<p class="p1"><span class="s1">Salone di Detroit: Obama sale sulla Pacifica e sulla Bolt</span></p>

Il presidente Usa ha mantenuto la promessa e ha visitato il NAIAS soffermandosi col nuovo minivan Chrysler e con l’elettrica di G.M.
Salone di Detroit: Obama sale sulla Pacifica e sulla Bolt

L’aveva promesso, l’ha fatto. Puntuale come un orologio svizzero Barack Obama è stato ieri il terzo presidente della storia dopo Eisenhower e Bill Clinton a far visita al Salone di Detroit. Una visita che Obama sentiva in maniera particolare per essere stato il protagonista reale della rinascita dell’automotive americana e quindi mondiale per aver sostenuto i colossi a stelle e strisce (Ford Esclusa) nel momento della crisi nera del 2008 con denaro sonante, prontamente restituiti, a Chrysler, poi confluita in FCA e G.M. . E Detroit è da sempre la capitale dell’industria automobilista americana, che dalla crisi in poi ha creato 640.000 posti di lavoro e che ha chiuso il 2015 con vendite record, vicino ai 18 milioni di unità vendute. Un raggio di luce per la stessa Detroit che dopo aver dichiarato default, fallimento due anni fa ha fatto scendere il tasso di disoccupazione dal 24,8% del 2010 all'attuale 10,7%.

Non è un caso che Obama si sia fermato su due dei modelli simbolo della rinascita americana: prima alla Chevrolet Bolt, la full electric che dovrebbe stravolgere il settore con un autonomia di oltre 300 chilometri solo in elettrico. E poi allo stand della FCA dove si è accomodato nella nuova Chrysler Pacifica sottolineando come «sia facile salire e scendere e che è bello guidare un minivan» e poi nella Jeep Wrangler. Per la cronaca, GM ha chiuso il 2015 con vendite in rialzo del 5% (+5,7% a dicembre), FCA Us ha immatricolato 2,243 milioni di vetture nel 2015 (+13% a dicembre, il migliore di sempre) e Ford ha finito l'anno con un +5,3% (+8,3% a dicembre).

Insomma, Obama ha sostanziali motivi per essere soddisfatto del suo intervento. E Marchionne ringrazia.

 

 

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