Infinito Sainz: la leggenda di Senor Dakar. Carlos Jr e la speranza Ferrari

A 61 anni il quarto trionfo con quattro Case diverse con il figlio che esulta al traguardo. Meoni jr primo italiano nelle moto
Infinito Sainz: la leggenda di Senor Dakar. Carlos Jr e la speranza Ferrari© EPA

Nella leggenda, Carlos Sainz sr c’era da tempo. Eppure la vittoria più inattesa e forse esaltante della sua carriera da fenomeno dei rally, lo spagnolo l’ha ottenuta a 61 anni, conquistando con l’Audi il quarto trionfo personale alla Dakar con quattro Case differenti. Un successo festeggiato col figlio Carlos jr, orgoglioso dell’ennesima impresa della famiglia a quattro ruote più celebre del terzo millennio: «Il nostro 2024 è iniziato alla grande, mi auguro prosegua su questa linea - ha detto il ferrarista -. Papà è arrivato molto preparato, e si è confermato più intelligente di tutti in una Dakar molto lunga e molto dura con tutti i tipi di terreno, ogni tipo di tappa, persino con la nuova maratona di 48 ore».

Per diventare il vincitore più anziano tra le auto, battendo il record che già deteneva, per diventare il primo trionfatore con un’auto ibrida e per agganciare Ari Vatanen a 4 successi (preceduto soltanto da Peterhansel e Al-Attiyah) Sainz ha gestito il tentativo di rimonta di Sebastien Loeb, sfumato definitivamente ieri, nella tappa conclusiva attorno a Yanbu, quando il francese ha danneggiato la sospensione anteriore destra della Prodrive Hunter. E proprio Loeb, con un gesto di grandissima sportività, ha segnalato al rivale che sopraggiungeva gli ostacoli sul percorso per evitare che Sainz incorresse nello stesso problema. «Sono orgoglioso, significa molto per me entrare nella storia con questo tipo di auto» ha detto Sainz, che pur non aggiudicandosi alcuna tappa ha chiuso la generale davanti a Guillaume De Mevius e a Loeb, sceso al terzo posto. «Questa Audi era un proiettile, sono felicissimo, voglio ringraziarli per la loro fiducia. È stato un inizio molto difficile, dopo un infortunio, con due vertebre fratturate: recuperare e poi essere qui a vincere, è stata una soddisfazione ancora più grande. E poi, avere qui tutta la famiglia, che orgoglio!».

Dopo Volkswagen (2010), Peugeot (2014) e Mini (2018), l’ex campione del Mondo di rally ha vinto con l’Audi, e ora punta a eguagliare a 5 trionfi Al-Attiyah, simbolo della sconfitta Prodrive Hunter, scuderia che il prossimo anno avrà il marchio Dacia e Sainz dovrebbe ripresentarsi in Arabia con la Ford Raptor. Tra le moto il successo è andato a Ricky Brabec, statunitense della Honda vincitore già nel 2020, accompagnato sul podio dal pilota del Botswana Ross Branch (con l’indiana Hero) e dal compagno di squadra Van Beveren. Delude Ktk: quarto con Kevin Benavides, vincitore dell’ultima tappa. Legata al marchio austriaco c’è però la bella storia legata a Gioele Meoni: il toscano, figlio dell’indimenticato Fabrizio (due volte vincitore della Dakar prima di perdere la vita nel 2005), ha chiuso la gara e col 47° posto è stato il miglior pilota italiano.

 

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