È Bautista II, ma il paradiso può attendere

Alvaro rimane il re trionfando nella Gara-1 a Jerez: "Difendere il titolo è più speciale che conquistarlo"
È Bautista II, ma il paradiso può attendere© Getty Images

Alvaro Bautista II. Il re Mida della Superbike, il nuovo messia Rosso del popolo delle derivate, quello che davvero si sente come il proprio idolo perché la stessa moto (o quasi) compra e spesso e volentieri fa girare in pista. Gli bastavano 2 punti, un 14° posto, ma chi è nato senza nobiltà di titoli (e tanto meno pecunia) in un paese alle porte di Madrid che si chiama Talevera de la Reina e ha dovuto sempre guadagnarsi tutto non poteva accontentersi. Così nella Gara-1 dell’ultimo atto di Jerez ha spinto, rischiato, vinto. Per la 24ª volta quest’anno (su 31 gare, con 27 podi), la 57ª da quando (in due storie diverse) ha sposato il progetto Panigale V4R. Venendo prima travolto dal suo potenziale incontrollato, poi plasmandolo e trasformandolo in una macchina letale. Tutto d’oro come la tuta e il casco che Alvaro indossa appena passato il traguardo, davanti ai suoi tifosi e alla sua famiglia, riattaccando il numero 1 sul cupolino. Stavolta con i colori dell’iride.

Le parole di Bautista e Domenicali

«Vincere un titolo è speciale, ma difenderlo è anche meglio - esulta emozionato Bautista -. È più difficile, specie con un avversario durissimo come Toprak (Razgatlioglu, ndr), e farlo in casa è incredibile. Molti dicevano che tanto mi bastavano due punti, di stare tranquillo, ma io volevo solamente scendere in pista e non pensavo al campionato. Volevo solo divertirmi, essere solo io e la moto». Un binomio perfetto che anche il presidente Claudio Domenicali esalta: «Un trionfo memorabile. Alvaro e la Panigale V4 R sono la migliore combinazione che un appassionato possa desiderare. Le incredibili prestazioni offerte dalla moto e la padronanza tecnica e psicologica con cui Bautista ha gestito questa stagione hanno creato un grande spettacolo in ogni weekend». Basta guardare la classifica. Seconda Ducati 5ª con Danilo Petrucci, come in campionato con Alex Bassani, che sostituirà Jonathan Rea in Kawasaki. Unica altra vittoria stagionale di Michael Ruben Rinaldi, appiedato per far posto a Nicolò Bulega, fresco di Mondiale Supersport.

Bautista è la Ducati

Bautista è la Ducati. Regala a Borgo Panigale il 16° titolo piloti in Superbike, portandosi a un gradino da Troy Bayliss e due da Carl Fogarty, l’unico a fare doppietta consecutiva (due volte: 1994-95 e 1998-99). «Vincere un titolo è speciale, difenderlo è anche meglio - afferma Alvaro, campione della 125 nel 2006 e sconfitto da Marco Simoncelli in 250 nel 2008 prima di 9 stagioni in MotoGp e il passaggio in Sbk -. Però non sono ancora nel paradiso Ducati. Sono il pilota più vincente della storia Ducati tra MotoGP e Superbike, ma i campionati sono più importanti delle singole vittorie, quindi per quello serve altro lavoro. Sono felice, sulla moto mi sento bene e mi diverto. E voglio solo continuare a vincere».
Già oggi nella Sprint e in Gara-2, poi martedì e mercoledì proverà nei primi test 2024 la Panigale V4R adattata (zavorrata) al nuovo e contestato regolamento sul peso minimo moto-pilota, quindi volerà in Malesia per la wild card in MotoGP sulla Desmosedici GP23. Perché se Alvaro è diventato re l’ha fatto con il lavoro, da operaio delle due ruote entrato nella storia della Ducati portandola a sua volta ancor più nella storia delle due ruote. Perché se la Casa di Borgo Panigale è campione totale per il secondo anno consecutivo (anche titolo piloti in MotoGP ormai è aritmeticamente assegnato a un uomo rosso) è anche merito di Bautista, che esalta il gruppo. Quello che ha costruito dopo il brutto epiologo del 2019, quando all’esordio in rosso aveva vinto le prime 11 gare della stagione per poi affondare e andarsene due anni in Honda. «Ducati sta lavorando duramente, non si rilassano mai - afferma orgoglioso lo spagnolo -. In MotoGP le prime tre moto sono Ducati, quindi abbiamo un vantaggio più chiaro. Qui in Superbike invece gli altri top sono su moto differenti. Penso che la nostra magia sia la combinazione tra moto, pilota e team».

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