ultima perla, le gomme da bagnato nella qualifica in Brasile, laddove tutti avevano quelle da asciutto) e sviluppo dell’auto nel corso della stagione.

Forse ci sono solo due temi sui quali le critiche possono avere un fondamento (ma non tale da giustificare una misura draconiana come un licenziamento). La prima è una certa perdita di peso politico della Ferrari, che mantiene il diritto di veto su molte questioni, ma che ha dovuto incassare alcune sconfitte. Due, dolorose, vanno ricordate. La prima è quella della vicenda dei motori di fine 2018, quando Maranello accettò - a patto di mantenere il segreto assoluto - una penalizzazione che si rivelò molto pesante per tutto il 2019, di fatto fu una resa alla Fia (allora diretta da Jean Todt). La seconda è l’infrazione al tetto di spesa della Red Bull, che dalla Ferrari (e da Binotto in particolare) è stato segnalato più volte e da tempo, e alla fine s’è concluso una sorta di assoluzione de facto della squadra inglese (che poi lo sforamento non sia realmente servito a vincere il Mondiale è un’altra questione): in questo caso la Fia è quella del nuovo corso, diretta da Ben Sulayem.

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Il ruolo di Charles Leclerc all'interno della Ferrari

Ma sopra a tutto c’è il ruolo di Charles Leclerc all’interno della Ferrari. Binotto ha sempre creduto e crede tuttora nel potenziale del monegasco, che ha aiutato in ogni modo e sostenuto nella sua indubbia crescita. Ma un conto era gestire qualche “malpancismo” di Sebastian Vettel (in una fase calante della sua lunga e fortunata carriera) un conto è ingaggiare un pilota motivato e ostinato (sebbene, forse, meno veloce di Leclerc) come Carlos Sainz. Forse Leclerc s’è sentito meno centrale nel progetto Ferrari o forse con Binotto è venuta un po’ meno quella capacità di comunicare che c’è stata nel recente passato. Se davvero i giochi sono fatti (a parte le smentite) non resta che augurare il meglio a Binotto e alla Ferrari (Leclerc incluso). Se invece nulla è ancora definitivo (o definito), c’è da credere che i prossimi mesi saranno agitati. Il che non sarebbe un bel viatico verso la prossima stagione. Un grande caos, appunto.

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Mattia Binotto fuori, dentro Frederic Vasseur. Questa la voce che mette in subbuglio la Ferrari, i ferraristi, i tifosi del Cavallino. La Ferrari spiega che “non commenta le voci”, poi si affida a una smentita ufficiale: «In relazione alle speculazioni apparse su alcuni organi di stampa relative alla posizione del Team Principal della Scuderia, Mattia Binotto, Ferrari comunica che si tratta di voci totalmente prive di fondamento». L’impressione è che a Maranello sia scoppiato il caos, cosa che non è mai un bel segnale. C’è ancora una gara da correre con un obiettivo che vale molti soldi (in tempi di tagli non si parla di noccioline, ma di una decina di milioni) e soprattutto c’è da portare a compimento il varo dell’auto 2023, già quasi pronta per il Mondiale che verrà. Nessuno sa dire (o prevedere) se con la permanenza di Mattia Binotto al vertice si andrà incontro, finalmente all’anno del tanto agognato mondiale. Ma non è difficile scommettere che l’eventuale siluramento di Binotto (brutto termine, ma almeno chiaro) renderebbe più complicata la strada verso il vertice. Red Bull e Mercedes hanno nella stabilità nei ruoli chiave la ricetta vincente, più la Red Bull che la Mercedes. Dove, comunque, è chiaro chi comanda (da anni, essendo team principale e anche proprietario, cioè Toto Wolff).

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