La Ferrari è già sotto esame: gli errori e i rimedi, 15 giorni per svoltare

Urge soluzione per il problema affidabilità, tuttora un limite della Rossa. E si deve ritornare ad affrontare la questione del degrado gomme

TORINO - Riavvolgere il nastro, per provare a capire cosa sia successo. La Ferrari vista in Bahrain è stata troppo brutta per essere vera, troppo triste in confronto a quella allegra che si era vista alla presentazione. È una Ferrari attonita dalla contro-prestazione della prima gara. Frederic Vasseur non può avere colpe, l’auto era già pronta quando lui è arrivato a Maranello, ma - dopo le lunghe riunioni con gli ingegneri e le ricognizioni tecniche - alcuni limiti non erano stati previsti, probabilmente Vasseur è il primo che non si aspettava la “legnata” ricevuta a Sakhir. Il manager francese, sin dai suoi primi giorni, ha indicato nell’affidabilità il primo problema da risolvere eppure proprio da quel fronte sono arrivati i guai, perché senza la rottura sull’auto di Leclerc sarebbe stato possibile arrivare con due auto in fondo, probabilmente il monegasco sarebbe salito sul podio (Alonso permettendo).

Dunque, da ieri - giorni di analisi e approfondimenti - si è ripartiti dall’affidabilità, per tentare di capire come mai un guasto che non si era mai verificato in tre giorni di test sia improvvisamente emerso prima e durante la gara. Di sicuro provare per soli tre giorni su una pista molto particolare come quella del Bahrein aiuta chi ha già un’auto perfetta (ovvero la Red Bull) o molto buona (la Aston Martin) e meno chi ha ancora dei problemi, noti (Mercedes) oppure nascosti (la Ferrari, appunto).

A parte i guasti, ha stupito il fatto che la Red Bull sia riuscita a farsi forte partendo da quello che già era un suo punto di forza (la gestione gomme), mentre la Ferrari è sprofondata proprio su quello che è sempre stato il suo grande limite e che si pensava superato con il progetto di quest’anno. Vasseur sostiene che il concetto sul quale è stata sviluppata la SF-23 non sia sbagliato, ma si debba lavorare meglio sulla configurazione. Termine che in parte si può sovrapporre al concetto di assetto, in parte riguarda le strategie di ricarica delle batterie e di utilizzo dell’energia elettrica, forse anche in relazione anche al guasto registrato sulla centralina elettronica e alla batteria dell’Ers.

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Va detto (non a discolpa della Rossa, ma come spiegazione) che la pista di Salhir sollecita molto le gomme posteriori e dunque enfatizza i limiti di quelle auto che non riescono a usarle bene. La Red Bull, per dire, sembra in grado di sfruttare le gomme ovunque e in ogni condizione. Può essere che a Jeddah, altro asfalto e tracciato diverso, i guai della Ferrari possano essere in parte superati. Il che, ovviamente, non significa che i valori in pista possano capovolgersi, caso mai che il gap dalla Red Bull potrebbe ridursi. E in ogni caso c’è anche da arginare la crescita della Aston Martin, che a Sakhir ha mostrato uno stato di forma straordinario. In genere le squadre più piccole perdono un po’ di slancio durante la stagione, ma adesso - giova ricordarlo - siamo solo alla prime battute...

Se poi venisse confermato che la Red Bull, con un particolare disegno delle sospensioni anteriori (un colpaccio di Newey?), ha trovato un modo per stabilizzare l’altezza da terra della monoposto (l’altezza da terra è sempre importante, ma con queste auto a effetto suolo lo è assai di più), allora tutte le squadre (non solo la Ferrari) dovrebbero fare i conti con la necessità di studiare soluzioni altrui e con l’eventuale difficoltà di adottarle, cosa mai agevole e molto più complicata adesso in tempi di budget cap.

Certo, la mossa di sabato, quella di non dare l’assalto alla pole per salare un treno di gomme, si è rivelata ininfluente (non è colpa, nemmeno questa) di Vasseur. Ma è probabile che, se si ripresentasse una situazione simile in futuro, il muretto della Rossa prenderebbe una strada diversa.

Ma a questo punto non resta che aspettarsi una forte reazione in Arabia Saudita. Dove si può prevedere non vengano testate delle novità (o riproposte, come l’ala mono-pilone). Si cercherà di badare al sodo, riuscirci sarebbe già un buon passo avanti.

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TORINO - Riavvolgere il nastro, per provare a capire cosa sia successo. La Ferrari vista in Bahrain è stata troppo brutta per essere vera, troppo triste in confronto a quella allegra che si era vista alla presentazione. È una Ferrari attonita dalla contro-prestazione della prima gara. Frederic Vasseur non può avere colpe, l’auto era già pronta quando lui è arrivato a Maranello, ma - dopo le lunghe riunioni con gli ingegneri e le ricognizioni tecniche - alcuni limiti non erano stati previsti, probabilmente Vasseur è il primo che non si aspettava la “legnata” ricevuta a Sakhir. Il manager francese, sin dai suoi primi giorni, ha indicato nell’affidabilità il primo problema da risolvere eppure proprio da quel fronte sono arrivati i guai, perché senza la rottura sull’auto di Leclerc sarebbe stato possibile arrivare con due auto in fondo, probabilmente il monegasco sarebbe salito sul podio (Alonso permettendo).

Dunque, da ieri - giorni di analisi e approfondimenti - si è ripartiti dall’affidabilità, per tentare di capire come mai un guasto che non si era mai verificato in tre giorni di test sia improvvisamente emerso prima e durante la gara. Di sicuro provare per soli tre giorni su una pista molto particolare come quella del Bahrein aiuta chi ha già un’auto perfetta (ovvero la Red Bull) o molto buona (la Aston Martin) e meno chi ha ancora dei problemi, noti (Mercedes) oppure nascosti (la Ferrari, appunto).

A parte i guasti, ha stupito il fatto che la Red Bull sia riuscita a farsi forte partendo da quello che già era un suo punto di forza (la gestione gomme), mentre la Ferrari è sprofondata proprio su quello che è sempre stato il suo grande limite e che si pensava superato con il progetto di quest’anno. Vasseur sostiene che il concetto sul quale è stata sviluppata la SF-23 non sia sbagliato, ma si debba lavorare meglio sulla configurazione. Termine che in parte si può sovrapporre al concetto di assetto, in parte riguarda le strategie di ricarica delle batterie e di utilizzo dell’energia elettrica, forse anche in relazione anche al guasto registrato sulla centralina elettronica e alla batteria dell’Ers.

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