Bagnaia e la nuova stagione con la Ducati: "Voglio sposarmi con il n°1"

A Portimao si inizia con il torinese campione in carica e nominato al Laureus come “Ritorno dell’Anno”
Bagnaia e la nuova stagione con la Ducati: "Voglio sposarmi con il n°1"© EPA
BOLOGNA- Portimao, primo giorno di scuola. Per qualcuno è già necessario il libretto delle giustificazioni: Izan Guevara deve rinviare il debutto in Moto2 a causa dell’operazione al braccio. Per altri è l’occasione per rivelare una lieta novella: il neosposo Jack Miller diventerà papà fra pochi mesi. Il maiorchino e l’australiano hanno punti in comune con l’uomo più atteso del paddock, Pecco Bagnaia. Guevara è un campione del Mondo 2022 come il ducatista, che di Miller è un amico vero, dopo quattro anni da compagni di squadra. Bagnaia riparte con l’1, quello che compare sul cupolino della sua Ducati ma anche quello che definisce il suo rendimento nei recenti test proprio nell’Algarve. «I test invernali sono andati bene e la Desmosedici GP23 per certi aspetti mi piace di più rispetto alla moto dello scorso anno. Ci sono tutti i presupposti per poter iniziare bene» ha detto Pecco, che approccia il 2023 da campione in carica della MotoGP ma anche da “nominato” per il premio di Ritorno dell’Anno (da -91 al titolo mondiale) nei Laureus World Sports Awards. I rivali sono nomi di prestigio come Christian Eriksen, Tiger Woods, Klay Thompson, Annemiek Van Vleuten e Jakob Ingrebritsen. «Sono felice di essere nella lista dei nominati per un vero e proprio Oscar dello sport. È buono per me e per il motociclismo, che cerca audience ora che il più grande personaggio, Rossi, non corre più» ha detto Pecco, affascinato soprattutto dalla presenza di Thompson. Inevitabile, per un appassionato di basket come il 26enne torinese. 
 
Con quali presupposti inizia il Mondiale 2023? 

«Non c’è paragone rispetto a dodici mesi fa, quando arrivammo alla gara inaugurale in situazione critica, preoccupati per le prestazioni della moto. E infatti servirono alcune gare per arrivare alla situazione voluta. Oggi lo scenario è opposto, anche per merito della GP23: la nuova moto si è subito mostrata perfetta per il mio stile di guida».
 
Com’è cambiato Bagnaia ora che ha raggiunto il top? 

«Vincere il titolo dà una consapevolezza differente, soprattutto in un caso come il mio: il trionfo è arrivato dopo una stagione davvero tosta, ma un Mondiale del genere, in rimonta, fa ancora più piacere. Nella vita di tutti i giorni, invece, è tutto uguale, faccio le stesse cose».  
 
Anche se in realtà, pure nella sfera personale di recente ha annunciato una novità.  

«Il matrimonio con Domizia, sì».  
 
Avete trovato anche la data?  


«Luglio 2024. Mi auguro di arrivarci con il numero 1 ancora sul cupolino della mia Ducati».  
 
Con quel numero 1, si sente osservato in maniera differente?


«No, penso soltanto che il numero 1 rappresenti un grande stimolo: vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più».  
 
È un’impresa per pochi.  


«In MotoGP ci sono riusciti solo Valentino Rossi e Marc Marquez».  
 
Si ricorda l’ultimo campione della classe regina con il numero 1? 

«Devo tornare indietro con la memoria… Mick Doohan nella 500, giusto?».  
 

 
Sì, nel 1998: un quarto di secolo, ma lei ha già interrotto un digiuno lungo 50 anni, quello di un italiano campione della classe regina su una moto italiana.
 
«Ho sempre sognato di vincere con la Ducati, sono sempre stato un fan del marchio. Io e la Ducati siamo qui per vincere ancora».  
 

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A proposito di Ducati: la infastidisce sentire chi sostiene che lei vince per merito della moto? 

«Non posso piacere a tutti, valeva persino per Rossi e Marquez. C’era chi sosteneva come vincessero grazie alla Honda. Quindi non sono il primo a cui succede. Ci sarà sempre un 10% di detrattori, non puoi farci niente. Ho imparato a dare il giusto peso a questi giudizi: nella storia rimangono i titoli e l'albo d'oro e, con tutto il rispetto, non i commenti. E comunque aggiungo una considerazione».  
 
Prego.
 
«Le Ducati in pista sono otto, e la condivisione dei dati permette, nel corso del weekend, a un pilota in difficoltà di ritrovare la competitività. A volte, il sabato ero più veloce di tutti, poi la domenica c’erano alcuni parimarca con il mio passo. Non mi lamento, perché a volte ero io il pilota in difficoltà che è stato aiutato proprio dallo studio dei dati altrui. La condivisione è la forza della Ducati. E prevalere nel gruppo dei ducatisti è già un obiettivo importante».  
Il suo maestro Valentino ha saputo difendere il titolo, infilando anche una striscia di cinque trionfi tra 500 e MotoGP: le ha dato qualche consiglio? 

«La sua opinione è preziosa: io e Vale abbiamo parlato della stagione che sta per iniziare, mi ha consigliato di rimanere tranquillo e continuare a fare ciò che ho fatto finora e che funziona. Mi concentro su me stesso, per migliorare quelle aree in cui ho delle lacune».  
 
Le lacune non sembra averle la nuova Ducati, a giudicare dai test.

«Premessa: è sempre difficile giudicare i test, non sai mai cosa fanno i rivali. E poi non è detto che siano la verità assoluta: l’anno scorso noi partimmo in difficoltà, poi abbiamo vinto il titolo. Detto questo, sono felice, perché ho conosciuto la GP23 in Malesia, a inizio febbraio, e sebbene l’inizio non sia stato semplicissimo, siamo cresciuti tantissimo in quei tre giorni. E dieci giorni fa a Portimao i test sono stati perfetti, ho potuto spingere dall’inizio alla fine. La nuova moto si sposa bene con il mio stile e ora posso concentrarmi soltanto sulla gara. Anzi, le gare».  
 
Come si pone di fronte alla Sprint? 


«È la più grande novità da quando sono nel Mondiale. Con una gara breve serve un approccio diverso, perché in un GP non sempre puoi spingere dall’inizio, ma prima di dare un giudizio sulla Sprint dovrei affrontarne una. Certo, di solito parto bene e sono veloce nei primi giri...».
 
Con 21 GP e 42 partenze, il calendario è diventato eccessivo? 


«Prima di giudicare, vorrei vivere la stagione. L’incognita non è tanto a livello fisico, perché siamo tutti preparati, ma mentale: non sarà facile mantenere alta la concentrazione per così tanto tempo. E il finale, con tante gare di seguito, non lascerà spazio per tirare il fiato».  
 
Una corsa infinita verso il titolo-bis: quali sono i rivali? 

«Quartararo, Marquez e Bastianini. Ma vedo competitivi anche tutti i piloti Aprilia, e altri ducatisti come Martin, Marini e Bezzecchi».  
 
Com’è stato l’inizio della relazione tra compagni di squadra con Bastianini? 

«Enea è uno dei più grandi talenti contro cui ho gareggiato. Ci conosciamo dal 2006, ci siamo sfidati quasi ogni anno ed è sempre stato velocissimo. Ora lui sta imparando un nuovo metodo».  
 
Avere due anni in più di militanza all’interno del team ufficiale rappresenta un vantaggio per lei? 


«Penso che Bastianini acquisirà in fretta il metodo. Certo, il salto da un team satellite a quello ufficiale lo senti, perché capisci che il tuo lavoro cambia le sorti di una moto, nel bene o nel male. Secondo me nei test ha lavorato bene, facendo ciò che doveva fare, e me l’aspetto subito davanti».  
 
L’Italia è il Paese dei dualismi: il prossimo sarà il vostro? 

«Finora abbiamo collaborato bene, ora iniziano le gare ed entrambi vogliamo vincere. L’importante è che l’atmosfera nel box rimanga così: battagliare in pista con rispetto è possibile».  
 
Oggi è in nomination per il miglior ritorno: a quando la nomination per il premio Laureus assoluto? 

«Devo vincere qualche altro Mondiale. Per ora, sono felice di essere nella lista dei nominati, è buono per me e per il motociclismo. Valentino si è aggiudicato il Laureus, ci provo anch’io: del resto l’ho già imitato vincendo la MotoGP...».
 

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BOLOGNA- Portimao, primo giorno di scuola. Per qualcuno è già necessario il libretto delle giustificazioni: Izan Guevara deve rinviare il debutto in Moto2 a causa dell’operazione al braccio. Per altri è l’occasione per rivelare una lieta novella: il neosposo Jack Miller diventerà papà fra pochi mesi. Il maiorchino e l’australiano hanno punti in comune con l’uomo più atteso del paddock, Pecco Bagnaia. Guevara è un campione del Mondo 2022 come il ducatista, che di Miller è un amico vero, dopo quattro anni da compagni di squadra. Bagnaia riparte con l’1, quello che compare sul cupolino della sua Ducati ma anche quello che definisce il suo rendimento nei recenti test proprio nell’Algarve. «I test invernali sono andati bene e la Desmosedici GP23 per certi aspetti mi piace di più rispetto alla moto dello scorso anno. Ci sono tutti i presupposti per poter iniziare bene» ha detto Pecco, che approccia il 2023 da campione in carica della MotoGP ma anche da “nominato” per il premio di Ritorno dell’Anno (da -91 al titolo mondiale) nei Laureus World Sports Awards. I rivali sono nomi di prestigio come Christian Eriksen, Tiger Woods, Klay Thompson, Annemiek Van Vleuten e Jakob Ingrebritsen. «Sono felice di essere nella lista dei nominati per un vero e proprio Oscar dello sport. È buono per me e per il motociclismo, che cerca audience ora che il più grande personaggio, Rossi, non corre più» ha detto Pecco, affascinato soprattutto dalla presenza di Thompson. Inevitabile, per un appassionato di basket come il 26enne torinese. 
 
Con quali presupposti inizia il Mondiale 2023? 

«Non c’è paragone rispetto a dodici mesi fa, quando arrivammo alla gara inaugurale in situazione critica, preoccupati per le prestazioni della moto. E infatti servirono alcune gare per arrivare alla situazione voluta. Oggi lo scenario è opposto, anche per merito della GP23: la nuova moto si è subito mostrata perfetta per il mio stile di guida».
 
Com’è cambiato Bagnaia ora che ha raggiunto il top? 

«Vincere il titolo dà una consapevolezza differente, soprattutto in un caso come il mio: il trionfo è arrivato dopo una stagione davvero tosta, ma un Mondiale del genere, in rimonta, fa ancora più piacere. Nella vita di tutti i giorni, invece, è tutto uguale, faccio le stesse cose».  
 
Anche se in realtà, pure nella sfera personale di recente ha annunciato una novità.  

«Il matrimonio con Domizia, sì».  
 
Avete trovato anche la data?  


«Luglio 2024. Mi auguro di arrivarci con il numero 1 ancora sul cupolino della mia Ducati».  
 
Con quel numero 1, si sente osservato in maniera differente?


«No, penso soltanto che il numero 1 rappresenti un grande stimolo: vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più».  
 
È un’impresa per pochi.  


«In MotoGP ci sono riusciti solo Valentino Rossi e Marc Marquez».  
 
Si ricorda l’ultimo campione della classe regina con il numero 1? 

«Devo tornare indietro con la memoria… Mick Doohan nella 500, giusto?».  
 

 
Sì, nel 1998: un quarto di secolo, ma lei ha già interrotto un digiuno lungo 50 anni, quello di un italiano campione della classe regina su una moto italiana.
 
«Ho sempre sognato di vincere con la Ducati, sono sempre stato un fan del marchio. Io e la Ducati siamo qui per vincere ancora».  
 

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