ROMA - Christian Horner è ormai una vera e propria istituzione all'interno del paddock di F1, essendo alla guida della Red Bull dal 2005, il che lo rende attualmente il team principal più longevo. Ma anche il britannico ha avuto un passato da pilota, del quale ha parlato in un'intervista concessa al Financial Times, in cui ha spiegato i motivi che lo hanno portato a smettere, dopo essere arrivato fino alla Formula 2 britannica: "Ho realizzato che più vai avanti, e più ti accorgi del rischio connesso. A volte è difficile avere la capacità di scollegare il cuore dalla mente, e non ero pronto per assumermi quel rischio. C'è stato una sorta di meccanismo di protezione che è subentrato, dicendomi 'sarebbe stupido', per cui in quel momento ho capito che era arrivato il momento di fermarmi".
Horner, una carriera da manager piena di successi
Poco male, perché fin da molto giovane Horner ha dimostrato grandi capacità da manager, a partire dalla fondazione del team Arden in F3000, quando svolgeva il doppio ruolo da manager, appunto, e di pilota, scoprendo negli anni talenti come Kovaleinen, Buemi e Bruno Senna, che sono arrivati fino alla Formula 1. Nel 2005, come anticipato, l'approdo in Red Bull, con la quale, in questi diciotto anni, ha vinto sei titoli piloti e cinque titoli costruttori, con il 2023 decisamente ben avviato per aggiungere un altro trofeo in entrambe le classifiche.