La Manita di Jorge Lorenzo è uno schiaffo alla Decima sognata da Valentino Rossi. A Valencia, dove per la 17ª volta in 68 anni di Motomondiale il titolo mondiale della classe regina s’è assegnato all’ultima gara, si consuma il terzo sorpasso in extremis della storia e il maiorchino, che di secondo cognome e di fatto fa Guerrero, riprende il lavoro di smantellamento dall’interno del mito iniziato nel 2008, quando approdò giovane e arrembante (e con due titoli mondiali consecutivi conquistati in 250 e il ruolo di idolo ed erede designato di Max Biaggi, il vecchio nemico) nel team Yamaha, dando più che fastidio al Re Solde delle due ruote.
Jorge Lorenzo, Giorgio per molti visto che è cresciuto in team italiani (scoperto da Giampiero Sacchi e dall’Aprilia) completa la rimonta durata un’intera stagione. Una stagione iniziata con un -12 in Qatar, arrivata a -29 dopo appena tre gare, -23 cinque fa dopo che a Silverstone aveva pareggiato i conti. Una stagione condizionata dal Fight Club di Sepang, la penultima gara, tra Valentino Rossi e Marc Marquez, il bi-campione che non ha accettato di essere fuori da giochi e s’è messo a giocare da protagonista.
Sapete tutti com’è finita allora (3 punti di penalizzazione sulla patente da pilota e conseguente partenza dall’ultima casella a Valencia per Valentino), ora com’è finita. Lorenzo, il bambino prodigio creato da un padre-padrone (Chico, allenatore di piloti a Palma di Maiorca dove Jorge è nato il 4 maggio 1987) e un manager-padrone (Daniel Amatriain), entrambi lasciati (ma il “papo” poi ritrovato) nel 2009 per diventare grande, è campione del mondo per la quinta volta, la terza in MotoGP, la prima in un duello vero e ad armi pari con Valentino. Nel 2010 Rossi si infortunò al Mugello e poi se ne andò in Ducati. Nel 2012, quando Jorge battè le Honda e Stoner, Valentino d’intristiva in Rosso e preparava il ritorno in Yamaha. Adesso avevano la stessa moto, le stesse chance. Fino allo scandoloso biscotto spagnolo di ieri. Anzi, fino a due settimane fa dopo il Fight Club in Malesia. Quello che la gente, ma soprattutto Valentino, ricorderà. Forse per sempre.