«Poi c’era Silvano Ciriello, detto Wyoming, per una sua particolare abilità…». E giù un rutto potente e finanché geografico. Il problema è che domenica alla tv non davano una replica di Ovosodo, il film di Paolo Virzì che ha sdoganato la fantasmagorica capacità di pronunciare il nome del 44° Stato stelle&strisce in burp gutturali, bensì una staccata all’ultimo fiato di Pedro Acosta nel retropodio dell’Indonesia. Un... decrescendo (anche l’aria nello stomaco andava in calando come la pressione nella gomma anteriore della sua Ktm, per il cui irrispettoso ossequio al regolamento per altro è stato altrettanto graziato) commentato con grande sagacia in diretta Sky da Guido Meda. Buuuurp. «Delicatissimo». Buurp. «Meraviglioso. Hanno fatto un grande sforzo, che in qualche modo si manifesta». Burp. Silenzio, una causa persa.
La gaffe di Martin
Il problema è che la MotoGP di questi ragazzi, meravigliosi in piega e nella capacità di spingere mostri di oltre 250 cavalli, ha superato i limiti anche in un mondo nel quale la parolaccia è sdoganata. È andata fuori pista, insomma. Dal gesto dell’ombrello di Jorge Martin al traguardo di Misano, protesta plateale per il sorpasso estremo subito poche curve prima da Enea Bastianini, alle emissioni del “rookie meraviglia”. Al confronto il «sono incazzato nero» pronunciato da Pecco Bagnaia dopo il flop della gomma sempre a Misano è roba da educande. D’altronde il linguaggio è sempre più quello della strada. Volgare. Subito dopo i rutti di Acosta, Martin felice come una pasqua per la vittoria ritrovata (e con essa il +21 in classifica su Bagnaia) s’è presentato ai microfoni spiegando così la tattica di gara: «A ogni giro avevo paura di cadere alla solita curva, così non spingevo troppo anche se dietro sentivo la moto di Pedro. Non è stato facile, anche perché se sbagli un attimino di incu...». Salvo accorgersi subito della gaffe e dire: «Mia nonna mi ammazza... scusate per la parolaccia».
Il cambiamento imposto da Liberty Media
Finora Dorna e Fim hanno chiuso occhi e orecchie, ma due settimane fa a Cremona, nel round di Superbike, Danilo Petrucci è stato penalizzato di tre posizioni in griglia per aver alzato il dito medio sulla visiera di Remy Gardner che lo aveva ostacolato. Un primo accenno di quello che potrebbe succedere con l’arrivo di Liberty Media, i proprietari della F1 che da poco hanno acquisito anche il pianeta delle due ruote? Probabilmente. D’altronde nel Circus delle quattro ruote, già di suo molto più politically correct e professionale, è iniziata una pesante campagna moralizzatrice a cura della Fia di Mohammed ben Sulayem, il presidente che cerca consenso che non ha. E che ha preso di mira i numero 1, prima multando (30.000 euro) Sebastien Ogier nel Rally dell’Acropolis per le frasi contro gli ufficiali di gara e poi condannando al “servizio civile obbligatorio” Max Verstappen per un “fucked” pronunciato in conferenza stampa. «Penso che sia la cosa più ridicola» tuona papà Jos, uno che non le ha mai mandate a dire.
Steiner "senza filtri"
Ma anche Lewis Hamilton ha criticato la campagna anti-parolaccia dell’imprenditore emiratino, invocando lo spettro del razzismo per il riferimento al linguaggio scurrile dei rapper americani. In compenso è stato appena pubblicato un estratto di “Unfiltered”, il libro di Gunther Steiner nel quale l’ex team principal della Haas, diventato famoso proprio grazie al suo linguaggio “diretto” nelle serie Netflix che hanno rilanciato la passione dei giovani per la F1, bolla così la gestione del Direttore Gara nell’epilogo Mondiale 2021: «La gestione Masi? Una mer...! Con Whiting, Hamilton avrebbe otto titoli». Amen.