24 Ore di Le Mans, è la Mulsanne la curva-trappola

Oltre alle difficoltà di guida bisogna fare i conti con le condizioni climatiche che cambiano. L’insidia del buio e i doppiaggi
24 Ore di Le Mans, è la Mulsanne la curva-trappola

Le Mans è competizione, innovazione, passione, ma è anche una tradizione, una grande festa che si rinnova ogni anno. Lo start della 24 Ore, che verrà dato alle 15 di sabato, è il culmine di un crescendo che ha inizio la domenica precedente. E mentre si corre si canta, si balla, si mangia, si beve. L’area del circuito della Sarthe si trasforma in una specie di scintillante parco divertimenti attorno al quale si danno battaglia i 60 equipaggi iscritti alla corsa di durata più famosa del mondo.

La pista Il circuito di Le Mans, nella versione utilizzata dalla 24 Ore, misura 13.629 metri, è una pista veloce, basti pensare che lo scorso anno il vincitore si impose alla media di oltre 224 kmh. mentre sul giro in prova la media sale a oltre 240 all’ora. Il tracciato è tecnico e molto vario, una vera e propria università di pilotaggio.

Dalla linea di partenza i “scollina” sulla curva Dunlop, una veloce piega destrorsa che imette su un tratto misto con la “S” de la Foret; un breve tratto rettilineo porta alla Tetre Rouge, una curva anch’essa a destra piuttosto secca che immette sul lungo rettilineo di Hunaudières. Una volta il rettifilo era unico, oggi è interrotto da due chicane, la Playstation che una destra- sinistra e la Michelin sinistra- destra.

L’ultimo allungo porta le auto a velocità massima in uno dei punti più critici della pista, la curva Mulsanne, una svolta a destra molto secca, che si affronta a 60/70 all’ora e il tutto è reso ancora più difficile dal fatto che poco prima della staccata la stada piega leggermente a destra e dunque bisogna calcolare molto bene tempi e distanze specie quando mutano le condizioni dell’asfalto per le variazioni delle condizioni climatiche.

Si accelera fino alla massima velocità per arrivare alla curva Indianapolis e subito dopo alla Arnage, altro punto impegnativo e qui si entra nel tratto più guidato che riporta fino al traguardo. A tutto ciò vanno aggiunte le difficoltà dovute al fatto di correre anche di notte e la presenza in pista di auto con prestazioni molto differenti. Figlia d’arte Fra le curiosità di questa edizione merita una citazione Christina Nielsen, non solo perché una presenza femminile alla 24 Ore è sempre degna di nota, ma perché si tratta anche di una figlia d’arte essendo figlia di Lars-Erik Nielsen che ha disputato in passato la 24 Ore.

Christina è al debutto sulla Sarthe, ma si è preparata con scrupolo e i tempi delle giornate test hanno dimostrato che la sua presenza non è un fatto folcloristico. «Mi aspetto una gara fisicamente più dura di altre, perché qui i piloti sono tre invece di quattro come alle 24 ore di Daytona o del Nuerburgring. In ogni caso mi sento preparata».

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