Nuova Moto Guzzi California, la Grande Aquila

La prova sulle highway di Los Angeles della grande touring della Casa di Mandello del Lario, che a quarant'anni dall'esordio si dimostra un eccellente esempio di made in Italy.
Sogno California. Terra di sole, spiagge, bikini e vigneti. Hollywood e Malibu, Venice Beach e Santa Monica. La terra dei sogni grazie ai suoi film e alle serie televisive, nelle quali gli agenti dell'Highway Patrol, i celebri Chips, viaggiavano a bordo della Guzzi chiamata, appunto, California.

A oltre quattro decenni dalla sua nascita, datata 1971, l'anti Harley per eccellenza è ancora viva e vegeta, anzi sta vivendo la sua seconda giovinezza grazie alle peculiarità che la rendono riconoscibile ad un chilometro, pardon, ad un miglio di distanza: i suoi due grossi cilindri che nella sua prima incarnazione la avevano fatta soprannominare, in Italia, muccona, ma che qui negli States,  le valgono il nickname di Bufalo.

Trecentotrentasette chili di metallo, larga, lunga, ma anche sinuosa, giunonica, con quel faro enorme, il manubrio largo, la sella comoda, i due lunghi tubi di scarico cromati, il cardano. Bianca con filetti ornamentali scuri sul serbatoio, ispirato alle versioni della California Highway Patrol, oppure nel classico nero con filetti bianchi, che richiama le versioni delle origini, come V7 e 850 California, la Touring fa la sua…bella figura. Ma anche nella versione Custom, in un originale blu è bella, tanto che quando le si va vicino ci viene da dire 'My bike, my pride', come recita l'attore Ewan McGregor, famoso come Obi-Wan-Kenobi, ma anche come motociclista incallito. Uno slogan che potrebbe suonare anche come 'my bike, my bride'. Del resto una moto come questa la si sceglie come stile di vita e, perché no?, come compagna d'avventure.
Milleequattrocento centimetri cubici: a scriverlo così, in lettere, fa più impressione. Un tocco allo starter e il gigante prende vita con una scossa, fra brontolii e borbottii. Due ruote, un motore, sella e manubrio: dove si va? Tiriamo la frizione, un sonoro 'clock' segnala che la marcia è entrata e ci muoviamo, con la sontuosità di una nave che esce dal porto. Qualche vibrazione, ma niente rispetto a quanto ci eravamo immaginati e siamo in viaggio, assistiti dalla tecnologia ride-by-wire,  dal controllo di trazione MGCT settabile su tre livelli d’intervento e dal cruise control che sembra fatto a posta per le Highway, ma che forse tornerà utile anche sulle nostre autostrade, se affrontate con calma. Del resto la risposta del motore è regolabile su tre modalità: Turismo, Veloce e Pioggia. Così in italiano, tanto per non perdere di vista le proprie radici.
Si viaggia avvolti nel sound del big bore da 1380 cc, pronti a scaricare a terra i 120 Nm a 2750 giri o veleggiare in overdrive, a poco più del regime del minimo cercando di ascoltare i battiti dei pistoni da 104 mm del maestoso bicilindrico a V di 90° made in Mandello del Lario filtrati dal l’innovativo fissaggio elasto-cinematico al telaio tubolare. Paroloni. Dei quali ci si dimentica subito mentre, finita l'autostrada, iniziano le colline e Mulholland drive. L'asfalto piatto e largo si trasforma in curve che serpeggiano attorno alle colline. Cercate su youtube i video del posto, ma non immaginateci impegnati in pieghe a 60°, quanto piuttosto a far danzare il bestione che si muove con agilità sorprendente.
La California non delude nemmeno nei curvoni in appoggio. La luce a terra è buona sulla Custom, un po' meno sulla Touring, che ha il cavalletto che striscia abbastanza presto. Le sospensioni non sono regolabili, ma l'assetto è sincero e quando negli avvallamenti presi in velocità si avverte una sensazione di galleggiamento bisogna ricordarsi di quella cifra che inizialmente abbiamo messo in lettere ma che da un senso più immediato scritta così: 337 Kg.
Con la California niente Foxtrot, si balla il lento e quando torniamo verso la costa e ci fermiamo sulla spiaggia di Malibù inconsciamente ci ritroviamo a cercare con lo sguardo un'identica Guzzi, visto che la leggenda narra che Max Biaggi ne abbia parcheggiata una nella sua villa nelle vicinanze. Ma non c'è traccia del Corsaro, né ahinoi, delle ragazze di Baywatch.
Un paio di motociclisti si fermano a guardarla. Poi uno di loro, faccia da assassino e braccia scolpite con tanto di tatuaggi, ci chiede timidamente se può sedervisi sopra. Lo invitiamo a farlo con un cenno del capo. Sorride. I suoi amici ricambiano con gesti di assenso.
"Dov'è il concessionario più vicino?", chiede dopo aver imbracciato il manubrio, averlo scosso ed aver emesso un grugnito soddisfatto.
Ci viene in mente una scena da vecchio west, quando i farmer valutavano una possibile moglie fra le giovani e meno giovani immigrate.
Come allora dal a spunta 'il Futile', allora un sensale di matrimoni, oggi l'immancabile PR che segue la nostra cavalcata. Un saluto, si avvicina e in un magnifico americano con accento toscano tesse le lodi della California. "Ventimila euro per la Touring, duemila più giù per la Custom. Poi è tutto nelle vostre mani". California, here I come. 

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