Juventus, Morata privato: «All'inizio ero un tennista pazzo»

L'attaccante spagnolo: «Giocavo a tennis due ore al giorno e mi allenavo a calcio un’ora e mezza. A un certo punto ho dovuto scegliere e ha vinto il pallone, anche perché con la racchetta spesso andavo fuori di testa»
FOTO Morata e la sua fidanzata Maria Pombo felici a Torino
VINOVO - «Scuola Real Madrid», spiegano alla Juventus, per indicare che il ragazzo è uno serio, puntuale, consapevole di quello che si dice e non si dice davanti a un microfono a un taccuino, abituato al fatto che parte del suo lavoro è raccontarsi ai tifosi. Alvaro Morata, però, è tutt’altro che costruito: un bravo ragazzo autentico, concentratissimo sul suo lavoro e maniacalmente dedicato a migliorarsi.

BILIARDO, CANE E PING-PONG - Lui si descrive così: «Un ragazzo tranquillo. Passo molto tempo a casa mia oppure a passeggio per il centro a Torino. Esco spesso per mangiare, di solito dai miei amici del ristorante Planet. Adesso la mia fidanzata (Maria Pombo, modella spagnola, ndr) ha finito l’Università a Madrid e si è trasferita a Torino, quindi finalmente posso stare un po’ con lei: le piace molto Torino, dice che è una città dove si vive bene e adesso c’è pure il bel tempo. Il massimo è portare a spasso il mio cane, un bulldog francese a cui sono molto affezionato. Altrimenti quando resto a casa guardo tanti film, gioco a ping pong e a biliardo. Se ci sono i miei genitori a Torino, e vengono spessissimo, mangio sempre a casa: mia mamma e anche mio papà sono ottimi cuochi, il loro cocido madrileño è eccezionale. E poi mi portano lo jamon!». Per la cronaca il cocido è un bollito di carne con contorno di ceci, una vera istituzione culinaria (e ipercalorica) per la capitale madrilena. Mentre lo jamon (il più famoso dei quali è il serrano) è il prosciutto crudo spagnolo, leggermente diverso da quello italiano. «Non è male quello italiano. Ma molto meglio lo jamon! Serrano batte Parma 2-0… (ride) Però, a parte il prosciutto, qui pasta e pizza sono di un altro pianeta».




RACCHETTE SPEZZATE - Un mangione questo Morata, ma il fisico lo mantiene fin da giovane con tonnellate di sport: «Da ragazzo giocano a tennis! Tantissimo tennis… Mi allenavo due ore al giorno a tennis e un’ora e mezza a calcio. Ho partecipato anche al campionato di Madrid e qualche torneo a livello nazionale. Poi un giorno l’allenatore di tennis mi ha detto: scegli, calcio o tennis. E io ho scelto il calcio. Ero forte a tennis, avevo sempre la racchetta in mano, ma non avevo la testa. Mi arrabbiavo tantissimo, ero nervoso in campo e a volte esageravo. Tante volte i miei genitori mi hanno preso per un orecchio per rimproverarmi del mio atteggiamento: spaccavo racchette, gridavo, litigavo…». E in effetti il caratterino riemerge in campo ogni tanto... «Ma è niente in confronto al passato! Mi sono molto calmato. Nel settore giovanile facevo di peggio. Devo dire grazie alla mia mamma e al mio papà, così come al mio procuratore: mi hanno aiutato e mi hanno fatto ragionare. Avevo un carattere piuttosto forte». Gli sveliamo che anche Marchisio ha un passato da ottima racchetta: «Davvero? Sapevo di Mattiello, che deve aver vinto anche tornei importanti… Bene, bene... Devo andare subito da Marchisio e scommettere qualcosa con lui». E ridacchia pregustandosi una sfida all’ultimo game.

IL BELLO E IL BRUTTO - Anche se non sarà possibile farlo in ritiro, per alleviare la noia: «La cosa più bella di essere un giocatore di calcio professionista è giocare nello stadio della Juventus e allenarsi a Vinovo. La più noiosa sono i ritiri prepartita… Sono davvero devastanti: meno male che alla Juventus c’è un gruppo unito e divertente, altrimenti mi ucciderebbero. In Spagna non si fanno».

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