“Strutture, dialogo e priorità alla persona”. Danilo Civardi racconta il “suo” calcio paralimpico

Una delle figure più iconiche della Squadra Amputati Insuperabili nonché atleta della sede di Genova: "Con il dialogo vero tutte le barriere si abbassano"

Da oltre dieci anni Danilo Civardi porta la fascia di capitano degli Insuperabili. Inoltre, la sua è stata una delle figure che maggiormente si è spesa per la nascita della Squadra Amputati. Un percorso naturale per chi ha costruito la propria leadership nel tempo, prima in campo e poi dentro il gruppo.
“Essere capitano, per così tanto tempo, è sempre stato motivo d’orgoglio. Ma in questa squadra, in cui credo fortemente, la responsabilità è diversa. I compagni si affidano a me, e sento il dovere di esserci anche fuori dal campo”.

L'ipoplasia femorale e la "sfida" della squadra Amputati

Danilo è nato con un’ipoplasia femorale, una condizione rara che ha richiesto numerosi interventi chirurgici. Lo sport, però, ha trovato spazio sin da subito. In questi anni ha vissuto da vicino la crescita del progetto Insuperabili: dalle prime aperture all’estensione sul territorio nazionale, fino alla nascita del gruppo amputati.
“Siamo partiti da incontri semplici. Con il tempo si è formato un bel gruppo. Abbiamo anche ragazzi che arrivano da Francia e Spagna: la barriera linguistica è durata pochissimo. Il campo ha fatto il resto”.
Il calcio, però, è solo una parte della sua storia. Danilo ha lavorato come assistente parlamentare alla Camera dei Deputati, e da quella posizione ha potuto osservare da vicino quanto la disabilità fatichi ancora a trovare spazio nel dibattito quotidiano.

La sensibilizzazione e il futuro del movimento

“In Italia il tema della disabilità arriva spesso dopo. Prima c’è la condizione, poi la persona. In altri Paesi si investe di più, anche nello sport. Qui si fatica ancora a fare sistema”.
È anche per questo che Danilo ha deciso di dedicarsi alla sensibilizzazione. Lo fa entrando nelle scuole, parlando con gli studenti, raccontando la sua esperienza in modo diretto.
“Quando c’è dialogo vero, le barriere si abbassano. I ragazzi ascoltano, fanno domande, vogliono capire. È lì che succede qualcosa. La disabilità smette di essere distanza”.
Il futuro, per Danilo, passa da parole semplici: strutture accessibili, dignità per ogni percorso, pari opportunità. E una squadra, quella degli Insuperabili amputati, che possa continuare a lavorare e a crescere.
“La base c’è. Ora serve tempo, impegno e attenzione. Abbiamo una bella squadra, e possiamo fare ancora molto”.
Con il consueto carisma, e con la fiducia di un gruppo a cui continua a dare tantissimo, Danilo Civardi continua il suo percorso con la stessa serietà di sempre. Perché essere capitano, per lui, è prima di tutto un modo di esserci.

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