Come tutte le idee geniali, quella alla base di Getaround parte da un presupposto piuttosto semplice, anche se non esente da controindicazioni. Negli Stati Uniti ci sono 250 milioni di auto, ognuna delle quali sta ferma mediamente per 22 ore al giorno. Perché non permettere al proprietario di guadagnare soldi noleggiando l’auto per qualche ora a un perfetto sconosciuto? Questa l’idea, poi tramutata nell’immancabile “App” subito attivata in città come San Francisco, San Diego e Portland.
L’iscrizione è gratuita e avviene tramite il proprio profilo Facebook: una volta dentro si accede a una pressoché sconfinata flotta di automobili tra cui scegliere, da nuovissime BMW Z4 alle ecologiche Tesla Model S, passando per utilitarie e furgoni, messe a disposizioni da privati cittadini attirati dalla promessa del “guadagna 1000 dollari in tre mesi, garantiti”. Per mettere a disposizione la propria auto è obbligatorio seguire alcune regole, in primis quelle riguardanti il veicolo: no veicoli antecedenti al 2004 o che abbiano più di 125 mila miglia. E’ poi necessario caricare le immagini della propria auto, aggiungere una descrizione, geolocalizzarla e inserire eventuali limiti di utilizzo. E l’assicurazione? L’azienda, che ha una commissione del 40% sui noleggi, sostiene che ogni auto iscritta sia coperta contro tutti i danni al guidatore, all’auto, contro terzi e anche contro il furto.
Per quanto riguarda chi invece noleggia l’auto, le norme di comportamento sono quelle stabilite dalle più elementari regole della civiltà: non fumare a bordo se non espressamente consentito, rispettare il codice della strada, lasciare riconsegnare l’auto in perfette condizioni etc etc.
In Italia potrebbe mai funzionare? Al di là delle implicazioni psicologiche connesse all’affidare la propria auto a uno sconosciuto, come verrebbe trattata fiscalmente la transazione? In caso di un utilizzo illecito dell’auto chi sarebbe il responsabile? E in caso di sequestro del mezzo, per esempio se un “cliente” dovesse venire sanzionato per guida in stato di ebrezza? O banalmente, in caso l’auto venga riconsegnata coperta di fango, come si può obbligare il cliente a pagare il lavaggio? O altri eventuali danni? L’idea è indubbiamente buona, ma altrettanto indubbiamente richiede un livello di educazione sociale che forse in Italia ancora non esiste.