24Ore di Le Mans, storia di una gara leggendaria

Alfa Romeo, Ferrari, Jaguar, Porsche e Audi sono le case che hanno fatto la storia della gara di endurance più emozionante del mondo. Ripercorriamone la storia dal 1923 ad oggi.
di Francesco Colla


Oltre 90 anni di storia e 82 edizioni, compresa quella in corso, disputate: la 24Ore di Le Mans, ovvero la Gara delle Gare, 13 chilometri e 600 metri di tracciato misto da percorrere a una media di 200 all'ora con tre piloti per team ad avvicendarsi al volante dei più avanzati prototipi esistenti sul pianeta.
Tutto iniziò agli albori del motor sport, nel 1923 quando l'Automobile Club de l'Ouest organizzò la prima edizione, riservata a normali vetture da turismo. Trentatré auto al via, in gran parte francesi: vinse la coppia André Lagache e René Léonard a bordo di una Chenard & Walcker con motore da 3.0 litri.  La gara si svolse su un circuito di 17,262 km e il team vincitore percorse 128 giri alla mirabolante media di 92 km/h, per un totale di 2.209,536 km, distanziando il secondo classificato di 4 giri (circa 69 km).
Erano gli albori di una leggenda che negli anni successivi avrebbe visto splendide vittorie di team britannici su Bentley (quattro vittorie consecutiva dal '27 al '30), poi surclassati dalle potenti Alfa Romeo 8C 2300 che dominarono la scena dal '31 al '34, con piloti del calibro di Tazio Nuvolari e Luigi Chinetti, vincitore in due edizioni prebelliche e passato alla storia per aver portato per la prima volta una Ferrari (166 MM) in trionfo nel '49, alla tenera età di 48 anni.
E proprio la Casa di Maranello, guidata dall'inflessibile Drake, fu la protagonista indiscussa degli anni '50 a Le Mans: fu un'epoca di sfide titaniche, con le rosse impegnate in epici duelli contro Jaguar, Aston Martin e Mercedes. Tutti i grandi campioni dell'epoca correvano a Le Mans: Phil Hill, Juan Manuel Fangio, Stirling Moss e Mike Hawthorn. Proprio quest'ultimo, al volante di una Jaguar D-Type provocò, senza volere, quello che viene considerato il più grave incidente automobilistico nella storia degli sport a motore: sorpassando ad alta velocità   la Austin-Healey di  Lance Macklin, costrinse il pilota a una sterzata improvvisa. L'auto decollò per poi atterrare tra la folla e provocando una strage in cui perirono il pilota e 83 spettatori.
Dopo il comprensibile cordoglio (la Mercedes si ritirò dalla gara, poi vinta dallo stesso Hawtorn) il carrozzone proseguì la sua storia, appassionando sempre più spettatori. Gli anni '60 e '70 furono l'epoca d'oro della corsa, con le grandi sfide tra Ferrari e Ford, prima della dominazione Porsche (che detiene il record di vittorie), richiamando folle oceaniche in delirio per l'adrenalina provocata da una gara tanto affascinante quanto pericolosa. 
Nel '70 venne eliminata la famosa "partenza in corsa", coi piloti che a piedi scattavano verso le auto e una volta saliti a bordo partivano senza cinture di sicurezza per risparmiare tempo: l'ultima volta fu nel '69, quando il belga Jacky Ickx, per contestare l'usanza, trotterellò placidamente verso la sua auto, allacciandosi le cinture prima di partire per poi vincere la gara (fu il primo di sei successi).
Paul Newman, Steve McQueen e ora Patrick Dempsey sono solo alcuni dei nomi celebri tra le star del cinema che hanno preso parte a una gara negli ultimi anni dominata da Audi e che ora si corre su prototipi ibridi oltre 5 mila km in 24 ore a medie di oltre 200 chilometri orari. Audi, Toyota, Nissan e la rediviva Porsche si sfidano nell'edizione 2014 ma già si guarda al futuro e a un possibile ritorno del Cavallino... 

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